09/07/16

Ancora una spallata al mito Lennon, ovvero Happy Xmas was a full multicopies.

Ormai su questo blog mi sono più volte soffermato per riportare notizie e fatti, forse anche fattoidi, cioè delle versioni di fatti che in realtà nessuno può comprovare, al riguardo del sper mito, ovvero John Lennon.
Credo che le testimonianze dei pochi personaggi che sappiamo essere stati realmente all'interno della vita di Lennon e della Ono, nonché dei pochi libri che veramente ci hanno aperto uno squarcio sulla
vita almeno americana, almeno quella degli ultimi 5-6 anni fino alla morte, libri che sono spesso costati diffide preventive e minacce di azioni legali milionaria per danni, nonché l'arresto per alcune settimane e condanna con diffida di un autore, ci hanno illuminato in modo sufficiente, ampio e convinvente, sulla reale relazione tra i Lennon, il loro stile di vita reale, le loro convinzioni interiori e politiche (la cena da Carter è assai emblematica) e in particolare sulla seconda parte della vita del lennon, quella passata da recluso in casa, come si è detto (e questo è stato vero dal 1975 al 1978).

Sappiamo da quello che era il suo Valletto, insomma, il factotum, come diciamo noi, che Lennon aveva attrezzato l'ultimo piano del doppio appartamento del Dakota a suo personale uso e consumo, con una stanza, quella dove trascorreva la maggior parte del tempo e dormiva, con una doppia insonorizzazione. Un Lenno isolato, che scendeva al piano di sotto solo un paio di volte al giorno per vedere il figlio e poco altro, per starsene sopra, isolato e con uno stuolo di cameriere, maggiordomi, tate e altra gente, che ogni tanto lo rifornivano di giornali e riviste, di pasti e bibite, per poi lasciarlo davanti per molte ore da solo alla Tv, alle tirate di Joint e coca, di cui era ben rifornito dal factotum e altri zerbini vari.
Una vita tutta differente quando arrivò a NY, dove prese alloggio in una mega doppia nell'Upper East Side, ma con frequentazioni tipiche da radica schic, Da Hoffmann a tutti i vari personaggi che affollavano le strade off della NY alternativa allo champagne. Non a Caso Gli Elephant Memory erano la band alternativa tipica di NY a quel tempo, una specie di Jefferson Airplane della ormai ex S Francisco psichedelica. 
A NY sappiamo bene che Lsd e roba simile non sono le droghe che circolano in prevalenza, dove la gente si fa si coca e eroin o meglio Speed Ball, per stare più dentro al ritmo caotico della città.
Pensate alla differenza abissale tra i ritmi e le musiche degli Airplane da quelli dei loro coevi di NY, i suoni secchi e nevrotici dei Velvet di Warhol, e sappiamo che a Woodstock, alla fine, sono stati rappresentati solo quella parte di musica che si identificava nella Peace & Love, che certo non riguardava la gente di NY e meno che mai, le band rumorosissime di Detroit. 
Ma si sa, Woodstock doveva a tutti i costi essere l'emblema dell'amore, della pace e del vaffanculo a tutto, lasciando alle spalle altre bands e concezioni musicali, e altri stili di vita (Occhiogrosso mi ha detto che Zappa ha girato per anni a far versacci e imitazione dei Fricchettoni e degli Hippies, almeno per tutti gli anni sessanta, per poi prendere di mira a inizio settanta la nascente scena incazzata, stile Blondie e compagnia, fenomeni del tutto controllati dall'industria discografica) (taccio sul fenomeno Sex Pistols, perché quando noi dicevamo che era tutta una presa per il culo da parte dell'industria, nessuno ci credeva, e forse, nemmeno oggi lo siamo, a parte la gente in malafede che vuole ignorare il fenomeno Vivienne Westwood e partner, Malcom Mc Claren, che hanno creato trucco e abbigliamenti da punk e vestito i Pistols, facendoli esplodere con trovate da baracconi di carnevale, per poi vederli crollare rapidamente a inizio anni ottanta (ma tanto, chi se ne frega? Già altri erano in pool position per il pancio).

Lennon dunque, ovvero il falso mito, un manesco (nella vita di relazione privata che sociale) e ce lo dice la ex moglie, scomparsa da pochi mesi per un male, uno che beveva decine di tazzine di té al giorno e caffé, che gli dava sotto con birre e gin, e che si stravolgeva con ogni tipo di sostanze, da farmaci a roba varia, al punto da essere spesso strafatto.
Uno che faceva impedire alla moglie di salire sul treno per una gita con il Santone (sic!), per poi farsi trovare nella sua enorme magione con la nuova amante, per poi liquidare moglie e figlio (dopo aver liquidato il padre), con poche migliaia di sterline (cifre che oggi sarebbero attorno ai 2 milioni di euro), quando lui disponeva di redditi di centinaia di migliaia di sterline anno.

Figlio che poi ha sempre rifiutato e su cui solo da ultimo fu tentata una difficile riavvicinanza. Con tutto questo casino nella sua vita personale, (il povero Pete Shotton fu trattato da zerbino, amicizia che si chiuse nel 1969 senza un motivo, come peraltro tutte le altre sue amicizie di Liverpool e i suoi parenti, tutti relegati ad essere snobbati lai Lennons fino all'ultimo con eccezione della zia), 
Lennon, manipolato dalla Ono (è una che porta sfiga, dicevano di lei al Village, da dove veniva), si mette a fare il Bed-in e le altre fregnacce sulla pace (pensate al cinismo di Warhol e della gente di NY: a proprosito, dopo averlo incontrato, Warhol diceva ai suoi che Lennon era un bulletto, un bimbo-minchia, come si direbbe oggi).

A parte le sue ammissioni di aver avuto tre cause per plagio su cui almeno in due si dicharava effettivamente copiatore, come ultima chicca vi mostro le versioni originali di Happy Xmas, la prima di Johnny Ace, del 1955, che Lennon sicuramente ascoltava alla radio a onde lunghe e nei JBox con gli ultimi successi portati a Liverpool dalle navi cargo.






La seconda versione è del trio Peter Paul e Mary, del 1964, un vero trio che è divenuto icona reale del mondo popolare, delle esibizioni in favore di cause nobili e sempre gratuite. Devo avvertire che anche questa versione non è che un riarrangiamento per due chitarre e voci di una traditional pop song assai più vecchia, quindi ne troviamo nel tempo a decine,

Come si vede, Lennon ha sempre, con poche eccezioni (da solo, intendo) rivisitato dei brani e ritmi che erano quelli che ascoltava nella sua adolescenza, cambiandone il testo e i ritmi, portandosi su suoni più secchi con eco particolari che rieccheggiavano i suoni e ritmo del decennio precedente ai sessanta. Altra cosa era la magia che si creava quando Lennon entrava con suoi testi e musiche, che poi venivano lavorate da Martin e dagli altri Beatles