23/10/10

La Lobby di Lotta Continua,Berlusconi, Deaglio,Capuozzo e altri.

Cosa lega il nome di Deaglio alla metà degli anni ottanta a quello di Mughini e a
 Baget Bozzo, e soprattutto al giovane rampante imprenditore Silvio Berlusconi, in procinto di appropriarsi con Craxi dell'etere e delle Televisioni private?
Io lo so, e puoi saperlo anche tu, leggendo quello che segue e altri post sparsi per il web.   Seconda parte   QUI
http://georgiamada.splinder.com/post/12530402
http://georgiamada.splinder.com/post/12420508#comment-33857168


Premetto che di tutte le ricostruzini sulla nascita di Lotta Continua che circolano sulla rete, molte sono erronee ma innocenti, altre sono errate e false, così vi fornisco due dati semplici. LC è nata per l'incontro del movimento pisano di Potere Operaio in via di scioglimento e l'area lombardo-piemontese dell'ex movimento studentesco, e certamente per volontà dei suoi 4 iniziali fondatori, tutti condanati per l'uccisione del commissario Calabresi, tranne Rostagno, che però si era messo in una brutta situazione, prima con gli arancioni spalleggiati da Bobo Craxi e poi con il sodale francesco Cardella, uomo cardine della politica giovanile craxiana.
Rostagno, Guido Viale e pochi altri (Viale, chissà come è un economista di pregio e però è membro del Comitato tecnico-scientifico dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (ex Anpa, ora ISPRA).

La formazione di Lotta Continua avviene per una serie di contatti e convergenze, in questo semplice modo (verticistico e assolutista):


Autunno 1969 Si forma il gruppo di Lotta Continua, principalmente per iniziativa del Potere Operaio di Pisa (Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Carla Melazzini, Franco Bolis, Cesare Moreno), del Potere Proletario di Pavia (Sergio Saviori), del Movimento Studentesco di Torino (Guido Viale, Luigi Bobbio), Milano (Luciano Pero, Franca Fossati, Luigi Manconi), Trento (Mauro Rostagno, Marco Boato). Lotta Continua si inserisce nelle manifestazioni operaie dell'autunno caldo con la parola d'ordine "Rompere la gabbia del contratto".

Ora, io c'ero e so bene come sono andate certe cose, chi c'era dietro e chi seguiva le vicende dei gruppi dell'autonomia, i cui associati erano tutti seguiti non solo dai servizi interni ma anche da diciamo "osservatori" della Cia e anche di altri servizi internazionali. Sta di fatto che con certezza la storia rivoluzionaria di LC finisce già nel Gennaio 1975, quando alle regionali la decisione del Primo Congresso (che elesse i membri del Comitato Nazionale di LC a scrutinio segreto), decise di votare per il Pci (nonostante molte simpatie incrociate con l'allora neo craxiano Psi).
Poi ci sono i cortei organizzati dagli uomini della Fgci, che portavano in giro le ragazzine delle scuole superiori a fargli gridare per la penisola  La fica è mia e la gestisco io, o Maschi repressi sfogatevi nei cessi, con una quota di maschilismo dei compagni davvero elevata e una manipolazione di quelli del Pci e dell'Arci su quelle poverette.
Il movimento si presentò alle fatidiche elezioni del '76 con altri partitelli dell'area ultra sinistra, finendo per riportare un fiasco clamoroso. Da qui lo scioglimento.
Molta gente che poi abbiamo letto nelle cronache, appartenenti di Prima Linea, erano gente che ho avuto accanto in alcune fumose e maschiliste riunioni.
Fulvio Grimaldi mio conterraneo e anche condirettore di Lotta Continua, oltre che buttato fuori dal Tg£ e poi da Liberazione (tutti titoli di merito), definisce Sofri come un infiltrato in Lotta Continua, uomo dei rampolli Cia, amico con Deaglio e Mughini di Martelli, sionista e sostenitore dei bombardamenti preventivi in Iraq, e altro ancora. Forse anche Grimaldi è un poco paranoico, ma a me sembra che il Sofri non scherzi quanto a lucida follia (e la valutazione e data in senso professionale, valutando l'escursus del pensiero nel tempo).
Ecco, Fulvio Grimaldi è uno di quelli che come me, non appartengono, né vogliono appartenere alla Lobby di Lotta Continua, ma vogliono osservarla, verificarne i loro assunti odierni e godersi anche lo spettacolo (dello sfascio morale e prima ancora intellettuale e ideologico di molti dei suoi componenti). Forse, Grimaldi e Mughini fanno parte dello spettacolo, ma quelli come me sono comunque un bel numero, e possiedono strumenti per analizzare e valutare, standosene tranquillamente fuori da tutto, in attesa che passi 'a nottata.

La decisione e le riunioni erano prese a casa dei lucchesi fratelli Della Mea, miei concittadini ormai scomparsi, soprattutto del maggiore, un anarchico socialista, utopico e spesso deluso, persona che ho  sempre ammirato assieme al fratello, fino all'ultimo e ancora oggi, almeno nei miei ricordi (che riportano alla morte dell'anarchico Serrantini). 


I della Mea, non hanno aderito a Lotta Continua, intanto perché era un movimento che nasceva sulle delusioni di altre esperienze simili e inoltre anche per il carattere fortemente elitario che lo connotava (e che sempre lo ha accompagnato, sia ben chiaro) e per le idee dei suoi fondatori, (Pietrostefani e Sofri erano tutto meno che dei pluralisti democratici), non in linea con la visione anarcoide e socialista che caratterizzava i Della Mea (Ivan e Luciano, che poi hanno continuato a impegnarsi, come scrittore di pezzi anche per Linus e come cantautore popolare, il più piccolo, ma sempre conducendo una vita che escludeva lo sfarzo e si richiamava alle piccole cose e all'umiltà popolare).


Quanto a me, dopo aver aderito ad un progetto sostenuto e fondato da una persona che Rostagno definiva un pazzo, un folle (Sofri) e da un autoritario (Pietrostefani), ho capito solo nel 1976 che tutto era finito e anzi, non era mai cominciato, ma non mi sono arreso alla deriva del Pci cui molti altri sono confluiti (Sofri e Deaglio, ma anche Mughini e molti altri sono stati in buon i rapporti con socialisti craxiani, che se avessero continuato a governare con il doppio forno, oggi saremmo già saltati economicamente: l'amicizia di Sofri con Martelli mi aveva sempre generato ripulsa, in quanto ho sempre giudicato Martelli e il suo sodale De Michelis, due personaggi double fax, e delle peggiori), e ho preferito tenermi alla larga, riprendendo gli studi e faticando non poco a inserirmi nella professione (senza passare allora per i punteggi che davano alla Croce Verde e alla Misericordia, associazioni che avverso con assoluta fermezza, veri centri di potere locale e di posizioni di vantaggio e scambio di voti, assieme ad altre associazioni), seguendo i miei interessi in campo musicale, riprendendo a suonare per puro divertimento con un vecchio complessino dai tempi della scuola.


Oggi, sono in attesa dello schianto finale, che ormai è certo che arriverà, sebbene ci sono due modalità di realizzarlo: attraverso una strisciante inflazione ed erosione dei risparmi o di botto, con il sequestro di parte dei risparmi. E' a quel punto che posso pensare a un cambiamento, e forse a qualche grosso colpo di scena, da vero reality.
Sono alla finestra, con occhi disincantati, in fondo, a me le cose sono girate sufficientemente bene, ho lavorato e mi sono pagato gli studi, li ho terminati e a quasi 40 anni mi sono concquistato uno spazio professionale che non devo a nessuno se non al sottoscritto e agli avvocati cui sono ricorso per tutelare i miei interessi contro coloro che volevano prevaricarli, spallegiati da questo o quel prelato o politico o personaggio influente, magari iscritto al circolo Rotary o al Lyons. Non ho padroni, nemmeno per non aver fatto il militare, avendo compilato domanda per l'obiezione di coscienza, e dunque con assoluzione del servizio civile per soli 7 mesi.
E chissà se non sono ancora troppo vecchio per impegnarmi un poco, magari con quelli di Grillo, se vedrò che dalle mie parti c'è gente con la testa sulle spalle. Alla fine della fiera, dopo lo sfascio, di certo resteranno di sicuro quelli di Grillo, che da tempo dicono che siamo fregati e in mutande (aggiungo che per me è quello che hanno voluto e non sono stati fregati da nessuno se non da loro stessi), ma comunque da almeno due anni ho cominciato a prendere le mie misure, attraverso gli amici al dailypaul e in Canada, dato che mi sentirei un fesso se mi facessi prendere un buon terzo di quello che ho risparmiato (anche se come ripeto, in ogni caso poi tutto finisce, almeno per qualche mese).
Che  vengano avanti quelli del popolino, coraggio, che si facciano incornare fino in fondo, che poi ci sarà un'altra marcia dei 40mila, magari?


Prima di partire con il resto, vi metto questa nota su Luigi Manconi, (consultate la sua Bio e rendetevi conto di quale cavalletta politico-personologica sia).


Marcel ieri ci ha lasciato un chicca letteraria una canzone scritta da Franco Fortini, inviata allora in un fogliettino rosa a Luigi Manconi, da questi corretta e poi fatta musicare, cantare e incidere dal Canzoniere del proletariato. La canzone si trova nel deposito,ed è possibile scaricarne il file musicale, in formato per me illeggibile (quindi chiedo se è possibile trasformarlo in un file leggibile con i normali programmi windows di oggi e metterlo in rete).

Trovo molto interessante che Manconi si sia preso la briga di correggere Fortini episodio che serve a far capire la presunzione da piccoli abatini, di molti di Lotta continua (ma non solo), già allora affetti dalla sindrome degli editor del mondo. Il mondo per loro è un libro aperto, ma che necessita del loro editing infallibile.
Se i politici o aspiranti tali correggono e fanno editing sui poeti vuol dire che siamo alla frutta. Infatti, detto tra noi, eravamo proprio alla frutta.

Editor di tutto il mondo uniamoci non abbiamo altro che le catene (degli altri) da perdere ;-)!

E’ inutile sottolineare che la versione editata da manconi è la più banale e violenta e che non ha superato neppure i pochi anni passati da allora, oggi appare già terribilmente datata e fallita: “uguaglianza forza e fantasia conoscenza e libertà …" sono diventate tutte merci, e ormai introvabili se non adulterate e contraffatte. Almeno allora avevamo Fortini e non solo.

Basta infatti mettere a confronto le strofe finali:
Fortini

Classi e secoli ci han straziato
fra chi sfruttava e chi servì.
Compagno, esci dal passato
verso il compagno che ne uscì.
Questo pugno che sale...

Manconi

Uguaglianza, forza e fantasia,
conoscenza e libertà,
che ci fu negata dal potere,
a tutti quanti apparterrà.
Questa voce che sale...

Tra l’altro il rivoluzionario Manconi è così … diciamo realista … da cambiare questo pugno che sale in questa voce che sale … magari chissà come si è sentito intelligente e up to date, nel fare i suoi cambiamenti. Bho.

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Al termine di un lungo percorso processuale, i giudici hanno ritenuto pienamente attendibile la versione del 1988, di quella calda estate nella quale il  "pentito" di Lotta continua Leonardo Marino fornì la sua ricostruzione su chi e come avesse ucciso il commissario Luigi Calabresi, la mattina del 17 maggio 1972 a Milano. Hanno ritenuto che Marino avesse guidato l'auto che portò l'assassino sul luogo dell'agguato, Ovidio Bompressi  premuto due volte il grilletto,uccidendo Calabresi, e Giorgio Pietrostefani ritenuto il padrino politico dell'azione e, infine, che Adriano Sofri avesse dato il via definitivo all'operazione.
Da quei processi è venuta una condanna a ventidue anni per i tre ex compagni di Marino. Nel frattempo Bompressi è stato graziato dal presidente della Repubblica, Pietrostefani s'è dato latitante (indisturbato) in Francia, Sofri è agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute.

Eppure, una parte notevole di popolino è convinta che la ricostruzione di Marino e quindi la sentenza, sia una bufala, che è servita al Marino a scampare all'ergastolo, e a sostenere questa visione sono uomini che guarda caso, si trovano in posizioni di potere mediatico, giornalisti di rango in Rai e Mediaset e sui quotidiani, tra i quali Ferrara, Liguori, Lerner e tanti altri. Un gioco di sponda, dietro al quale si celano gli ex artefici di Lotta Continua o di Potere Operaio o Servire il Popolo, da anni, passati a servire il padrone di turno, che li remunera con alti e lauti stipendi, e anche finiti nel defunto Psi craxiano, ex Pci di Natta e infine nel Pds e Ds, Verdi, persino il Ppi.

Chi si tira fuori tra quelli che dai salotti e attici romani erano parte o critici dei movimenti extra-parlamentari come erano definiti è Gianpiero Mughini, uno che ha animato le pagine di Giovane Critica, rivista influente degli anni sessanta, che con lui direttore però, volge al termine.
In un libro (mai un post per quelli come Mughini, i post li facciamo noi, chiaro, non avendo editore, né padroni),  Gli anni della peggio gioventù, Mughini fa a pezzi i dubbi e dinieghi degli ex compagni, amici di Sofri e di Lotta Continua, asserendo che l'omicidio de commissario Giorgio Calabresi è avvenuto tutto all'interno della dialettica del gruppo dirigente di Lotta Continua, anche se non crede che Sofri sia stato quello che ha dato il via definitivo, a prescindere dalla confessione del pentito Marino.

Certo, come bilancio della generazione di Mughini, non sembra che l'autore sia stato un campione di coerenza, nè che abbia mantenuto un comportamento intellettualmente autorevole, finendo prima per riunirsi a quelli di Reporter, alla riunione romana dove nel 1986 Berlusconi pagò i debiti del giornale di Deaglio, purché si scagliasse contro il Paese Sera, che in crisi, Craxi voleva togliere di mezzo, servendosi del fidato Berlusconi, poi passando al contratto Mediaset, e in tutti i salotti beceri televisivi, assumento il ruolo di un ipercritico surreale.

Per capire come funziona la Lobby degli ex Lotta Continua, vi faccio leggere queste intercettazioni all'epoca delle confessioni del pentito Marino(da Travaglio), naturlamente tutto è teso a dimostrare che la Lobby di LC non esiste ma noi sappiamo che invece esiste e lavora solo pro domo sua (e da sempre).

Di Travaglio e Co. (Lopez, Barbacetto etc.) vi dico solo che da sempre non annetto alcuna rilevanza ai lavori di scavo basati sugli atti processuali: ho sempre ritenuto che un giornalista serio deve fare le sue inchieste e non basarsi solo o prevalentemente su atti di processi, compreso le intercettazioni. Infatti, nella mia vita e quella dei miei amici, parliamo solo delle cose che conosciamo direttamente, senza annettere alcuna importanza agli atti di un processo, alle dichiarazioni di un pentito, testimone di giustizia o altro.


Il giornalista d'inchiesta infatti è quello di chi si muove da un posto all'altro, camuffandosi e assumendo le vesti opportune pur di infiltrarsi negli ambienti che servono a assumere notizie, confidenze e documenti e sempre fregandosene altamente dell'opinioe pubblica e delle sentenze.
a. marini  
Adriano Sofri, triestino, figlio di un ex-ufficiale di Marina, laureato in Lettere alla Normale di Pisa, nel 1988 ha 46 anni. Già fondatore e leader di Lotta Continua (1968-'76), ha collaborato con l'omonimo quotidiano fino all'82. A metà degli anni '80 ha collaborato a Reporter, quotidiano filosocialista diretto da Enrico Deaglio, chiuso quasi subito per mancanza di lettori. Nell'88 scrive su Panorama e saltuariamente su altre riviste, nonché come consulente di Claudio Martelli e autore di programmi per Raidue.
Randi Krokaa, la sua compagna norvegese.
Claudio Martelli, vicesegretario socialista, amico di Sofri.
Gianni De Michelis, socialista, nel 1988 vicepresidente del Consiglio nel governo De Mita, amico di Sofri.
Marco Boato, cofondatore di Lc insieme a Sofri, Guido Viale, Giorgio Pietrostefani, Paolo Brogi e Mauro Rostagno, passa poi a Democrazia Proletaria, ai radicali, nel 1988 è senatore del Psi-Psdi. Più tardi approderà ai verdi e infine all'Ulivo.
Mimmo Pinto, ex attivista di Lc, poi passato ai radicali.
Giuliano Ferrara, ex sessantottino, ex capogruppo del Pci al comune di Torino, nel 1988 è socialista craxiano e collabora al Corriere della Sera. Diventerà deputato europeo del Psi, poi ministro di Berlusconi, direttore di Panorama e de Il Foglio.
Carlo Panella. Ex attivista di Lc, giornalista filosocialista, nel '93 approderà a Studio Aperto con Paolo Liguori.

LA LOBBY SI METTE IN MOTO
Adriano Sofri viene arrestato alle 6 del mattino del 28 luglio 1988 nella sua villa (un casale di campagna ristrutturato) di Tavarnuzze, in Toscana, dove vive con la compagna Randi Krokaa, di origine croata. Nelle stesse ore finiscono in carcere Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Leonardo Marino: tutti ex di Lotta Continua, tutti accusati dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi, assassinato a Milano il 17 maggio 1972. L'arresto è firmato da due magistrati milanesi, il giudice istruttore Antonio Lombardi e il sostituto procuratore Ferdinando Pomarici. Quel mattino, mentre Sofri viene tradotto a Milano dai Carabinieri, sul telefono di casa sua -intercettato da alcuni giorni- Randi cerca subito il senatore Marco Boato, a Roma. Non avendo il numero di telefono, incarica un certo Carlo (dagli atti processuali, sarebbe Carlo Degli Esposti) di andarlo a svegliare a domicilio. La lobby si mette in moto. E cominciano frenetiche le telefonate per chiedere favori ai politici socialisti amici e per scatenare la campagna di stampa innocentista.


Ore 7.48. Carlo (C) chiama Randi (R).
C. Credi sia il caso di andare da Claudio (Martelli, n.d.r.)?
R. Io direi per ora no... Marco (Boato) che dice?
C. Eh, Marco mi ha fatto girare i coglioni perché ci ha messo venti minuti prima di reagire. Diceva: "Ma Carlo, è uno scherzo?". Adesso si sciacqua la faccia perché non è ancora convinto, sai?
R. No, poi si renderà conto e vedrai... Io direi di sentire che suggerisca qualche cosa lui (Boato), insomma.
C. No, infatti mi ha detto: "Ma lo vedi Claudio? Non fare domande di questo tipo...". No, magari un fischio a Claudio varrebbe la pena di farlo.
R. Anche a quell'altro signore, eh?
C. Al De... osso? (riferimento a Gianni De Michelis "il grosso", n.d.r.).
R. E' troppo grasso! Tanto domani uscirà tutto sui giornali, per cui decideranno loro.
C. Vuoi che faccia un saltino da Claudio?
R. Non lo so.
Ore 8.02. Marco Boato chiama Randi.
M. Cosa succede, Randi? Sono Marco.
R. Buongiorno, come va?
M. Dai, dimmi, dimmi.
R. Eh, niente. E' stato arrestato stamattina con un mandato che non mi hanno fatto leggere, di Milano (...)
M. Bisogna fare un comunicato, avvisare le persone che...

Ore 9.06. Randi chiama Carlo Panella (CP) a Villa Ariel di Ansedonia (provincia di Grosseto, sotto l'Argentario).
CP. (...) Va beh, io farò una telefonata a Sandro (Sandro Viola di Repubblica, n.d.r.).
R. Poi che altro, dici te?
CP. Io posso occuparmi di Sandro e di Franchi (forse Paolo Franchi, oggi giornalista del Corriere della Sera, n.d.r.). Dei giornalisti, vai.
R. Poi che facciamo? Si parla con Claudio, anche?
CP. Sì, dovresti fare qualche telefonata te, però.
R. E anche con quel signore grasso?
CP. No, basta Claudio e Gianni, per cui puoi parlare tu direttamente, che è meglio.
R. Ma tu dici Gianni, quello grasso?
CP. Tutti e due (l'altro sarebbe Giuliano Ferrara, n.d.r.).
R. Eh, averli i numeri, eh? In Parlamento?
CP. (...) Oppure... Ludovica (Ludovica Barassi, compagna di Claudio Martelli, n.d.r.).
R. No.
CP. Ah, non te ne frega un cazzo. Non so altro modo.
R. Questo è il numero della Camera?
CP. No, è il numero del Partito (Psi). Però tu puoi parlare con la segretaria (di Martelli)... Se vuoi lo faccio io, se ti scoccia, però ha più effetto se lo fai te. Ecco, parli con la segretaria, e dici: "E' una cosa di assoluta urgenza. Hanno arrestato Adriano Sofri" (...) Senza avvisarli, non chiedere niente eccetera, però loro, siccome hanno in mano alla Procura di Milano molte cose, hai capito...insomma. Io chiamo Sandro e Franchi, mi occupo dei giornali, insomma... in modo che escano subito degli articoli scandalizzati sulla cosa.
R. Sì, ma quello non mancheranno... Peccato non trovare Giuliano (Ferrara).
CP. E cosa volevi che facesse, Giuliano, però?
R. Mah, non lo so
Tra le 8 e le 9 chiamano diversi amici, tra cui Paolo Flores d'Arcais di Micromega. Alle 9.08. Randi telefona in via del Corso 476, sede del Psi. Risponde una segretaria (S).
S. Pronto, Direzione socialista.
R. Pronto, buongiorno. Io mi chiamo Randi Krokaa, e sono la moglie di Adriano Sofri, e ho bisogno assoluto e urgente di parlare con Claudio Martelli (...)
S. Attenda... (cade la linea per due volte)
Ore 9.36. Randi prova con Gianni De Michelis alla Presidenza del Consiglio. Risponde un usciere (U).
R. Pronto, buongiorno, io sono la moglie di Adriano Sofri. E avevo urgente bisogno di parlare con De Michelis.
U. Guardi, in questo momento non c'è nessuno. Deve chiamare più tardi... Dopo le 9.30.
Ore 9.45 circa. Randi parla con Mimmo Pinto (M).
M. (...) Bisogna chiamare Martelli a Roma... Avete chiamato Boato?
R. Sì, sì.
M. Io sono amico di Gava, posso chiamare anche Gava.
R. No, io ora sto provando sia Claudio che quell'altro signore grasso.
M. Gianni?
R. Sì.
M. Io lo vedo domani, Gianni. E' a Napoli alle 3... Io domani ci parlo di sicuro, perché lo devo andare a prendere all'aeroporto.
R. Tanto per domani lo saprà, perché uscirà sui giornali.
M. Va bene. Io provo a cercarlo più tardi a Palazzo Chigi... Anche Claudio... E' inutile che cerchiamo Claudio Martelli in mille. Chiamalo solo tu, o io, o Marco...

Ore 9.51. Paolo Vagheggi (P),corrispondente di Repubblica da Firenze e amico di famiglia dei Sofri, chiama Randi.
R. Ciao, Paolo... Senti, che dice la notizia Ansa?
P. No, niente, a me l'ha detto il giornale da Roma... Non credo che sia uscito sull'Ansa ancora (...) A Roma incomincia a circolare delle voci: "Hanno arrestato Adriano Sofri nella sua villa in Toscana"... Io gli ho detto: "Ma andate a pigliarla nel culo, ma quale villa?".
R. Infatti, guarda, queste sono le cose che fanno girare... Senti, dobbiamo evitare la villa e altre stronzate, e poi, per il resto vedrai, verrà fuori un casino immondo, perché insomma, non è che passa inosservato il ragazzo (Sofri)...
Ore 9.57. Randi chiama Carlo in ufficio a Roma.
R. Ce l'hai il numero di Ludovica (Barassi) al mare?
C. Sì... aspetta... Claudio non c'è ancora?
R. Eh, infatti.
C. Adesso fra poco... ho sentito Mimmo e faccio un salto io e vado a dirglielo di persona (a Martelli).
R. Comunque ho avvertito ... per De Michelis, dovrebbe avere la notizia entro brevissimo... Ho avvertito la segretaria, gentilissima... Conosceva anche Adriano...
C. Sì, sì, la conosco, è simpatica... Va beh, adesso ci penso a Claudio. Ho provato a casa sua e non c'è, perché sono passato e ho provato a suonare, non c'è. Restelli (Sergio Restelli, segretario di Martelli, n.d.r.) non c'è e al partito non risponde ancora nessuno (...). Io ti consiglierei di non chiamare Ludovica, perché si mette in agitazione, che dopo ce la dobbiamo sopportare per quattro giorni... Fammi la cortesia, perché dopo mi rompe i coglioni.
R. Ah, va beh.
Ore 9.59. Randi riprova con Martelli al Psi, poi lascia detto alla segretaria Alessandra.
R. Buongiorno, io sono la signora Sofri, sono la compagna di Adriano Sofri, e cercavo Claudio Martelli con molta urgenza (...)
A. Ho capito, lo sentirò al telefono
R. Vi dico subito di che cosa si tratta. E' stato arrestato stamattina... e mi farebbe piacere che Martelli lo sapesse.
A. Va bene, provo subito ad avvisare Claudio.

Ore 10.27. Giuliano Ferrara (G) chiama Randi.
G. Pronto, Randi. Sono Giuliano.
R. Oh, Giuliano. Ti volevo cercare, non sapevo dove cercarti.
G. Ero a casa, tesoro. Mi hanno cercato Marco Boato... e mi hanno detto. Adesso cerchiamo subito di cominciare una cosa su queste... Pensavo di fare un'intervista a Marco per il Corriere (adesso devo chiamare il Corriere e vedere se mi danno lo spazio), in cui si racconti tutta la storia, diciamo, del tentativo che nel corso degli anni c'è stato, ripetuto, ecc. di coinvolgere... e tutto è sempre andato in bolle di sapone. Capito? Perché mi sembra la cosa più utile fare una cosa (...) in cui, con un personaggio come Marco, in fondo abbastanza integrato, e poi che sa parlare un linguaggio istituzionale... Parla di questa vicenda dicendo: "No, ma guardate, queste sono pazzie"... Mi sembra la persona più giusta.
R. (...) No, perché già mi ha telefonato un giornalista, amico nostro, qui di Firenze, che gli hanno telefonato da Repubblica a Roma, chiedendogli: "Ma è vero che hanno arrestato Sofri nella sua villa toscana?". Insomma, queste cose qui, guarda. Mamma mia che palle.
G. Insopportabili. Io sono ossessionato da giornalisti che hanno pubblicato le mie foto nude al mare (...) Senti, Randi, allora io adesso mi metto in moto per queste cose qui e ci risentiamo nel pomeriggio.
R. Mi fai sapere qualcosa dopo? ... Bacioni, ciao.
Ore 10.34. Alex Langer chiama Randi da Bolzano.
R. (...) Poi ora mi ha telefonato Giuliano, che dice che farà un'intervista con Marco, oggi.
A. Giuliano Ferrara?
R. Sì, sul Corriere.
A. Ottimo.
R. Poi ora sto cercando anche Rinaldi (Claudio Rinaldi, allora direttore di Panorama, n.d.r.)... Comunque io ho avvertito sia De Michelis che Claudio.
A. Ottimo, ottimo. In concorrenza tra loro.
R. Appunto. E poi Carlo Panella mi ha detto che avrebbe parlato con Viola, che è il suo suocero.
A. Viola chi è, il sostituto procuratore?
R. No, quello che scrive su Repubblica: Sandro Viola. .. Poi c'è Papalla (Carlo Degli Esposti, n.d.r.) che si sta dando un da fare pazzesco.
Ore 10.38. Carlo Degli Esposti chiama Randi.
R (...) Poi mi ha telefonato Giuliano... Dice che cercherà spazio sul Corriere, oggi, per fare un'intervista con Marco.
C. Bravo.
D. Vero?
C. Sì.
R. Carino.
C. Ho parlato con Piro (Franco Piro, deputato del Psi.).Stava correndo-insomma, si dice così qui, in realtà non corre- da Gianni. Diceva che stamattina c'era aula, e allora, se Gianni era d'accordo, faceva un casino già da stamattina. E' inutile che stiamo ad aspettare. Facciamo casino immediatamente. E' partito in tromba. Adesso stiamo a vedere.
Ore 10.51. Carlo Panella richiama Randi da Ansedonia. Poi le passa Roberta........, giornalista di Repubblica (RO).
C. L'altra cosa da fare è di telefonare a Rinaldi. Comunque Giuliano Ferrara è stato avvisato?
R. Mi ha telefonato, è stato delizioso, ha detto che faceva un'intervista con Marco al Corriere.
C. Ottimo. Ah, quindi il Corriere è a posto?
R. Credo di sì (...)
C. Abbiamo parlato con la figlia di Scalfari, che era qui con noi l'altro giorno, però sai la figlia di Scalfari, poverina, è la figlia. E non è che "possa"... Sandro (Viola) cerchiamo di metterci in contatto. E' nelle Azzorre.
R. Oh, cazzo!... No, perché sarebbe una vera cazzata se uscisse delle cose tipo "villa toscana" su Repubblica, eh? Queste cose qui in qualche modo bisogna evitarle. Ora quella cosa che diceva Marco di fare un comunicato, probabilmente era un'ottima idea.
C. Firmato da chi?
R. Non lo so, da lui, da chiunque, insomma, basta che lui non lo faccia troppo "comunicato"... Perché guarda, se incominciano ad uscire queste cose della villa toscana...
C. Ma no, della villa toscana non preoccuparti, non è quello il problema. Sai, "villa toscana" fa simpatia, eh?
R. No, no, non tanto.
C. Sì, sì, nel mondo di oggi fa simpatia, Randi.
R: Insomma, tu che hai delle conoscenze, vedi di sistemare Repubblica.
C. Io mi devo sistemare Repubblica. Abbiamo avvisato Dudu (?), che ci è rimasto molto male.
R. (...) Senti, pensiamo un attimo ai giornali.
C. No, i giornali, ecco: ho telefonato a Lisa Foa che si occupa di suo figlio.
R. Chi è?
C. Il vicedirettore dell'Unità (Renzo Foa, n.d.r.). Quindi è già fatto. Mi sono raccomandato a Marco che parli con i più importanti di tutti, Randi, chiedilo anche te, però io non so, non li conosco: sono La Volpe e Nuccio Fava. Sono i più importanti di tutti. Cioè i due telegiornali.
R. E come si può fare?
C. Forse Giuliano... Ma, guarda ragazza, Martelli gli hai parlato?
R. No, però lui lo sa oramai. Gli è stato lasciato un messaggio da tutti i venti.
C. Sì, ma ti deve parlare assolutamente. Allora tu ricordati questo: abbiamo questa linea di pressione, che uno è Manca (il socialista Enrico Manca, n.d.r.) che è il presidente della Rai. Due, assolutamente con una totale indipendenza, senza che nessuno faccia pressione, ecc., il ministro della Giustizia è Vassalli, che è socialista.
R. Beh, lì ci penserà Marco, no?
C. Eh, sì, però nella catena di informazione a Martelli devi chiedere, se gli parli, di parlare con Manca per garantire che la Rai sia "buona"...
R. Sì, e lì, Nuccio Fava?
C. Nuccio Fava è il direttore del Tg1, è un democristiano, però aperto. Poi La Volpe è il direttore del Tg2. Socialista. Cioè La Volpe è proprio uno che ubbidisce.
R. Comunque lì c'è anche Piro che si mette a correre.
C. Sì, però questa cosa qui non tutti la sanno: che devono correre per i telegiornali fondamentali.
R. Sì, ma con chi lo dico: con Giuliano o con Marco?
C. Con Marco. Il problema è che dovresti trovare Martelli.
R. Sì, e spero che mi richiami.
S. O De Michelis.
R. L'unica speranza che ho è che loro mi richiamino e gli dico queste due cose qui.
R. Ti volevo dire... Pansa dov'è che lavora?
C. Pansa lavora a Repubblica, ma come si fa a trovarlo? Perché dovrebbe stare a Milano, lui...
R. Volevo semplicemente salvare Repubblica, perché queste cose che han detto a Vagheggi è antipatica (...) Invece se vi viene in mente qualcuno per La Stampa...
RO. Per La Stampa? Se ci fosse Sandro, cazzo, invece è in giro per le isole. Ora vediamo... Ci teniamo in contatto.
Ore 11.09.Chiama Sergio Restelli (S),segretario di Martelli
S. Volevo dirti che adesso ho chiesto sia al ministero di Grazia e Giustizia che quello degli Interni. Stanno facendo chiedere alla persona opportuna. Volevo sapere se tu mi sapevi dire qualcosa di più.
R. No, l'unica cosa che ci è venuta in mente che volevo chiedere a Claudio, era di fare in modo che questa notizia esca in un modo decente sui telegiornali (...)
S. Sì, ma dobbiamo sapere di che cosa si tratta(...) Hanno fatto capire (al Ministero, n.d.r.): non sono un magistrato, dipende da cosa si tratta. Non vi hanno detto niente?
R. No, a lui (Sofri) gli hanno fatto leggere tutto questo mandato (di cattura).
S. E lui non ti ha detto niente?
R. No... Io penso che Adriano in giornata nominerà un avvocato...e verremo a sapere tutto quanto.Nel frattempo, bisogna vedere di arginare il più possibile le cazzate.
S. Eh, ma bisogna vedere di che si tratta.
R. Sì, va beh. Ma io so che Adriano non è un delinquente.
S. Ma nel senso che, per fare questa cosa qua, bisogna che si sappia di che cosa stiamo parlando, ha capito?... E' chiaro che sarà una montatura. Allora, questo punto, che montatura, di che cosa, se riguarda il passato (...) Comunque, tranquilla, io ho già parlato (al) ministro della Giustizia (Vassalli) e al sottosegretario che è Spini (Valdo Spini, socialista, n.d.r.)... il quale adesso sta con Gava (ministro degli Interni, n.d.r.). Spini è di Firenze e conosce anche meglio il capo dei Carabinieri di Firenze, no?

Ore 11.52. Randi parla con Nora, un'amica di Roma.
R. (...) Mi ha anche richiamato Restelli, è troppo stupido... Non capisce niente... Franco (Piro) già corre come un pazzo... Sarebbe da riuscire a evitare che quelli facciano dei telegiornali schifosi.
Ore 12.06. Marco Boato richiama Randi.
R. Carlo Panella diceva di cercare di non fare uscire delle notizie tremende, insomma distorte sui giornali.
M. (...) Sai cosa potrei fare? Potrei chiamare Nuccio Fava. Adesso che mi sta venendo... chi è il direttore del Tg2? La Volpe. Adesso sai cosa faccio? Li chiamo tutti e due, Nuccio Fava e La Volpe, è la prima cosa che faccio...
Ore 12.10. Telefona Toni Esposito (T) di Epoca.
T. (...) Ho telefonato a Enrico (Deaglio) a New York...
R. Cosa dice Enrico?
T. Che stava dormendo. Niente, non dice niente.
Ore 12.24. Claudio Rinaldi (C, avvertito dalla segreteria di Panorama chiamata da Randi, telefona da Roma.
C. (...) Ma facciamoci coraggio, adesso vediamo che cosa c'è dietro, che elementi hanno, se è una cosa seria... se non è seria, non lo so. Non disperiamo...
R. Tu hai dei suggerimenti? Che cosa si può fare?
C. Secondo me, intanto, bisognerebbe che lui (Sofri) si cercasse un avvocato che non sia del giro "vecchia sinistra extraparlamentare". Questo Gentili (???? Gentili, contattato da Boato, già difensore di Lotta continua in altre vicende, n.d.r.), va beh, ... è uno che è un po' troppo di quel giro... Si potrebbe chiedere a questo Adolfo Gatti, di Roma... un grosso nome. E se no, a Milano ci potrebbe essere l'avvocato Isolabella, che ha sempre trattato cose molto delicate, casi da affrontare con molta prudenza. Cioè: io questa qui non la vedrei come una cosa da affrontare alla garibaldina... Nel senso che lì -figurati- son tutte storie poi vecchie di 16 anni fa, va' a capire...
R. E invece per quanto riguarda l'informazione, che dici?
C. Bisogna vedere cosa dice lui (Sofri)... che linea prende lui. Secondo me, al tuo posto, boh, non direi niente.
R. No, no, questo è poco ma sicuro.
S. Direi soltanto che ti sembra totalmente assurdo...
Ore 12.26. Roberta richiama Randi.
RO. Io adesso ho chiamato al giornale, ma Pansa oggi non va. Mi hanno detto che il pezzo verrà scritto dalla redazione milanese, e io non conosco nessuno là. Io ti ho preso i due numeri di telefono di Pansa, di Milano e di Roma. Speriamo che si trovi, perché ...Eugenio Scalfari è in vacanza: ho parlato con la figlia.
R. Per cui non si sa chi lo farà questo pezzo... Che sculo che abbiamo.
RO. Ma porca... davvero, guarda.
Ore 12.13. Randi chiama Giampaolo Pansa a Milano.
R. Pronto, buongiorno, sono la signora Sofri, volevo parlare con Pansa.
G. Sì, sono io, ciao, ho saputo tutto... stamattina prestissimo (...) E' una storia terribile, questa.
R. Sì, un po' noiosa.
S. Speriamo che suo marito ne esca bene.
R. Eh, così, magari anche sui giornali...di evitare che vengano fuori le cose peggiori, già mi hanno detto che...
G. No, no, guarda. Io adesso non so, sono in ferie, non so cosa farà la Repubblica, ma credo... si terrà su una posizione di gran cautela... Lei stia tranquilla. Si affidi soprattutto a un buon avvocato.
R: Va bene, la ringrazio.
G. Adesso le faccio molti auguri.
Ore 13.09. Un certo Mauro, forse Rostagno, chiama Randi. Nessuno degli ex compagni di Lc l'aveva avvertito.

M. Senti un po',ma è vero quel che dicono al telegiornale?
R. Sì, anzi se mi dici cosa hanno detto, perché non sono riuscita a trovare il telecomando... In che tono lo dicono?
M. Il Tg2... in tono sorpreso... in maniera molto neutra, parlano tranquillamente di mandato di cattura, di omicidio.
R. Buono, insomma.
M. Sì, non tanto però, eh...
Ore 13.12. Telefona Cinzia, un'amica.

C. Un po' di giorni e poi lo (Sofri) rimandan via... Eh, via, dai, con tutte le conoscenze che ci avete...
R. Mah, speriamo.
C. Eh, via, dai, non è nulla, lascia fare...
Ore 13.53. Carlo chiama Randi.
C. Sono Carlo.
D. Ah, come va?
C. Io bene... Quando venite a fare i bagni penali?
R. Non dire cazzate, per piacere.
C. Il Tg1 l'hai sentito?... Era molto brutto, nel senso che c'era quel cretino di Remondino (Ennio Remondino, giornalista del Tg1, n.d.r.) che ha fatto una ricostruzione storica tutta piena di opposti estremismi, del percorso personale di Adriano tortuoso, tra tutti i radicalismi e gli estremismi... Mentre era molto buono, era buono anche se molto oggettivo, il pezzo di Di Bella (Antonio Di Bella, altro giornalista Rai, n.d.r.) da Milano... Da quel che si capisce Adriano è accusato da uno... Te lo dico perché dovresti ancor di più cercare di parlare con Martelli.
R. Sì, ma guarda io ho parlato con Restelli... Basta, eh! E' assolutamente deficiente... stupido è... Poi ho lasciato detto a Claudio e anche quell'altro... Ora se loro vogliono farsi vivi, bene. Ma se no, io non lo richiamo più.
C. L'unica cosa forse è che devi parlare con Giuliano.
R. Sì, lo sentirò nel pomeriggio, penso, Giuliano.
C. Che parli con il ciccione, eh (...) Pansa lo hai trovato?
R. Sì, Pansa non è stato un gran che. Ha detto che era in vacanza, e che grande dispiacere questa storia, e che lui consigliava di trovare un buon avvocato. Cioè qui stanno venendo fuori un pochino le...
C. I caratteri delle persone.
R. Chi è più serio, chi eccelle è Giuliano. Ottimo anche Rinaldi.
Ore 14.07. Alex Langer (A) richiama Randi.

A. La televisione pare piuttosto brutta. (Tg1 e Tg2) tutti e due erano brutti, e sempre lo stesso personaggio Di Bella...
Credo che parlavano anche di amici di Craxi, no? Lo (Sofri) davano per amico di Craxi...
Ore 15.34. Carlo chiama da Roma, dopo che Randi ha ricevuto telefonate di giornalisti del Giornale, del manifesto, dell'Avvenire, della Nazione.
R. Io da domani vado in ufficio. Ora tra l'altro cominciano ad arrivare telefonate di tutta una serie di testoline di cazzo che sostengono di essere amici miei e amici di Adriano... Giornalisti da strapazzo di tutto il mondo, guarda. Sono anche venuti qui a casa, per fortuna c'era Alvaro il veterinario (del cane).
C. Vedrai che cominceranno a arrivare tutti come falchi.
R. Ma no, ci sono i cani lì fuori, non c'è problema. Però mi rompe, insomma. Cioè, arriva qualche cretino di un fotografo, io alzo il fuoco, faccio uno sproposito.
C. Non dirlo neanche per scherzo.
R. Guarda, mi viene una furia se dovesse succedere qualcosa del genere.
C. Adesso vado e faccio un salto, voglio vedere se becco Claudio (Martelli). Non ti ha chiamato, Claudio?
R. No, Né l'uno né l'altro (De Michelis).
C. Eh, sai, prendono tempo perché si sono presi paura.
R. Perché potrebbe sembrare uno scherzetto fatto nei loro confronti, eh?
C. Ma questo è senz'altro vero, soprattutto credo a queste cose di Gava, di Giuliano (Vassalli o Ferrara?, n.d.r.). Infatti Giuliano si è inferocito subito. E Gava...
R. Che palle. Comunque qui hanno telefonato tutti, tutti, tutti. Non me li ricordo più. Ho l'orecchio a cavolfiore.
C. Sègnateli.

Ore 15.51. Un certo Marino chiama Randi.
M. Qua a Roma non ti serve niente?
R. No, direi di no. C'è Boato che ha messo su una specie di organizzazione... enorme lì, per cui è tutto.
M. Quegli altri (i politici, n.d.r.) li hai sentiti te?
R. No. Ho telefonato a tutti, ma non ti dico... quegli altri...
M. Ma gli altri che vuol dire? Martelli? Ma quelli sono dei figli di puttana.
R. Sì, esatto.
Ore 16.34. Chiama Franca Fossati (F), di Noidonne.
F. Ciao, Randina. Stiamo seguendo tutti gli avvenimenti... Ci sono tutti dei ponti telefonici di controllo della situazione (...) Perché finchè non c'è un quadro preciso, dopo ci puoi fare delle tragedie, campagne di stampa...

Ore 16.52. Telefona l'amico Tonino.
T. Ma tu pensi che si muovano tutti questi che mi hai detto stamattina (Martelli e De Michelis, n.d.r.).
R. No... perché sono dei cacasotto. Si parano il culo, proprio. Perché, generalmente, insomma, queste cose sarà uno scherzo fatto anche nei loro confronti, per cui...
Le telefonate si susseguono fino a tarda sera (ne pubblicheremo altre nelle prossime puntate). Ma Di Martelli e De Michelis nessuna traccia. A parte una telefonata di Ludovica Barassi (L), da Sabaudia,ore 20.20.

L. Pronto Randi, sono Ludo.
R. Ehi, signora, come va?
L. Sono qui con le gambe che mi tremano... Ho parlato con Claudio (Martelli), poi adesso ho sentito il primo (il Tg1, n.d.r.) che c'era una dichiarazione di Claudio: chiaramente... assolutamente incredulo...
R. Se senti Claudio digli che sono molto contenta.
L. (...) Mi sembra una cosa così allucinante... poi ascoltare che si permettono di fare arrestare gente dopo anni ed anni... Poi io mi ricordo benissimo: quando è morto Calabresi, ma io ero ben contenta! Dico, ma tra essere contenti ed essere quello che li ha uccisi, c'è una...
R. Sì, infatti, vorrei vedere chi non ha detto qualcosa su Calabresi, scusa, eh...
L. Figurati, era un pezzo di merda!
le manovre proseguono nel pomeriggio, fino a tarda sera.
Ore 13.09. Un certo Mauro, forse Rostagno, chiama Randi. Nessuno degli ex compagni di Lc l'aveva avvertito.
M. Senti un po', ma è vero quel che dicono al telegiornale?
R. Sì, anzi se mi dici cosa hanno detto, perché non sono riuscita a trovare il telecomando... In che tono lo dicono?
M. Il Tg2... in tono sorpreso... in maniera molto neutra, parlano tranquillamente di mandato di cattura, di omicidio.
R. Buono, insomma.
M. Sì, non tanto però, eh...
Ore 13.12. Telefona Cinzia, un'amica.
C. Un po' di giorni e poi lo (Sofri) rimandan via... Eh, via, dai, con tutte le conoscenze che ci avete...
R. Mah, speriamo.
C. Eh, via, dai, non è nulla, lascia fare...
Ore 13.53. Carlo Panella richiama Randi.
C. (...) Quando venite a fare i bagni penali?
R. Non dire cazzate, per piacere.
C. Il Tg1 l'hai sentito?... Era molto brutto, nel senso che c'era quel cretino di Remondino (Ennio Remondino, giornalista del Tg1, n.d.r.) che ha fatto una ricostruzione storica tutta piena di opposti estremismi, del percorso personale di Adriano tortuoso, tra tutti i radicalismi e gli estremismi... Mentre era molto buono, era buono anche se molto oggettivo, il pezzo di Di Bella (Antonio Di Bella, altro giornalista Rai, n.d.r.) da Milano... Da quel che si capisce Adriano è accusato da uno... Te lo dico perché dovresti ancor di più cercare di parlare con Martelli.
R. Sì, ma guarda io ho parlato con Restelli (segretario di Martelli, n.d.r.)... Basta, eh! E' assolutamente deficiente... stupido è... Poi ho lasciato detto a Claudio e anche quell'altro... Ora se loro vogliono farsi vivi, bene. Ma se no, io non lo richiamo più.
C. L'unica cosa forse è che devi parlare con Giuliano.
R. Sì, lo sentirò nel pomeriggio, penso, Giuliano.
C. Che parli con il ciccione, eh (...) Pansa lo hai trovato?
R. Sì, Pansa non è stato un gran che. Ha detto che era in vacanza, e che grande dispiacere questa storia, e che lui consigliava di trovare un buon avvocato. Cioè qui stanno venendo fuori un pochino le...
C. I caratteri delle persone.
R. Chi è più serio, chi eccelle è Giuliano. Ottimo anche Rinaldi.

Ore 14.07 Alex Langer richiama Randi.
A. Bisognerebbe riuscire a mandargli un telegramma (a Sofri) per la nomina del difensore. Io ho parlato con Gianni Lazinger, che sarebbe disposto... Gianni avrebbe qualche peso... membro della segreteria della Presidenza della Camera... Bisognerebbe sentire soprattutto Marco, perché un altro nome sarebbe eventualmente l'avvocato (Alfredo) Biondi: è vicepresidente della Camera, liberale... (...) La televisione pare piuttosto brutta. (Tg1 e Tg2) tutti e due erano brutti, e sempre lo stesso personaggio Di Bella... Credo che parlavano anche di amici di Craxi, no? O lo (Sofri) davano per amico di Craxi...
Ore 15.34. Carlo Degli Esposti chiama da Roma, dopo che Randi ha ricevuto telefonate di giornalisti del Giornale, del manifesto, dell'Avvenire, della Nazione.
R. Io da domani vado in ufficio. Ora tra l'altro cominciano ad arrivare telefonate di tutta una serie di testoline di cazzo che sostengono di essere amici miei e amici di Adriano... Giornalisti da strapazzo di tutto il mondo, guarda. Sono anche venuti qui a casa, per fortuna c'era Alvaro il veterinario (del cane).
C. Vedrai che cominceranno a arrivare tutti come falchi.
R. Ma no, ci sono i cani lì fuori, non c'è problema. Però mi rompe, insomma. Cioè, arriva qualche cretino di un fotografo, io alzo il fuoco, faccio uno sproposito.
C. Non dirlo neanche per scherzo.
R. Guarda, mi viene una furia se dovesse succedere qualcosa del genere.
C. Adesso vado e faccio un salto, voglio vedere se becco Claudio (Martelli). Non ti ha chiamato, Claudio?
R. No, né l'uno né l'altro (De Michelis).
C. Eh, sai, prendono tempo perché si sono presi paura.
R. Perché potrebbe sembrare uno scherzetto fatto nei loro confronti, eh?
C. Ma questo è senz'altro vero, soprattutto credo a queste cose di Gava, di Giuliano (Vassalli o Ferrara?, n.d.r.). Infatti Giuliano si è inferocito subito. E Gava...
R. Che palle. Comunque qui hanno telefonato tutti, tutti, tutti. Non me li ricordo più. Ho l'orecchio a cavolfiore.
C. Sègnateli.

Ore 15.51. Un certo Marino chiama Randi.
M. Qua a Roma non ti serve niente?
R. No, direi di no. C'è Boato che ha messo su una specie di organizzazione... enorme lì, per cui è tutto.
M. Quegli altri (i politici, n.d.r.) li hai sentiti te?
R. No. Ho telefonato a tutti, ma non ti dico... quegli altri...
M. Ma gli altri che vuol dire? Martelli? Ma quelli sono dei figli di puttana.
R. Sì, esatto.
Ore 16.34. Chiama Franca Fossati (F), di Noidonne.
F. Ciao, Randina. Stiamo seguendo tutti gli avvenimenti... Ci sono tutti dei ponti telefonici di controllo della situazione (...) Perché finché non c'è un quadro preciso, dopo ci puoi fare delle tragedie, campagne di stampa...
Ore 17.04. Marco Boato richiama Randi.
M. Buongiorno fanciulla, sono Marco Boato.
R. Oh, eccoti finalmente!... Ti ho provato a chiamare cinquanta volte ma era sempre occupato...
M. Non mi ero dimenticato, ovviamente. Io dalle 7 e mezzo di stamattina non mi occupo d'altro... Io ho fatto un comunicato...Sono qua con Giuliano Ferrara che ti saluta.
R. Sì, è delizioso.
M. (a Ferrara) "Delizioso" ha detto, Giuliano. (a Randi). Oh, non esagerare, a me non l'hai mai detto "delizioso".
R. Mi ha detto Giorgio (Albonetti, ex Lc, n.d.r.) che state per organizzare una conferenza stampa, qualcosa a Milano, domani.
M. Sì, però non ho ancora deciso nulla e vorrei ancora aspettare... Ad esempio, si può farla anche il sabato mattina a Milano, che oltretutto i giornali hanno meno da scrivere per la domenica... Io però vorrei anche sentire il tuo parere, ... siccome non vorrei neanche prendermi la responsabilità di fare stronzate, di fare riunioni improvvisate in cui la gente parla a vanvera, in cui dicono "Siamo tutti assassini di Calabresi", perché poi questo verrà fuori... Se io conosco come ragiona Adriano, vorrei anche fare, dall'esterno, le cose che io penso che lui farebbe, insomma. Cioè cercare di ragionare con un po' di freddezza e non fare fesserie (...) Aspetta, adesso Tit (Settimio Conti, segretario di Boato, n.d.r.) ti prende dall'altra parte e ti legge il comunicato.
TIT. E' una paginetta, te lo leggo in fretta (segue il comunicato, che definisce l'arresto di Sofri -gli altri nomi non sono neppure citati- "iniziativa giudiziaria di enorme gravità infondata e pretestuosa").
R. Oh, bravo Marco. Carino, no?
Ore 17.58 Andrea Marcenaro (ex Lc, ora a Panorama) chiama Randi.
A (...) Ho visto adesso un comunicato di Marco Pannella, molto bello... Cioè commovente, molto serio, molto bello (Marcenaro lo legge a Randi: "So", dice tra l'altro Pannella, "di poter dare fiducia piena e intera a quel che Adriano dice e dirà. Fa e farà... oggi la verità è una forza in lui a cui non sa e non vuole rinunciare, essendo fra i non moltissimi ad amarla e praticarla". Infine, riferito ai giudici, parla di "carognata").
R. Ma è eccellente! Bravo, bravo, bravo (...) Invece quei signori lì (i socialisti Martelli, De Michelis & C., n.d.r.) non fanno un passo nemmeno... Si parano il culo, pensano solo a quello nella vita.
A. Eh, sono un po' diversi, sì?
R. Ma parecchio. Li mortacci loro, guarda.
A. (...) Poi io se so qualcosa da Marco (Boato) di nuovo, che hanno fatto qualcosa i socialisti, se si sono fatti vivi, ti chiamo.
Ore 18.18 Enrico Deaglio chiama Randi da New York.
E. Ma insomma, cos'è?
R. Eh, hai visto che belle vacanze che ci fanno fare?
E. (...) Claudio (Martelli) lo hai sentito?
R. No, ho lasciato messaggi dappertutto, non si è fatto vivo...
E. (...) Bisogna stargli addosso, perché se no sono quelle cose... Poi c'è l'estate, uno se le dimentica, hai capito? E' per quello che io sto cercando di venire giù.

Ore 19.15 Roberta,giornalista di Repubblica,chiama Randi
RO. Sono qui che faccio telefonate a Repubblica per riuscire a trovare... sono tutti in vacanza... Perché so che stanno preparando due pagine, volevo sapere chi le scriveva...
R. Ma io ho parlato con Pansa, non era proprio simpaticissimo, eh? Mi ha dichiarato che lui era in ferie, e che consigliava di trovare un buon avvocato (...) Va beh, vediamo cosa vien fuori domani.
Ore 19.52 Telefona Franco Piro, deputato del Psi.
F. Ciao Randi. Senti, qui ci stiamo dando da fare. Abbiamo raccolto anche un certo numero di firme tra i deputati...
R. Perché io avevo cercato sia Claudio che De Michelis stamattina, ma forse hanno altro da fare.
F. Adesso io cerco Marco (Boato) per vedere un po' intanto i giornali come escono, perché abbiamo parlato con decine e decine di giornalisti... Quello è un bruttissimo aspetto.
R. (...) E poi questi telegiornali: ora sto guardando il secondo. Il primo servizio: cioè una specie di terza guerra mondiale...
Ore 20.41 Telefona un certo Francesco.
F. (...)Poi c'è stata la dichiarazione di Martelli...
R. Che era bella, mi hanno detto, è vero?
F. Bella, bella. E' stato veramente bravo. Molto meno bella quella di Pannella: sembra abbia fatto una figura del cavolo.
R. Ma guarda, io l'ho sentita integrale ed era bella... Praticamente diceva che Adriano è il detentore della verità universale, per cui gli dava tutta la sua fiducia.
F. Ah, ah. No, Martelli è stato veramente molto carino.
R. Questo mi fa molto piacere, guarda.
F. Il Tg2 non l'ha riportato, l'ha riportato soltanto il Tg1.
R. Questo paese va a rotoli, eh?
F. Il Tg3 è stato veramente una cosa sconcertante...

Ore 20.45 Giorgio Albonetti parla con Randi
G. (Marco Pannella, se lo senti) al telefono, sputagli in un occhio.
R. Perché?
F. Ma scusa, ha detto che lui non lo conosceva.
R. No, ha fatto un comunicato bello.
F. Quello che ha passato l'Ansa fa schifo.
Ore 21.23 Mimmo Pinto chiama Randi da Napoli.
M. Sono a Napoli. Ho fatto un po' di telefonate, oggi. Ho parlato con la segretaria di Craxi, ho lasciato un messaggio ovunque... Domani a Napoli viene De Michelis e volevo vedere anche di fargli fare delle cose. Hai capito? (...) Io non lo so, io volevo parlare un po' con Marco per sapere cosa devo chiedere a De Michelis...
Ore 23.45 Nuova chiamata di Giorgio Albonetti
G. Allora, hanno deciso di fare questa conferenza. Alle quattro (...) Io e Toni ci siamo organizzati: domattina alle 9 andiamo in un posto e se ce lo confermano lo facciamo lì, se no lo facciamo in un albergo.
R. E ce la fate a convocare tutti i giornali?
G. I giornali qua sono a caccia di notizie... Se tu gli dici che Lotta Continua fa una conferenza stampa, arrivano.
R. (...) E poi vediamo un po' i giornali domani.
G. Eh, ma i giornali domani escono bene... Se non c'è qualcuno che fa lo stronzo... il Corriere della Sera e Repubblica dovrebbero uscire bene.

Dopo cinque giorni di silenzio (l'intervista a Giampiero Mughini è apparsa giovedì scorso sul suo supplemento "Sette"), questa mattina il Corriere della Sera fa capolino nella querelle Lotta Continua-delitto Calabresi intervistando gli ex-Lc Deaglio, Franca Fossati, Gad Lerner, Marco Boato. Che replicano senza rispondere, relegando le argomentazioni di Mughini ai "bassifondi". Pubblichiamo l'articolo del Corriere; a seguire la terza puntata delle intercettazioni telefoniche del giorno dell'arresto di Adriano Sofri, con Marco Boato al centro di contestazioni e insulti.




QUELL'IDIOTA DI BOATO
Di Marco Travaglio per "Il Borghese"
Non hanno una grande opinione di Marco Boato, gli ex-compagni lottacontinuisti. Lo buttano giù dal letto all'alba, lo fanno sgobbare come una trottola impazzita tra telefonate, comunicati, pressioni a quello e quell'altro, ma in privato ne dicono peste e corna. Con commiserazione e, talvolta, con disprezzo. Ecco il futuro relatore sulla riforma della giustizia alla Bicamerale visto da vicino. Dagli amici più cari.

Ore 7.48 Randi chiama Carlo Degli Esposti, che ha appena svegliato Boato a domicilio per dargli la notizia dell'arresto di Sofri.
R. L'hai trovato?
C. Sì. Adesso ti chiama... Eh, Marco mi ha fatto girare i coglioni perché ci ha messo venti minuti prima di reagire. Diceva: "Ma Carlo, è uno scherzo?". Adesso si sciacqua la faccia perché non è ancora convinto, sai? (...) Vuoi che faccia un saltino da Claudio (Martelli)? Dimmi tu, anche perché il fatto che vada in giro Marco è indicativo: Marco sta su a tutti.
R. Non so nemmeno se è il caso, se è la persona indicata. Mi sembra...
C. E' un suo amico.
R: Sì, amico sì, però capisce di queste cose?
Ore 10.14 Gianni Sofri, fratello di Adriano, chiama Randi.
R. Stamattina Papalla (Carlo Degli Esposti, n.d.r.) è andato a svegliare Marco Boato, il quale non ci voleva credere e allora il povero Papalla gli voleva dare un cazzotto.
Ore 18.34 Nora chiama l'amica Randi.
N. (...) Comunque il telegiornale è una merda, eh?
R. Eh, me lo hanno detto (...) Io, più che mettere tutto in mano a Marco (Boato)... Io non me ne intendo di queste cose... Ma sai, Marco fa sempre dei comunicati che sembra l'ufficio delle Poste, insomma.
N. Eh, appunto.
R. Però questa è una caratteristica di Marco, c'è poco da fare (...) Stupido è!
N. Eh, appunto.
R. No, no, ma anche lui è un po' fuso poverino. Carlo lo voleva menare, stamattina (...) Carlo ha messo tre secondi a capire di cosa si trattava, Marco no, continuava a dire: "Ma no, non fare scherzi a quest'ora, non dire cazzate...". Carlo stava per tirargli un cazzotto per farlo riavere.
N. 'sti cretini: ma ti pare che uno alle 7 di mattina inventa una cosa così? Ma bisogna essere scemi!
Ore 20.41 Randi parla con un certo Francesco.
F. E quella (dichiarazione) di Boato anche il Tg3 l'ha riportata.
R. E quella era brutta, come al solito. Un incapace, Boato, vero?
F. Boato è grigio.
R. Sembra le Poste, guarda.
F. Ma insomma.
R. Però insomma è tutto il giorno che ci lavora, Marco, poverino, e anche stasera fanno una riunione.
Ore 20.45 Giorgio Albonetti chiama Randi.
G. Si fa questa conferenza, probabilmente, domani.
R. Tu pensi? Perché io l'ho detto a Marco e lui ha detto: "Bah, non lo so se posso fare".
G. No, sta facendo lo stronzo, infatti.
R. Eh, mi è sembrato pure a me.
G. Io infatti mi sono incazzato.
R. Ha fatto un comunicato brutto.
G. Molto brutto.

Ore 22.40 Randi parla al telefono con un'amica (A).
R. (...) Comunque domani c'è Marco (Boato), fa questa conferenza stampa a Milano...
A. Non mi è piaciuto quello che denuncia Marco in televisione.
R. No, una cagata, vero?
A. Eh, infatti, non ho il suo numero di telefono e mi dispiace, ma vorrei dargli dello stronzo, perché...
R. Non è capace.
A. Idiota, eh? Non è proprio capace (...) Ho una gran voglia di fare cose, grandi cose (per Sofri).
R. Eh, facciamo una manifestazione.
A. Sì, quella l'abbiamo già pensata, avevamo pensato di fare un comunicato che dice che tutti eravamo mandanti (dell'omicidio Calabresi, n.d.r.).
R. No, credo che non si deve fare... Boh, non lo so. Chi te lo ha detto, Boato? Perché se è stato Boato, lo leghiamo alle palle, detto fra noi...
Ore 23.27 Randi comincia a cercare Boato, che aveva annunciato una riunione in Senato a Roma con Carlo Panella e Carlo degli Esposti ed altri amici. In aula, tra l'altro, c'è votazione. Ma Boato è scomparso. Alla fine risponde un commesso (C ) di Palazzo Madama.
C. Purtroppo non mi risponde nessuno nei posti dove potrebbe stare.
R. Può anche darsi che siano fuori a mangiare.
C. (...) Avrà saputo di quando lo abbiamo portato fuori dall'aula?... Abbiamo avuto il piacere di prendere lui e il senatore Spadaccia e Strick Lievers (altri due senatori radicali, n.d.r.) e lo abbiamo preso in braccio... un paio di mesi fa.
R. Ah.
C. Perché stavano facendo ostruzionismo. E allora loro si sono molto scusati, specialmente il senatore Boato, perché insomma, come mole non è delle più piccole.
R. No, è anche pesante (...) Comunque lo cercherò altrove.




GRUPPO VACANZE LOTTA CONTUINA
A cura di Marco Travaglio per il Borghese
Quando un amico finisce in carcere all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, e per giunta per omicidio, la reazione normale di chi lo creda innocente dovrebbe essere un misto di costernazione, angoscia, rabbia, incredulità. Nulla (o pochissimo) di tutto questo si legge nelle telefonate tra la sua compagna, Randi Krokaa, e gli ex compagni di Lotta continua, intercettate proprio a partire da pochi minuti dopo lo scattare delle manette, all'alba del 28 luglio 1988. Il primo pensiero della lobby lottacontinuista, oltre a quello di scatenare una campagna politico-giornalistica favorevole, riguarda le vacanze rovinate dai giudici cattivi.
Ore 8.02. Marco Boato chiama Randi.
M. Ah, che disgraziati (i giudici). Mi secca, oltretutto, perché dovevate partire il 5 (agosto) voi?
R. Sì, stavamo comprando i biglietti per partire.
M. C'è anche la possibilità che riusciate a partire lo stesso.
R. Sì, oh, per carità.
M. No, per carità, non lo so. Dipende dall'intelligenza del magistrato.
Ore 8.34 Randi chiama Gianni Sofri.
G. Insomma, una estate...
R. Non è neanche cominciata. Noi ieri eravamo in giro per comprare i biglietti. Meno male non lo abbiamo fatto.
Ore 9.30 (circa) Randi parla con Mimmo Pinto.
R. Mimmuccio.
M. Ma questi sono scemi... Ci vogliono rovinare l'estate
R. Ma proprio così, guarda, sono dei maleducati... E sempre così fanno. Perché non sanno che fare, e allora trac!
M. (...) Ma questi sono scemi proprio. Ma guarda un po'.
R. Una palla, vero?
M. Ma come, io devo partire: mica posso partire così.
R. Eh, caro mio, vedrai che per sabato sarà tutto finito.
M. Mannaggia la miseria, ciao.
Ore 9.46 Randi chiama l'amica Sandra.
R. Hanno arrestato Adriano.
S. Perché?
R. Ma per delle cose di vent'anni fa.
S. Capperi!
R. E allora c'è un po' di agitamento, qui.
S. Madonna santa!
R. Sì, guarda, un paio di balle, Sandra, non ne posso più. Ci ho un giramento...
S. (...) Ma per che cosa?
R. Ma per delle storie vecchie e stravecchie.
S. Ma perché uscite fuori ora, maiali schifosi?!
R. Ma sì,perché non c'era niente da fare alla fine di luglio.
S. Siccome odiano questi personaggi, gli vanno a fare queste cose al momento in cui sanno che quello parte per le ferie, così, apposta. Questi sono dei maiali. Cristo, è una cosa vergognosa.
R. (...) Cioè, come si fa a fare una cosa del genere per una cosa avvenuta il secolo scorso!?
Ore 10.19 Randi chiama l'amico Tonino.
R. (...) Ci hanno rovinato le vacanze, Tonino.
T. Mi immagino.
R. 'Sti stronzi.
T. Farete in tempo a farle lo stesso, le vacanze.
R. Insomma, è probabile...
Ore 10.27 Giuliano Ferrara chiama Randi.
G. (...) Insopportabili (i giornalisti). Io sono ossessionato dai giornalisti che hanno pubblicato le foto mie nude al mare.
R. Sì, sì, me ne hanno parlato. Io non sono riuscita a vederle, e le voglio vedere assolutamente.
G. E allora devi prendere Gente e Eva Express. Portale anche ad Adriano a San Vittore che... Senti, amore mio...
R. Abbiamo visto la tua barca, Giuliano.
G. Ah, il gozzetto che ho comprato.
R. Bellina, bellina.
G. Molto carina.
R. Sì, perché noi andiamo spesso ad Ansedonia...
G. Davvero? Non lo sapevo.
R. Sì, da Carlo Panella. Dovevamo andare anche sabato e domenica.
G. Brutti porci. Ma come, mi ha detto che stavate partendo per la Norvegia, Marco.
R. Sì, però l'ultimo week-end avevamo già in programma di andare ad Ansedonia.
G. Noi ci andiamo lo stesso
R. Eh, si fa così, via...
Ore 11.02 Carlo Panella chiama Randi.
C. Come va
R. Abbastanza bene.
C. Nel senso che ti sei tolta un peso dallo stomaco?
R. Cinico.
C. Senti, farai le vacanze con noi, credo
R. (...) Poi abbiamo detto con Giuliano che sabato e domenica si va al mare.
C. Qua (ad Ansedonia, n.d.r.)?
R. Certo, tutti, anche con Adriano eh?
C. Sì, con Adriano bisogna andarci in pelliccia -ho paura- al mare, ora che esce. Ciao.
Ore 11.35. L'amico Luigi chiama Randi.
L. Dov'era Adriano?
R. Eravamo qui a dormire, lui...
L. Madonna!
R. Eh. Infatti ho un sonno. Guarda, perché arrivano sempre prima delle sei, cioè non si capisce: Adriano non si alza mai prima di mezzogiorno... Non potevano venire con più comodo?
L. Guarda, in Italia siamo proprio alla follia.
Ore 15.51 Un certo Marino chiama Randi.
M. (...) Che casino, proprio adesso...
R. Mannaggia, proprio ora che avevo anche una nipote in Norvegia, pensa te.
M. Appena nata?
R. Eh, nuova nuova. E non la posso vedere. Mi toccherà vedere la nipote tutta vecchia.
M. Passerai tutta l'estate ad Ansedonia con Giuliano Ferrara. Va beh, ciao.
Ore 23.38.Randi chiama Roberta (Ro) nella villa di Panella ad Ansedonia (presso l’Argentario)
R. Senti, voi che fate domani? Andate a pesca?
Ro. Se il mare è calmo andiamo in barca.
R. Ma prestissimo?
Ro. Ma sai, quello che Panella ci consente. Dipende dalle sue furie. Verso le 10.30, credo... Comunque, nel caso voi arrivaste a un’ora in cui non ci siamo... l’ombrellone è il numero 19, l’ultimo in fondo. Ti segno tutto (...) Se no, se arrivate prima, venite in barca con noi. E se no ci troviamo all’ora di pranzo tutti qua (...) Senti, ma lo porti Fin (il cane lupo dei Sofri, n.d.r.)? Così fa i suoi bei tuffi in barca. Ti do un bacione...
(continua)





MARINO? AH, QUELL'OPERAIO ROMPICOGLIONI
A cura di Marco Travaglio per "Il Borghese"

Tra una manovra con politici e giornali amici e un pensiero alle vacanze, i compagni di Lc parlano dell' accusa che ha portato in carcere Sofri, Bompressi e Pietrostefani: l'assassinio di Luigi Calabresi. Un'accusa che non li ha stupiti per nulla, ma che preoccupa certuni personalmente. Perché quel fatto dimostrano di conoscerlo molto, troppo bene. I risvolti penali di certe telefonate, come quelle di Boato, Deaglio e Panella, costeranno a tutti almeno un interrogatorio davanti ai magistrati milanesi. E ad alcuni l'accusa, poi caduta, di favoreggiamento.

Ore 7.27 Randi chiama Carlo Degli Esposti.
R. Stamattina hanno arrestato Adriano.
C. Cosa? Quando?... Dimmi qualcos'altro.
R. (...) Per cose vecchie, di vent'anni fa... Mi sembra di avere intravisto (nel mandato di cattura, n.d.r.) cose che abbiano a che fare con l'omicidio Calabresi.
C. Ah, ancora, che palle.
Ore 7.39. Randi chiama l'amica Stella Cecchini. E minimizza l'arresto di Sofri.
R. (...) Avevo da darti una notizia un po' stupida.
S. E cioè?
R. Che hanno arrestato Adriano stamattina (...) alla solita ora, alle sei. E comunque, penso che non durerà molto (...) vedrai che non sarà poi una cosa così grave, diciamo.
Ore 8.02 Boato chiama Randi e si dimostra tutt'altro che stupito per l'accusa sull'omicidio Calabresi.

R. Eh, niente. E' stato arrestato stamattina con un mandato che non mi hanno fatto leggere, di Milano.
M. Non l'hanno fatto leggere? Perché non te l'hanno fatto leggere?
R. Però ho visto "Calabresi".
M. Sì, va beh. No, la cosa che mi sarebbe interessata era il giudice... Ma è una cosa che poteva essere nel conto, perché Adriano mi ha parlato molto di queste cose. Sono talmente idioti che hanno tentato in tutti i modi, in questi anni, di arrivare a questo risultato qua, che adesso gli scoppierà in mano. Ma l'anno scorso hanno provato con me, sai? C'è stato un magistrato -non so se sia questo (...) Salvini- che è andato in carcere a mettere il mio nome in bocca a dei carcerati, sai... Io ho scritto a Cossiga, ho informato Adriano. Siccome c'è questa chiacchiera che gira nel sottobosco degli ex di Prima Linea (...) Parecchi anni fa mi hanno detto che io, Adriano, Guido (Viale, cofondatore di Lc con Sofri, n.d.r.) e non mi ricordo chi altro dovevamo scappare perché ci stavano arrestando proprio per questo motivo. E io gli ho riso in faccia... E adesso esce fuori un'altra volta. Più che altro sarebbe interessante capire se è successo solo per Adriano o anche per qualche altro (...) Ma questa è una cosa che, prima o poi, a qualcuno poteva succedere... Dobbiamo sapere il nome di questo magistrato. Bisogna chiedere a qualche giornalista di Milano (...) Con Adriano di questa stronzata ne abbiamo parlato molte volte.
R. Sì, ma lo so anch'io bene.
M. E adesso, io sono parlamentare e quindi è difficile che mi vengano ad arrestare. Ma fino a un anno fa la cosa poteva succedere a lui, a me, a chiunque altro, perché tanto giocavano con i nomi come gli capitava.
Ore 8.34 Randi chiama Gianni Sofri, fratello di Adriano.
R.Dunque, niente, hanno arrestato Adriano questa mattina.
G. E per che cosa?
R.Per cose di vent'anni fa, cose vecchie di Lotta continua.
G. Ah, davvero? Ma guarda.
R. Comunque lui non mi sembrava molto preoccupato.
Ore 9.06 Randi chiama Carlo Panella, che ricorda l'ossessione di Sofri sul caso Calabresi.
R. Pronto, Carletto, senti questa bella notizia: questa mattina hanno arrestato Adriano.
C. Cosa? Con che accusa?
R. Cose di vent'anni fa, da Milano... Mi sembra di aver intravisto la parola Calabresi.
C. (...) Ma povero Adriano. No, ma l'ho sempre preso per il culo per questa sua mania, che aveva sempre paura che gli scoppiasse... Se è per Calabresi, va bene...

Ore 10.34. Alex Langer chiama Randi ed evoca un complotto per colpire il Psi tramite Sofri..
A. (...) Mi hanno detto: è stato arrestato Sofri. Io sono quasi cascato dalla sedia (...) No, anch'io penso che non potrà succedere un granché, ma la cosa più spiacevole è questa: che se questi (magistrati), come a volte fanno, arrestano all'inizio delle ferie e poi aprono la pratica alla fine delle ferie... E' lo stesso tipo di magistrati che hanno fatto al cosa contro Avanguardia Operaia (...) Ma tu sai qual è l'imputazione?
R. No.
A. Cioè, è apologia di reato? (...) Probabilmente chi fa questa cosa vuole anche dare un colpettino ai vari amici di Adriano (i socialisti, n.d.r.)... Sai, in questo Paese, adesso direi che Martelli ha per amico un delinquente, un assassino (...) Cara Randi, coraggio, "lo Stato si abbatte, non si cambia": sempre più chiaro, no?
Ore 11.09 Chiama Sergio Restelli, segretario di Martelli.
S. (...) Probabilmente sarà una cosa che riguarda anche altri, forse non riguarda solamente lui (Adriano).
R. Può darsi, sì, ma cioè... normalmente queste cose riguardano lui, Marco Boato... E poi boh: però i due principali erano loro due...
Ore 11.52. L'amica Nora chiama da Roma: ha appena ascoltato i giornali radio con le prime notizie: si sa soltanto che gli arrestati sono quattro: Sofri, Pietrostefani, Bompressi e un quarto uomo ancora senza nome.
R. (...) Vorrei sapere chi sono quegli altri.
N. A me li ha detti Carlo (Degli Esposti): Ovidio, Pietrostefani... e un altro di Torino che non si sa chi è.
R. Ah, ho capito.
N. (...) Mannaggia la miseria, lo sai che è (per) Calabresi?
R. Sì.
Ore 12.06 Marco Boato ha preso informazioni a Milano e sa i nomi dei giudici e dei coimputati. Emerge per la prima volta il nome di Leonardo Marino, ufficialmente non ancora comunicato dai carabinieri né dalla procura di Milano.
M. I mandati di cattura sono quattro: Adriano, Pietrostefani indicati come i mandanti dell'omicidio, e due indicati come esecutori: uno è Ovidio Bompressi e l'altro è un ex operaio della Fiat di Torino, che però sta a Massa, tale Marino, che però il cognome è sconosciuto come Marino, ma è Marino Leonardi (sic).
R. Ho capito.
M. Ho parlato con Enrico (Deaglio) a New York e mi ha detto che si ricorda di questo Marino.
R. Anch'io.
M. Marino sarebbe quello che ha fatto questa testimonianza. Sarebbe (...) O c'è una quinta persona che ha fatto queste denunce, oppure se all'interno dei quattro c'è una persona che avrebbe fatto queste rivelazioni, sarebbe questo Marino.

Ore 13.09 Mauro (forse Rostagno) chiama Randi.
M. (...) Al telegiornale dicono che... gli hanno fatto un atto di accusa per omicidio volontario, e lui sarebbe il mandante politico.
R. Ho capito
M (...) Se riesci a vederlo (Adriano), salutamelo. Digli che comunque io non ci credo.
R. Va bene, gli dico così.
Ore 14.11 Alberto Messana chiama Randi. Parlano di Marino.
R. (...) Poi c'è un altro che non so bene nemmeno come si chiama. Marino, credo...
A. Marino... c'era un operaio della Fiat lì dentro
R. Sì, forse di Torino questo.
Ore 14.20 Mimmo Pinto chiama Randi.
M. (...) Eh, va beh, non è una cosetta, eh?
R. Eh, lo so.
M. Lì, per un periodo di tempo, romperanno i coglioni.
Ore 14.46 Chiama un amico (A) polacco di Sofri. Randi è ancora convinta che sia una vicenda da poco.
A. (...) Ma sono impazziti, questi (magistrati)?
R. Ogni tanto devono fare qualcosa, no? In questo periodo non c'era nessuna notizia che valeva due lire, per cui... Era tutto tranquillo: finite le guerre, l'inquinamento era un po' calato, insomma tutto perfetto, e allora... Ohi, ohi, povero Adriano. Mi ha fatto proprio pena, poverino, stamattina. Comunque, vedrai: uscirà presto
A. No, questo senza dubbio, solo che farsi l'agosto a San Vittore è una cosa veramente non invidiabile.
R. No, credo che l'ultima volta che era in galera forse era sempre a San Vittore. O era a Torino, a Torino era, ed era inverno e faceva un freddo boia... Così si prova pure l'estate, eh?
Ore 15.17 Chiama un certo Franco, ex di Lc. E parla degli altri arrestati con Sofri.
F. (...) Ma chi è stato (a parlare, n.d.r.)?
R. Come chi è stato?
F. Chi è il testa di cazzo?
R. Eh, non lo so.
F. Non lo hanno detto?
R. No... Senti, sai chi sono gli altri? Uno che si chiama Ovidio Bompressi...
F. Merda!... Questo lo conosco bene...
Ore 15.34 Carlo Degli Esposti chiama da Roma.
C. (...) Lui (Adriano) era tranquillo?
R. Sì, eh.
C. Mannaggia. E "Pietro" (Giorgio Pietrostefani, n.d.r.), poverino, che aveva preso la promozione... Ma che teste di cazzo!
R. Eh, mi dispiace proprio per lui, perché poi, insomma, Adriano se la cava.
C. No, sono fortunati tutti che c'è Adriano.
R. Eh, mo' butta per aria San Vittore, Adriano. Mette insieme una banda di vu' cumprà... Madonna mia. Guarda, Carlo, a me mi scappa da ridere, non so che fare, anche se sono piuttosto distrutta.
C. Eh no, guarda, comunque sia, non so quanto duri, ma andranno a fare in culo.
R. Sì, ma dài...
Ore 17.04 Marco Boato richiama Randi un'ora dopo la conferenza stampa dei Carabinieri di Milano. Curiosamente, parla del caso Serantini, che Marino -ma nessuno può ancora saperlo- ha indicato come la causa scatenante dell'omicidio Calabresi..
M. (...) I carabinieri hanno detto che l'inchiesta è molto fondata, che c'è una persona che per sgravarsi la coscienza ha raccontato tutta la verità sulla cosa, che hanno fatto degli accertamenti... Cioè, hanno cercato di accreditare il tutto come una cosa molto fondata. D'altra parte è ovvio che lo facciano, è il loro mestiere. (A questo punto, Boato parla con qualcuno vicino a lui e fa alcune date, probabilmente quelle dell'arresto e della morte dell' anarchico Franco Serantini: fu proprio al comizio per commemorare Serantini che il 13 maggio '72 Sofri avrebbe ordinato a Marino di uccidere Calabresi) La data del? Il 7 maggio... 5 maggio. Il 5 maggio viene e il 7 maggio muore.... Scusa, eh? Pronto. Mi hanno fatto una domanda, qui... (Boato passa la cornetta al suo segretario, Settimio Conti detto Tit, che parla con Randi)
T. Loro (i carabinieri) dicono che questo operaio Fiat ha sua sponte deciso di rivolgersi a un magistrato. Un mese fa. Si è sgravato la coscienza di questo peso e ha detto... ha riferito questa vicenda. Loro hanno fatto dei riscontri, li hanno confrontati con delle informazioni avute dai pentiti (di Prima linea, n.d.r.) a suo tempo, Sandalo, Barbone e altri, e hanno trovato dei riscontri per i quali risulta che Adriano non è solo il responsabile morale, ma c'è una specie di partecipazione ovviamente come mandante...
R. Ho capito. Va beh.
Ore 18.18 Enrico Deaglio chiama Randi da New York. E punta a colpo sicuro sull'ipotesi Marino.
E. Ma scusa, ma cos'è? E' Marino quello che ha parlato?
R. Mah, così dicono, ma non è chiaro, perché ora mi hanno detto che dovrebbe essere stato arrestato un mese fa. Ma non ci credo: si sarebbe venuto a sapere, no?
E. E cosa vogliamo fare, adesso?
R. Anch'io non so che fare, cioè non si può fare niente. Ora c'è Marco (Boato) che se ne sta occupando a tempo pieno (...) Se a te ti viene in mente qualche idea di cosa fare...
E. A me le idee, insomma, io prima di tutto vorrei capire la cosa, anche non so per un contatto con Adriano (...) Adesso sento marco e poi mi faccio risentire, eh?
Ore 18.34 L'amica Nora chiama Randi. Ritorna l'ipotesi del complotto dei giudici comunisti contro gli amici del Psi.
N. Vuol dire che non ti vogliono fare andare in vacanza...
R. No, no, è fatto apposta proprio. Più che altro per rompere le scatole, credo, a quei signori socialisti.
N. Ah, quindi tu dici che stava diretto a loro? Pare che i due giudici siano del Pci, tutti e due. Proprio una cosa così? Mannaggiaccia (...) Comunque il telegiornale è una merda, eh? Il Tg1 l'ha dato per prima notizia e poi hanno rimandato per due volte le immagini di repertorio.
R. E come sono queste immagini di repertorio?
N. Ma sai, c'è la pozza di sangue davanti alla macchina dell'attentato, i fotografi..., la faccia di Calabresi, poi ci stanno le assemblee di Lotta continua, dove si vede un sacco di gente ovviamente. Poi c'è una foto nuova di Adriano... gli altri praticamente il Tg1 neanche li ha nominati.
Ore 18.40 Alex Langer richiama Randi e prova a convincerla che forse Pomarici non complotta.
A. (...) E' molto difficile capire che cosa stia avvenendo: alcuni, in particolare un mio amico dell'Unità, dice che Pomarici è un giudice non prevenuto, per cui gli devono aver messo davanti delle cose che lo hanno indotto ad agire...
Ore 20.41 Un certo Francesco chiama Randi. Ancora insulti ai giudici.
F. (...) Questo amico mi ha detto che i magistrati son molto brutti, e brutto è questo ... Lombardi (il giudice istruttore, n.d.r.):... Dice che non è buono. Pomari (il pm Pomarici, n.d.r.) l'han fatto vedere abbronzatissimo, gli occhiali...
R. Sì, l'ho visto: un fighino.

Ore 20.45 Giorgio Albonetti, ex Lc, richiama Randi. I due parlano di Marino, con un certo disprezzo per "l'operaio".
G. (...) Senti, carissima, ma questo operaio, che si chiama, come si chiama questo operaio? Marino Leonardi, è quello che veniva a rompere i coglioni per i soldi?
R. Sì.
G. E quella volta io gli ho dato 500 mila lire a lui?
R. Sì.
G. Ah, che bell'individuo... E' lui, ho capito, che ha fatto tutto 'sto casino...
Ore 22.06 Chiama un certo Cesare. Anche Randi ha capito che la situazione è piuttosto grave.
C. Senti, non sai niente? Ti sei fatta un'opinione? La situazione è tragica?
R. No, tragica non è mai. E dunque non mi sembra proprio rosea.
C. Da quel che ho sentito in televisione, pure a me non sembra rosea.
Ore 23.15 Alex Langer richiama Randi.
A. Ma ti hanno fatto una perquisizione?
R. Sì, ma non seria, eh. Loro (i carabinieri) avevano un atteggiamento molto dimesso, quasi.
A. Cercavano armi o anche carte?
R. Beh, guarda, non cercano nulla.
Ore 23.45Giorgio Albonetti richiama Randi per concordare i temi della conferenza stampa dell'indomani a Milano. Ne emerge un quadro in cui qualcuno degli ex di Lc potrebbe sapere molte cose, e potrebbe crollare davanti ai giudici.
G. (...) Puoi dire che non è che, se per caso dopo dodici anni si dice che è stata Lotta continua, nessuno lo ha mai saputo, nessuno lo ha mai detto. E che poi (se) qualche pentito lo dice forte e qualcuno al servizio d'ordine... mo' tutta Lotta continua si deve sentire criminalizzata? Abbiamo migliaia di militanti che sono andati in Prima linea, cazzi di quelli che sono andati in Prima linea, cazzi di quelli che hanno sparato. Allora quelli che sono stati arrestati (non) hanno sparato né hanno detto a qualcuno di andare a sparare. Che la finissero. La mia impressione è che è proprio una vendetta. E hanno detto: facciamo così, che è la volta buona che qualcuno di quelli che arrestiamo... ci viene a raccontare qualche cosa... Questa è la mia sensazione, per cui non sarà facile farla decantare, perché loro sanno che se non acchiappano 'sto giro, poi è andata, non lo acchiappano più...
(continua ..)





LA LOBBY IL GIORNO DOPO
A cura di Marco Travaglio per il Borghese

Dopo aver così ben seminato il 28 luglio 1988, giorno dell'arresto di Adriano Sofri, la lobby di Lotta continua raccoglie i frutti sui giornali dell'indomani. In queste telefonate, intercettate dalla stessa procura di Milano dal 29 luglio '88 fino all'8 agosto sull'utenza di casa Sofri a Firenze (dov'è rimasta la compagna di Adriano, Randi Krokaa), la Banda si compiace per il buon lavoro svolto dagli amici per trasformare Adriano in un martire, ma si lamenta anche per quei pochi giornalisti non allineati che hanno fatto il proprio dovere informando i lettori senza passare le veline della banda. E, naturalmente, recluta firme illustri per una raffica di appelli in favore dell'arrestato e dei suoi complici.
29.07.1988, ore 7.42. Randi chiama un certo Francesco per commentare i giornali del mattino.
F. Il Corriere della Sera buono, abbastanza buono, devo dire che mi aspettavo molto peggio.
R. C'è quella cosa di Giuliano Ferrara? Ci dovrebbe essere una sua intervista con Marco Boato.
F. Ah, sì, è vero, c'è un'intervista nella seconda pagina con Marco Boato... metà della prima pagina e tutta la seconda pagina, ma insomma non mi sembra tanto male. Oscena invece la Repubblica, purtroppo...
R. Sì, avevo questa paura.
F. C'è un titolo a tutta pagina: "Chi uccise Calabresi?", e poi sotto c'è "Adriano Sofri ordinò l'assassinio del commissario". Capito? Senza nessuna formula dubitativa. E poi c'è un articolo di Enzo Forcella, sul fondo, molto così: dice "Mah, ancora non si sa... è passato tanto tempo e dispiace che queste cose ritornino fuori così". Ma è una cosa molto... Comunque quattro pagine che Repubblica dedica. Tremenda è l'ultima pagina, la quarta, dove c'è un ritratto di Adriano fatto da quel giornalista Mino Fuccillo.
R. Non so chi è.
F. Fa i pezzi di colore, estivo, in cui Adriano sembra una sorta di Dostojevski, dottor Jekyll e mister Hyde... Sei citata ben tre volte.
R. Che palle. Francesco, mi sparo proprio.
F. Guarda, è tremendo. Quello di Repubblica è veramente osceno (...) Comunque ieri sera alla televisione sul tardi c'è stato un dibattito. C'era Marco (Boato)... è stato bravissimo... Il Tg1 si è riguadagnato dei punti, ieri sera, è quello che ha dato più spazio (...) Comunque le dichiarazioni che riporta il Corriere della Sera dei politici sono tutte buone, salvo i missini che però fanno il gioco loro... Poi ci sono questi ventuno parlamentari (che hanno firmato un appello pro Sofri, n.d.r.).
R. Ah sì, eh? Quello è tutto merito di Piro (Franco Piro, ex- Potere operaio, ora deputato del Psi, n.d.r.), guarda, che angelo che è quello.
F. Sono ventuno deputati fra cui gente del Pci, del Psi, dei Verdi e dei Radicali che hanno detto appunto che non è possibile che Adriano sia colpevole, e che comunque lui non può inquinare le prove e quindi cosa ci sta a fare in galera dopo sedici anni...
R. Ma infatti anche questa cosa qui è pazzesca.
F. Ah, già, avevano paura che fuggiste in Norvegia... Asilo politico in Norvegia. Eh no, questo è veramente folle (...) Ah, fra l'altro, l'ultima cosa: la cosa incredibile è stata la dichiarazione congiunta del vicesegretario della Fgci e di Bobo Sofri... eh, no, di Bobo Craxi (leader dei giovani del Psi e figlio di Bettino, n.d.r.), dove dicono che non è possibile che Adriano sia il mandante dell'omicidio perché è una persona così pacifica, con "tutti i libri che ha scritto su Gandhi"...
R. Oh, Dio. Ma Bobo lo sa che non è di... (Randi vuol dire che Adriano non ha scritto libri su Gandhi, n.d.r.). Ma viene anche lui, oggi (alla conferenza stampa degli ex Lc a Milano, n.d.r.)?
F. Quando dicono l'ignoranza italiana: è spaventosa, eh? Dopo "tutti quei libri che ha scritto su Gandhi": libri al plurale! Speriamo che ad Adriano facciano leggere i giornali, almeno da questo punto di vista si fa forse quattro risate, perché è veramente incredibile, guarda!

Ore 23.58. Randi, appena rientrata con Carlo Panella a Firenze da Milano dove s'è svolta la conferenza stampa degli amici di Sofri, chiama una donna (D) a Roma: probabilmente Roberta La Capria, giornalista di Repubblica e moglie di Carlo..
D. Lo sai, c'era la conferenza stampa alla televisione. E si vedeva te, ma non sai quanto eri carina... Sembravi una bambina.
R. Beh, meno male, almeno questo.
D. Tutta per benino, con la faccina da una parte.
R. Speriamo che serve a qualcosa.
30.07.1988 ore 0.44. Carlo Panella parla con tale Mirella.
C. Hai visto il telegiornale?
M. Sì, l'ho visto.
C. Tutti con Marco, è andata bene.
M. Sì.
2.08.1988 ore 22.03. Settimio Conti detto Tit (T), segretario di Marco Boato, chiama Randi.
T. Ti volevo dire che ha chiamato Gianna Nannini.
R. Ah sì?
T. Firma (un appello pro Sofri, n.d.r.).
R. Ah, questo lo sapevo, ma sono molto contenta. Mi sembra molto carino.
Ore 22.17. Randi parla con l'amica Sandra.
R. Noi siamo stati in questi giorni, sono stata sempre al Senato (nell'ufficio del senatore Marco Boato, n.d.r.)... e abbiamo fatto quell'appello che hai visto oggi di Natalia (Ginzburg), Moravia, quelli lì. Poi abbiamo preparato un altro appello molto più ampio: ci saranno sessanta firme di parlamentari, giornalisti, scrittori, pittori, Gianna Nannini, insomma tutti quanti. Più un terzo appello ancora di tutti gli ex militanti.
S. Bello, questo (...) Ieri sera ho sentito lo speciale Tg1.
R. Mentana (Enrico Mentana, allora alla Rai, n.d.r.) è stato bravo, vero?
S. Molto. A me non è dispiaciuto neanche Marco Boato, però.
R. No, loro se la sono cavata, eh? Enrico (Deaglio) era distrutto, era appena sceso dall'aereo (proveniente da New York, n.d.r.), era pieno di fusi orari, però insomma, ora si riprenderà e prenderà in mano magari quella parte della situazione (...) Io mi concentro sulle firme da raccogliere...
S.Ti dico: io non sono nessuno, ma se c'è bisogno io firmo.

R. Eh, ma tu praticamente sei una ex militante anche tu. E allora domani ti metto.
S. Ecco, benissimo.
R. Perché lì ce ne sono centinaia e centinaia, migliaia insomma.
S. Sì, metti tranquillamente senza problemi.
Ore 22.31. Randi chiama Gianni Sofri, fratello di Adriano.
R. Ho trovato... una lettera di Fabrizio D'Agostini.
G. Chi è, quello della televisione?
R. Non lo so chi è... ma non è quello lì, il giovane pazzo? Non lo so.
G. Una letterina di che tipo?
R. Di solidarietà. (Randi parla ora dell'appello di politici e intellettuali, n.d.r.) A un certo punto è arrivato al Senato Covatta (senatore del Psi, n.d.r.) che ha messo la sua firma.
G. Io non so se è stato giusto fermare ancora per un altro giorno questo appello... Secondo me è stato un po' un errore, perché andava molto bene che il giorno dopo questo immondo articolo di Scalfari (Eugenio Scalfari, direttore di Repubblica, n.d.r.)...
R. Veramente una cosa, Gianni! Io vorrei andare a fargli la cacca sull'uscio, guarda.
G. Se dobbiamo rinviare di un giorno (l'appello), usiamolo bene per avere molte altre firme, perché in realtà quell'appello è buono, cioè ha molti firmatari, però molti mancano.
R. Perché agosto, perché non siamo stati sufficientemente organizzati... E' stato fermato appunto per via di Covatta, per non lasciarlo completamente solo, per aggiungere un po' di altra gente. Siccome lui ha un nome pesante... non è come Corleone e quegli altri. (Randi legge a Gianni la lettera di tal Fabrizio D'Agostini, n.d.r.)
G. E' un giornalista, secondo me.
R. Sì, è probabile. Penso che è una firma che si possa eventualmente aggiungere domani.
G. Beh, no, se non lo interpelli.
R. Sì, naturalmente interpellandolo.
G. Ma come fai? Bisognerebbe scoprire qual è il suo giornale. Non c'è niente sulla busta?

Ore 23.43 Randi parla con l'amica Sara, sempre per l'appello.
S. La Nazione e Repubblica fanno schifo. Oggi c'era il fondo di Scalfari, l'hai letto?
R. No, è allucinante, proprio, guarda...
S. Noi abbiamo detto che non lo compriamo più.
R. E' proprio una cosa vergognosa.
S. Un cesso, un cesso.
R. Sì, sì, no, a me mi è venuto proprio come (si dice) in Toscana, di andargli a cacare sull'uscio di casa, proprio.
Ore 23.59. Randi chiama l'amica Nora.
N. Mimo (Pinto, n.d.r.) dice che prima finiamo questa cosa degli appelli...
R. (...) Bisognerebbe cercare di farla uscire bene sui e anche presto domani... in modo che loro (i giornali) ce l'abbiano abbastanza presto.
N. Comunque non è che pubblicano tutte le firme: mettono i principali firmatari e ne omettono tante altre... Bisogna vedere se la crema -diciamo- di quelli che hanno già firmato è sufficientemente rappresentativa oppure no.
R. Ma io penso di sì... a me mi ha molto colpito questo fatto che sia venuto Covatta al Senato, eh?
N. Bravo Covatta.
R. E la sua firma è abbastanza pesante, eh? Cioè, più di Corleone, diciamo, no? Capisci?
N. Tipo ribeccare allora Piro. Tutti quelli di Democrazia Proletaria.
R. (...) Poi mi ha telefonato Roberto Barni (un pittore, n.d.r.).
N. Ha firmato?
R. Sì (...) Anche sua moglie. Anche se Chiara dice che Roberto Barni è il peggior pittore dell'Occidente...
N. (...) Poi dobbiamo discutere di dove far uscire l'appello degli ex-militanti, perché mi sa che l'unica cosa reale che si può fare subito sarà il manifesto.
R. L'unica altra possibilità è comprare una pagina di un giornale.
N. Sì, ma la Repubblica manco morta.
R. No, guarda, ho deciso di andargli a cacare sull'uscio, come dice Marco.
N. Sì, esatto, qui bisogna organizzare uno sciopero collettivo, dare una parola d'ordine di non comprare la Repubblica, oppure comunque, insomma è uno schifo... Lo sai che uno di quei due cronisti, quel Fabrizio non si come Ravelli, sarebbe il marito di...
R. Di Alice? Sì.
N. Mannaggia la miseria (...) Giorgio Bocca è stato bravino, eh?.
R. Sì.
N. E Ferraioli è molti bravo sul manifesto. Infatti gli esseri pensanti dicono delle cose buone. Ma ci sta un sacco di teste di cazzo in giro. Comunque io sto diventando ottimista, Randi, lo sai? (...) C'è una grande attesa per domani (quand'è previsto il primo interrogatorio di Sofri, n.d.r.). L'unica eventualità è che l'interrogatorio si porti avanti per più di otto ore.
R. Sì, eh, infatti, questa è un po' la preoccupazione perché hai visto, rimandano, ora stanno cercando il palo. Mamma mia!
N. Marco (Boato) ha parlato con Enrico (Deaglio). (...) Poi diceva di occuparsi di cercare di capire chi è questo avvocato di Marino (l'avvocato Maris, n.d.r.), che pare che sia proprio una testa di cazzo clamoroso.

3.08.1988 ore 00.09 Roberta La Capria (Ro) chiama Randi e la informa sul dibattito interno a Repubblica.
Ro. Ho saputo che (Paolo) Flores d'Arcais (direttore di Micromega, n.d.r.) cercava di scrivere un pezzo su Repubblica, e gli è stato trombato. Doveva uscire oggi, e invece gli è stato sequestrato, diciamo, e oggi in una riunione di redazione c'è stato un gran casino. Sandro (Viola, n.d.r.) ha fatto un po' di casino, facendo delle accuse molto pesanti a Scalfari e pare che la maggior parte dei presenti erano d'accordo con Sandro e quindi questo pezzo di Flores verrà sbloccato.
R. A Scalfari gli andrò a cagare sull'uscio.
Ro. Non c'è bisogno, perché gli cagano sull'uscio in parecchi, adesso.
R. Sì, sì, ma ci devo andare anch'io.
Ro. Ma Sandro nella riunione l'ha accusato di un atto di meschinità. E questo è veramente molto grave, dal momento che sono amici da sempre. E molti gli hanno dato ragione, moltissimi, perfino Magagnini che è il caporedattore, che è un comunista di quelli di merda proprio.
R. Ma proprio piccino (Scalfari), vendicativo.
Ro. Non è che un pezzo di merda.
R. Mamma mia, una cosa che non lo so, da mandarlo in analisi proprio.
Ro. Mandarlo in analisi? E' proprio quello che dicono. Se non altro, la cosa positiva è che questo gli costerà molto anche da parte dei suoi lettori (...) Mi ha telefonato mia madre e mi ha detto che Francesca Sanvitale (scrittrice, n.d.r.) non ha firmato... e anche quella lì erano amici di Adriano...
R. Sì, infatti, però lo stanno firmando tutti. Una sessantina di nomi... Per esempio è arrivato lemme lemme Covatta, mi ha dato tanti bacini e ha messo la firma sua. Poi stasera ha telefonato dalla Svizzera Gianna Nannini.
R. Ah, Carlo (Panella) vuol sapere del colloquio Boato-Martelli.
R. Non so nulla. Lo sapranno loro. Lo saprà solo Marco.
Ore 10. Randi parla con un'amica (A).
A. Senti, mi sono venuti in mente dei nomi, ho guardato un po' l'agenda di Piro. Dei nomi possibili di Firenze... Gente tipo padre Balducci (Ernesto Balducci, frate "progressista", n.d.r.) può andar bene?
R. Eh... Io volevo assolutamente Bogiankino (Massimo Bogiankino, intellettuale di area socialista, futuro sindaco di Firenze, n.d.r.)... Senti, vieni con me a cagare sull'uscio a Scalfari?
A. Non ho capito un cazzo.
R. Con me a far la cacca...
A. Ma ti rendi conto questo Scalfari? Io avevo pensato di disdire la mia domanda di pensione dal Ministero, perché non posso lavorare in quel giornale, Randi. Perché hanno detto tanto male del povero Paese Sera: non so, avrà scritto delle cose più o meno forcaiole, ma insomma nei limiti. Ma questa di Scalfari va al di là di ogni umana...
R. Ma è da ricovero in manicomio.
A. Non ci voglio andare alla Repubblica, nemmeno morta.
R. No, ma si va lì e gli si sputa, almeno.
A. No, ma lo voglio picchiare, non voglio andare a lavorare da lui. Ma poi, vigliacco, lo scrivesse prima, quando quell'altro (Sofri) è fuori e fa mostra nel mondo, questo stupido. E non approfitti di ora... Una cosa vergognosa, ... che va al di là di ogni ignobiltà umana.

7.08.1988 ore 10.31 Randi, appena tornata da Milano dove ha incontrati per la prima volta Adriano Sofri in caserma dopo l'arresto, chiama l'amica Andreina (A).
A. Com'è Adriano, tranquillo?

R. Sì.

A. Va bene, allora speriamo che la finisca presto.

R. Sì sì, no no, stava tutto allegro, guarda... E' un po' dimagrito, per cui era più carino.
8.08.1988 ore 13.07. Bianca Stancanelli (B) di Panorama chiama Randi.
B. Noi del giornale vorremmo sapere se è possibile chiederti una chiacchierata su Adriano. E soprattutto chiederti se ci dai delle fotografie di Adriano.
R. Io stavo giusto portando delle foto su a Milano. Adriano addirittura mi aveva detto di portarle a Grazia Neri (celebre fotografa, titolare dell'omonima agenzia milanese, n.d.r.) perché ha bisogno di venderle.
B. Ma questo si potrebbe fare anche con Panorama... Al giornale interesserebbe anche questo memoriale che Adriano sta preparando. Vuoi parlarne prima con lui? Ci risentiamo?
R. Sì. Io vengo su a Milano stasera, per tutta la settimana.

Ore 13.20. Claudio Rinaldi, direttore di Panorama, avvertito dalla Stancanelli, chiama Randi.
C. Io avevo detto a Gianni (fratello di Sofri, n.d.r.) che se la merce (le foto) è in vendita, allora parteciperei volentieri anch'io... Siccome oggettivamente le foto che ci sono in giro presso le agenzie fanno schifo tutte, sono pochissime, sono praticamente finite, e siccome purtroppo questa storia andrà avanti per un po', allora quella roba lì certamente può essere venduta. E io sarei interessato anche a comprarla, se voi siete d'accordo. (...) Gianni mi diceva che Adriano era in ballo con due libri: uno la storia, il diario di questi anni, l'altro invece una raccolta... Al che gli ho detto che per il primo la Mondadori era disponibile a farlo... Se fosse una cosa che si fa molto in fretta ed è abbastanza breve, entro 200 pagine, allora si potrebbe eventualmente pubblicarlo su Panorama, cioè fare addirittura una tiratura di 500 mila copie e darlo insieme con Panorama.
R. Bisognerà sentire Adriano cosa ne pensa... Ora si può comunicare con Adriano.
C. Potrei anche scrivergli io, per esempio
R. Sì, riceve tutto. Diciamo: è molto ben trattato, non ci sono problemi.
C. Senti, allora, per queste foto tu magari cerca di fare una scelta, la più ampia che puoi.
Ore 14.57. Randi chiama Gianni Sofri.
G. Io non gli venderei tutte le foto (a Rinaldi, n.d.r.), perché se poi qualche altro giornale le vuole, come si fa? Rimangono senza? Digli che non vorresti poi trovarti in una situazione imbarazzante nei confronti di altri giornali e riviste che te le chiedessero. Digli se ne puoi conservare qualcuna, o vendere ad un'altra agenzia.
R. Giovedì bisogna che io vada da Adriano. (...) Eh, gli volevo dire un paio di cose, perché per esempio Giuliano (Ferrara) muore dalla voglia di fargli un'intervista. Però parte venerdì, per cui bisognerebbe riuscire a vedere...
G. (...) Anche Rinaldi dovrebbe andare a trovarlo (...) Tu hai fatto quest'intervista con Giuliano?
R. No.

G. E come mai?

R. Mah, perché guarda, Giuliano aveva molto da fare, ha delle persone lì (al mare, n.d.r.), ha detto che ci vedevamo oggi. Ma non avevo voglia di stare lì in mare, tutte queste storie, questa gente... Comunque se lui riuscisse ad andare in carcere sarebbe molto più interessante. Invece questa Bianca non so chi di Panorama mi chiede di fare una chiacchierata... magari vedo Rinaldi e chiedo a lui. Poi stasera ci dovrebbe essere Boato, anche, a Milano, no? Va beh...

a cura dello staff tecnico democrazialegalita.it




Il giallo di Lotta Continua «made in Usa»

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di Antonio Selvatici

Torna l’attenzione sul terrorismo degli anni Settanta: su quegli anni, «formidabili» per qualcuno, ma in realtà tragici, ancora oggi, vi sono degli aspetti non ancora chiari. O meglio, su cui probabilmente si è preferito non indagare a fondo. Riguardo Lotta Continua movimento politico vi è ancora una questione in sospeso che fino a oggi non ha avuto soddisfacente risposta. Perché il quotidiano Lotta Continua veniva stampato da una tipografia gestita da americani? Perché il movimento estremista, comunista, movimentista ed extraparlamentare che era contro la borghesia, contro le multinazionali e contro l’America imperialista usava una tipografia «made in Usa»?
Cosa c’entrano gli americani con il foglio Lotta Continua? Cosa c’entra l’intelligence statunitense con il noto quotidiano dove professionalmente si sono formati molti brillanti giornalisti? La stessa domanda la posi ad Adriano Sofri quando andai a intervistarlo. Mi mandò a quel paese. Attendo ancora una risposta. La questione è nota a pochi. Per ricostruirla occorre andare in Camera di commercio e chiedere la stampa delle visure societarie. Quindi legare gli sterili dati camerali agli avvenimenti del periodo. L’intera vicenda si svolge a cavallo degli anni Settanta quando «i berlingueriani non avevano più nulla da offrire alla classe operaia», di conseguenza non rimaneva che volgere lo sguardo sempre più a sinistra. Oltre il Pci. Per diffondere l’ideologia estremista in contrasto con quella più moderata e «ufficiale» di Botteghe Oscure, a partire dal 1969 vennero costituiti alcuni fogli «di lotta».
Tra i tanti, alcuni ebbero fortuna, altri, chiusero dopo pochi numeri. Lotta Continua inizialmente uscì a cadenza quindicinale, poi divenne un quotidiano. I militanti appresero la notizia della trasformazione del loro foglio di riferimento in quotidiano nell’agosto del ’71 nel corso di un affollato convegno che si tenne a Bologna. Come promesso (direttore Adele Cambria) l’11 aprile ’72 uscì il numero uno di Lotta Continua quotidiano (registrazione del Tribunale di Roma 14.442 del 13 marzo ’72). Aggressivo il titolo d’apertura della prima pagina: «Così i padroni della Dc si preparano alla guerra civile contro i proletari». Una nota importante: bisogna sapere che quasi sempre la società che «produce» un quotidiano non è la stessa che fisicamente lo stampa. Una cosa è l’editore, i giornalisti che scrivono, altra lo stampatore. La redazione del quotidiano militante si trovava a Roma in via Dandolo al civico 10. Anche la stampa si faceva nello stesso edificio: incaricata era la società Art Press. Una società a responsabilità limitata con oggetto sociale «l'esercizio dell'attività tipografica ed editoriale». L'Art Press venne costituita a Roma il 1° dicembre ’71, pochi mesi dopo l’annuncio fatto durante il convegno di Bologna. A sorpresa nella compagine societaria troviamo degli americani. Amministratore della piccola stamperia risulta essere Robert Cunnigham junior, nato nello Stato dell’Ohio. Nella stessa strada vi era la Dapco che stampava Daily American, il giornale degli americani a Roma, ancora una volta, amministratore era un Cunningham. Alla fine del ’75 il quotidiano Lotta Continua si trasferì in via dei Magazzini Generali al civico 32/a (direttore Enrico Deaglio). Cambiò sede e cambiò stampatore: questa volta i fogli scorrevano tra i rulli della Tipografia «15 Giugno» con sede nella stessa via, ma all’attiguo civico 30. Tra i soci della nuova tipografia, con una quota minoritaria, vi era anche il solito Robert Cunningham junior (insieme, tra l’altro, a Marco Boato).
Non distante dalla Tipografia «15 Giugno» si trovava la società per azioni Rome Daily American che stampava in lingua inglese il quotidiano degli americani che vivevano in Italia. Per ribadire la liaison tra la via Dandolo e i legittimi interessi statunitensi, va segnalato che a partire dal dicembre 1982 allo stesso indirizzo dove si stampava Lotta Continua si insediò la società Am.P.Co. Srl, American Publishing Company, società a responsabilità limitata. E nuovamente troviamo Robert Cunnigham junior a ricoprire la carica di amministratore unico. Naturalmente avere ricoperto cariche societarie in società che stampavano il famoso quotidiano Lotta Continua non costituisce reato: ognuno è libero di spendere o investire soldi o tempo come meglio crede. Non mi meraviglia se uno o più membri della famiglia Cunningham abbiano amministrato o abbiano ricoperti altri incarichi in un’azienda che stampava il quotidiano Lotta Continua. Ciò che fa alzare il sopracciglio è la posizione della dirigenza, o di chi sapeva, in Lotta Continua. Come faceva il movimento extraparlamentare di sinistra a conciliare una politica apertamente anti-americana quando i soci della stamperia venivano da Oltreoceano

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Lo schifo oltre lo schifo
Non c’è niente di più simile alla rete fognaria di una metropoli monnezzara e cagona, che la rete mediatica dei nostri giorni. Ci sono canali con acque più o meno nere. Qui parlo della cloaca massima. Di un gaglioffo strascreditato, sia per la prosa tortuosa e fuffarola, sia per ciò di osceno quella esprime, condannato x-volte per omicidio e scampato alla totalità della condanna grazie ai suoi atti di sconcio asservimento alla criminalità organizzata ufficiale, burina o cosmopolita, c’era da aspettarselo- Ci sono anni di precedenti del suo sicariato mediatico (“Panorama”, “La Repubblica”, “Il foglio” del commilitone Ferrara) ovunque la necrofagia dei predatori finanziari e militari potesse avvantaggiarsi dei suoi miserabili puntelli. Adriano Sofri, spurgo tossico dell’intellighenzia nazionale, dopo essere stato il leader di un’organizzazione di cui si fece indegno, Lotta Continua (ero al giornale con lui, lo presi a cazzotti per la sua dispotica arroganza), è risalito la scala della rispettabilità pubblica offrendo lieto, piolo dopo piolo, il prezzo dell’autodistruzione morale e politica. La scala è lunga quanto gli anni che lo separano dai servizietti a Craxi. Un ristretto florilegio: le falsità, commissionategli dai servizi segreti bisognosi di pretesti per distruggere Jugoslavia e Serbia, sulle stragi del mercato di Sarajevo, 1993 e 1995, attribuite ai serbi e provate dall’inchiesta ONU responsabilità del compagno fascista Itzebegovic; la satanizzazione di Saddam e dell’Islam, il soffietto democraticista alle destabilizzazioni e ai golpe delle varie rivoluzioni colorate, l’avallo alle mistificazioni dell’11 settembre e seguenti, la militanza alla Apelius per ogni crimine di guerra, l’intimità con i nazisionisti perfino su Gaza… Non se ne è lasciata mancare una, Sofri, di occasioni per dare il suo contributo alle dittature e ai terrorismi del Capitale. 


Riassumo le tracce che questo muselide ha evacuato su La Repubblica il 24 agosto scorso. “Sogno una polizia del mondo, catastrofica la rinuncia ad abbattere Gheddafi, irresponsabile non distruggere con tutti i mezzi la tirannide sanguinaria di un buffone, buffone sanguinario che pianta le tende a palazzo Marigny, mentre Sarkozy sfotte l’ottimo Bernard Henry Lévy che lo rimprovera di averlo ricevuto” (questo pagliaccio reazionario, pseudofilosofo come il nostro cacasenno da robivecchi della letteratura, caricatura goblin del pensiero politico, cantore di ogni infamia, è di Sofri il modello supremo). E poi avanti: “fare stragi di civili per abbattere regimi è la contraddizione largamente inevitabile nelle relazioni internazionali; chi vi si sottrae per rispetto alla cosiddetta sovranità nazionale (cosiddetta!) si fa complice attivo di crimini immani”. Trema, Sofri, al pensiero di “cosa sarebbe accaduto alla popolazione indifesa di Bengasi se la Nato non avesse impedito ciò che Gheddafi e i suoi ferocemente giuravano”. Che Gheddafi non ha mai giurato, né immaginato, ma che i briganti del golpe hanno attuato oltre ogni immaginazione splatter darioargentesca. 




Non rinunciando a nessuna leccatina ai piedi di coloro a cui deve farsi perdonare, non tanto l’assassinio (si trova tra compari), ma di aver alimentato e organizzato una speranza rivoluzionaria, Sofri pietisce attenzione e remunerazione ai carnefici dissotterrando altri pezzi dall’obitorio: “Sebrenica, Ruanda, Kosovo, il Tibet, gli Uiguri”. Autocastratosi sul piano dell’originalità ideologica, Sofri è ridotto a copiare gli ordini di servizio di Cia, Mossad, MI6 . E meno male che c’è un Tribunale Penale Internazionale che incrimina esclusivamente personaggi dalla pelle più scura e che non stanno alla disciplina della Gestapo planetaria. Peccato che questa benedetta polizia del mondo, dall’ “efficacia universale” contro chi sfugge al brigantaggio di cui Sofri è canarino, quel debosciato di Ban Ki Moon non sappia metterla in piedi. Ma menomale – è questa è grossa – che “Obama ha mostrato di stare dalla parte della primavera nordafricana”. Di quella normalizzata dai generali e fantocci USA-UE in Egitto e Tunisia. Mica dell’altra, quella che l’Obama arabo e primaverile ha lasciato e lascia triturare in Bahrein e Yemen, con migliaia di morti, di cui ci si compiace, mentre si è goduto dei diritti umani importati a Gaza da Piombo Fuso sulle ali dei bombardieri e dei missili d’uranio e fosforo forniti dagli Usa. E menomale che Sarkozy – e questa è ancora più fetida – “forzò la mano a Lega Araba e ai liberatori e salvatori dei diritti umani del Qatar e degli Emirati”, peraltro impegnati a sterminare ribelli dalle loro parti, “e proclamò l’impegno giacobino della Francia ovunque siano minacciati la libertà dei popoli e la democrazia”. Aspettiamo una prossima rettifica storica dell’eccidio degli indiani d’America, inizio di un pallottoliere sul cui il nostro vorrà calcolare i trionfi della democrazia Usa.. Poi l’omuncolo si adira: “Ma come la Libia sì e la Siria no?” Per favore, anche se non c’è il petrolio (questa gli è sfuggita), “in Siria sì”. 20mila morti, almeno, in Libia non bastano a questo botolo mannaro. Il lugubre ruffiano, come ho detto, non si nega nulla e a forza di “interposizione e prevenzione” da generalizzare (alla jugoslava o irachena, 1.5 milioni di vittime dell’embargo) arriva all’auspicio che lo consacra quanto da trent’anni cerca di essere: al meglio un buffone di corte, al peggio un bruffolo della metastasi del capitalismo impegnato nell’estinzione planetaria: “l’intervento di terra, fosse pure a costo della sporca nozione di guerra mondiale”. Quel “sporca” era un atto dovuto all’ipocrisia, che si sa madrina del vizio. Giacchè “ l’esclusione di ogni intervento di terra”, per completare la mattanza, “è un feticcio ingiustificato e anche odioso, espressione del culto imbelle dei nemici di principio di ogni ingerenza”.


Il sogno supremo di Sofri? Un paese democratico e custode dei diritti umani come il Qatar, generosamente precipitatosi in soccorso di una Libia che detiene un petrolio assai più apprezzato del suo, che non aspetta altro che installare sul trono della repubblica rivoluzionaria l’erede dell’illuminato monarca Idris e che dunque viva la vita felice dei sudditi di una famiglia Khalifa Al Thani che dal 1824, per grazia di ottomani e inglesi, ha potuto servire efficacemente i padroni coloniali facendo dello Stato proprietà privata sua e dei soci di maggioranza esteri e dei suoi abitanti un popolo disperso che nome non ha. Per Sofri, l’emiro del Qatar è del mondo arabo, anzi, del mondo, il battistrada.
Ce n’è per vomitare ancora. Quanto, tuttavia, qui si è rigurgitato di sofrismo dovrebbe bastare per annichilire nella vergogna anche l’ultimo stronzo nostalgico del “leader di Lotta Continua”. Questo è il suo finale: “Siamo liberi, abbiamo gridato noi nel 1861, o nel 1945… furono belle giornate”. Già, per te che ti maceri nel rimpianto di non aver potuto essere un Crispi, o un Junio Valerio Borghese 


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