02/10/10

La Cricca,brutta fine degli uomini del Compromesso Storico.

Finalmente un momento di verità, utile a capire i mascheramenti dell'una e dell'altra contea giornalistico
mediatica. Per capire il titolo del post, occorre rifarsi al termine "cricca", usato dai pm fiorentini e perché ho messo Veltroni,


('Al museo del coso... a Firenze... lì ci vuole un contratto con i coglioni...'

Repubblica — 11 feb 2010 pag 5 «PER il Nuovo Teatro della Musica ci vuole un progetto coi coglioni». L' imprenditore Anemone colloquia al telefono con il suo collaboratore Antonio Monterotti. In questa e in altre conversazioni si parla dell' intervento fiorentino, quello che conosciamo come parco della musica che sorgerà alle Cascine e che con il suo grande auditorium sostituirà l' attuale salone del Teatro Comunale. E' l' estate del 2008. «Alle 16.48 del 28 agosto 2008 - riassumono gli investigatori nell' ordinanza di custodia cautelare - Anemone chiama Monterotti e gli riferisce che sta andando a Venezia per la cerimonia della posa della prima pietra del nuovo palazzo del cinema... Monterotti ribatte di essere stato in mattinata a Firenze a fare un sopralluogo, riferendosi al Nuovo Teatro i cui lavori sono stati affidati alla Sac di Emiliano Cerasi e gli ),

occorre andare all'articolo de Il Giornale, (qui) ma a dire il vero, basta leggere alri pezzi, anche sul Corriere oltre che su Repubblica, magari nascosti in 8a pagina, per capire quanto quel mondo politico affaristico sinistroide è impantanato, forse anche più degli uomini del ministero e imprenditori collegati. Così, mentre da Santoro, Nicola Porro si produce in una difesa divertita di tutto il clan Bertolaso-Verdini, gli uomini di Santoro nascondono abilmente i legami tra Fusi, Consorzio Etruria, Lega Coop Toscana, e tutta la GALASSIA EDILIZIO-APPALTATIVA, mostrandoci un Fusi sereno, solare, irridente, addirittura ironico e divertito (ne ha motivo, conoscendo tante di quelle cose, che se mai le dicesse, farebbero probabilmente impallidire, anche se non si muoverebbe nulla, perché sappiamo che situazioni granitiche ci sono in essere a Firenze, Bologna e Roma).

Fa bene Eugenio Scalfari a rivolgere le sue 10 domande a Bertolaso, quando si considera solo la parte alta, quella sotto gli occhi di tutti, di un'inchiesta. Ma Scalfari non si porrà mai la domanda sul perché un architetto, quello da cui sono stati presi i termini "ambiente liquido", suo ottimo amico, era chiamato a Roma, "l'architetto di Veltroni", aggiudicatosi una quantità inane di progetti pubblici. Eugenio Scalfari, eh si, il Grande Vecchio del Giornalismo, di quella schiera che mai accenderanno un PC per leggere un comune, banale BLOG. Tutto quel sottobosco paludoso, melmoso e vischioso che fa dire al pm "cricca", per noi non è solo quella del ministero e del Bertolaso, ma soprattutto la cricca delle coop rosse, delle strette relazioni tra sindacati locali e coop e amministratori pubblici, al punto da non essere capaci di distinguere, in quella girandola di scambi di posti e posizioni, gli uni dagli altri.

E questo, inevitabilmente nel Lazio, Toscana, e Emilia-Romagna, con l'appendice Umbra, anch'essa avvitata in quella spirale di mega centri commerciali, dove gente inebetita, va a trascorrere il tempo libero. Prima si costruiscono i megacentri, le multisale, e poi si mettono i negozi, gli articoli, i prodotti. Nel mezzo, come pesci in processione, il tragico corteo di ragazzini e signore, alla ricerca di socializzazione, tra un gelato alla vaniglia e un hot dog con salumi ruspanti; tra una grif made in Valdarno e un cd di Jovanotti. Il consorzio costruisce il mega centro, poi arrivano i commercianti a smerciare i loro prodotti, di buona qualità, fatti anche da quelle stesse coop. e per i loro dipendenti. Da ultimo, i festanti e tragici, sotto forma di ragazzine in caccia dell'ultima griffetta o del telefonino ultimo colore.

Nelle reti televisive locali, intanto si manda in onda un programma, con tanto di prete e sindacalista, in cui discutere se anche alla domenica, le commmesse debbano lavorare nel centro commerciale, non potendo andare alla messa: sarà mica peccato? Aspettiamo che nel centro commerciale si apra anche una piccola cappella, magari con annesso servizio di Onoranze Funebri, tutto compreso. Come dice signora Pina? Ah, ci sono già? Mi deve capire, io il latte lo vado spesso a prendere da un contadino a tre km da casa, la sera alle otto, ancora tiepido, quando posso e solo perché lo conosco. Fino a quando non lo obbligheranno a conferire il latte al Consorzio. Ma non è quello che si dice da anni, degli ex uomini del defunto PCI? Dalla Falce & Martello alla Calce & Cemento, alla Spesa & Carrello. Gli astuti ex PCI, ex PDS, ora DS, capito che dopo gli assetti usciti dal Governo Nixon, tra il '72 e il '74, visto che la fabbrica del mondo sarebbe stata spostata in Cina e altri paesi esotici, si è pensato di sostituire al martello e alla falce, i meno nobili ma più moderni strumenti dell'abbuffata contemporanea.

Chi se ne frega dei sacchetti di plastica e dei tetrapak, li bruciamo, e infine li sottoponiamo a un processo magico: la termovalorizzazione. Brucio della merda e tiro fuori un poco di energia, acqua, e un filino di merda in polvere, di quella tremenda. Qualcuno ci muore? e allora? Il nostro ex ministro alla salute Veronesi, fior di scienziato (ma quali studi ha prodotto, me li dite? io non li ho trovati, né c'è un curriculo su internet da consultare e ho imparato a non dare nulla per scontato), va in giro a proclamare il verbo: gli studi dicono che dove ci sono i termovalorizzatori i tumori si abbattono in confronto a chi non li ha vicini. Prendete la merda secca e i fumi degli inceneritori e scaricateli nella clinica da 100 milioni di euro di utili all'anno del Veronesi, dove capeggia nella targa degli sponsor, Veolia, multinazionale francese della termovalorizzazione. E non ditemi che anche questa è una palude melmosa. Però il Veronesi afferma che non c'è alcuna Veolia tra i suoi contributori. Come si fa a credergli?

A breve ci sarà un'operazione verità sui conti pubblici, debito italico e reale tasso di disoccupazione. Non mi faccio illusioni: conosco da tempo che razza di conformisti ci venivano a contrastare nelle piazze, con in mano i simboli del sindacato e della falce e martello; e quanti erano, in confronto a noi, sparuto drappello ululante. Li conosciamo bene, ma loro non hanno mai conosciuto altrettanto bene noi, non ne avevano né l'interesse, né la voglia, tutti presi dalle direttive del grande capo, il granitico Berlinguer, l'uomo che assieme a Moro aveva messo in piedi un tentativo di Compromesso Storico, un inciucio da quattro soldi, come noi lo definivamo. Compromesso storico, andatevi a vedere perché Berlinguer lo aveva definito in quel modo, uno spasso, altro che Popper o Putnam.
 
Nel mezzo a tutte queste frasi da mago Silvan della semantica, ci stavano allora come ora, gli accordi locali, le spartizioni regionali, le ruberie, il sacco del territorio e tutto il resto. E finiamola di dire che se il Berlinguer vedesse quello che succede oggi chissà che penserebbe: lo aveva già visto, in Toscana, Emilia Romagna, Lazio. E già aveva visto chi era Craxi, con cui però non disdegnava di fare i governi regionali quando serviva battere la DC (politica del doppio forno si diceva, per alludere a Craxi e al PSI che stava al governo e poi nelle regioni si alleava anche con il PCI: ma non valeva anche all'incontrario?). Oggi invece è tutto diverso e netto: se mi serve qualcuno lo tiro direttamente dentro il partito o lo faccio nominare ministro o sottosegretario. Basta che serva.

http://www.rollingstonemagazine.it/magazine/mario-luzzatto-fegiz-sara-mica-un-lavoro-questo