02/10/10

La storia di Enrico Berlinguer e parentela.

Di 4 figli, 2 donne e due maschi, tutti sono sistemati bene, tra Rai e Mediaset.

Gente, vabene che di Rivoluzionari al caviale si trattava prima e oggi non c'è altro che caviale, ma far passare tutta questa gente, (compreso la moglie di Telese) come lavoratrici e lavoratori che si guadagnano da vivere con il loro lavoro, su via! Per non parlare dei fratelli, sorelle, cuggini (come dicono a Roma) e compagnia cantante. Eh, noblesse oblige.
Comunque sono in preparazione delle note più precise sulla vita personale dei Berlinguer e parentela. Intanto leggetevi qui (roba non nostra, chiaro, comunque in rete in italiano non si trova altro, discorso diverso è qui al forum dailypaul /gate ita, dove però i topic sono in inglese e spesso non leggibili (con BB code chiusi).

scritto da alberto marini il 03/10/2010  Luca telese La7Free Image Hosting at www.ImageShack.us

Prima di passare al tema principale, vi riporto un discorsetto che forse, quelli de La Terrazza avrebbero potuto inserire nel loro film, in occasione del discorso che il diriggente politico (Mastroianni, sempre bravo), pronuncia dal pulpito:
 «progressivo e inarrestabile trapasso dell'umanità dall'epoca del capitalismo e dell'imperialismo a quella del socialismo», da compiersi, va da sé, attraverso un «processo rivoluzionario su vie nuove».Dal XV congresso del Pci, Enrico Berlinguer (e sarebbe bene che li mettessero online i verbali dei congressi, come i documenti che si trovano nell'archivio storico del Comune di Pistoia, dove si parla chiaramente di un progetto o complotto per sovvertire lo Stato, a metà anni '60, anche se Scalfari e Lino Jannuzzi non ne hanno mai parlato. Documenti secretati fino alla morte dell'ultimo personaggio con cariche pubbliche, e chi vuole CAPIRE CAPISCA. Ha proposito, sono sicuro che quei documenti faranno una brutta fine).

Eccoci a La Terrazza, un film di Ettore Scola del 1980, dove ben altri discorsi vengono messi in bocca a Berlinguer Mastroianni e si noti, a soli pochi mesi dal discorso estratto sopra. Una doppia mistificazione o dissimulazione: quella di Berlinguer, che si guarda bene dal parlare di Rivoluzione e quella di Scola e suoi coautori, che contrabbandano e mistificano una realtà politica e personale, con una storia in cui il personaggio politico è estratto a secco, e collocato in un contesto dove la passione per la giovane compagna ha il fugace sopravvento.
Free Image Hosting at www.ImageShack.us
Perché su La Terrazza si scatenò la critica degli intellettuali, giornalisti e scrittori di sinistra, di quel mondo vicino o organico al Pci? Provate a cercare una risposta e capirete tante cose, tenedo presente che non è dall'aver il film toccato nel segno, quanto aver presentato delle figure intellettuali in modo assolutamente tipico, stereotipato, falsamente ambiguo ma in realtà compiaciuto e fiero di sé: quel dirsi in faccia di tutto e poi apparire in pubblico con la maschera del sorriso e dell'imperturbabilità.
Come finisce la storia tra Gassman-Berlinguer e Giovanna, la giovane militante? Nel modo più ipocrita e scontato: si lasciano.

Due anni fa, Enrico Berlinguer è finito tra le pagine del Dictionnaire des homosexuels et bisexuels célèbres di Michel Larivière, dopo una rapidissima nota biografica che fa nascere Berlinguer a Padova (dov'è morto) anziché a Sassari, trascura definitivamente una moglie (Letizia Laurenti) e quattro figli (Bianca, Maria Stella, Marco e Laura) e lo tratteggia così: «L'assenza di legami femminili, nonché il suo grande rigore morale, forgiano presso le masse operaie l'immagine di un giansenista e di un puritano. Ma chi gli stava vicino sapeva che il suo carattere taciturno adombrava un rapporto conflittuale con l'omosessualità».
In Terrazza c'è un ciclista, di Paolo Mauri La Repubblica 1980: La Terrazza è un film sbagliato, un film piagnisteo, fatto da un regista che ha le idee piuttosto confuse sugli intellettuali e che imbastisce nelle sue opere veri e propri giochi di società);
La Terrazza è solo una specie di autoggettivazione ipocrita, che finge di essere un poco critica e invece è soltanto compiaciuta (da Paolo Bertetto: Il Più Brutto del Mondo, 1982, Bompiani);
In 16.35, Beniamino Placido e Lietta Tornabuoni, da bravi intellettuali di sinistra, hanno parlato de La Terrazza usando toni assai sarcastici nei confronti dei plot assegnati ai vari personaggi e comunque rimarcando che il film era una specie di copione già visto di Scola, che si ripete ne La cena, La Famiglia eccetera.

Personalmente vi dico:
quando Scola Ettore, da uomo organico del Pci, si dedicava a scrivere copioni, soggetti e sceneggiature per film degli anni '60, assieme a un gruppo di talentuosi amici, come lui, l'ho seguito con un certo interesse, ma quando poi ha preso a fare il regista, devo dire che come direttore, e per il modo di trattare i temi e disporre i personaggi nel set e farli parlare, non mi è più piaciuto, ma nemmmeno un poco.
Sono emersi dialoghi pieni di intellettualismi vaghi e vuoti, relazioni intricate e irrisolvibili, che non hanno mai soddisfatto il mio palato, anche quando gli attori sul set erano gente come Gassman, Mastroianni e Tognazzi, nonché attori e attrici francesi di tutto rispetto, sempre tutti bravissimi e fedeli.
Ma è proprio questo che mi ha reso i suoi film insopportabili: se avesse concesso chances a nomi sconosciuti e volti nuovi, forse ci sarebbe stato interesse, invece, intellettualismi per attori consumati e inarrivabili.

Ne La Terrazza, il discorso che Gassman pronuncia all'assemblea del Pci, con occhialini ed evidente pettinatura con discrimine, che rassomiglia all'allora leader Enrico Berlinguer, è una recita consumata, eccelsa, da manuale di recitazione falsamente improvvisata (un discorso pubblico), ma non è di Gassman che parlo (nulla da dire se non un Bravo!) ma sulle parole che scola gli mette in bocca.
In sostanza, un Enrico Berlinguer dall'aria stanca ma non rassegnata, delusa ma non sconfitta, si trascina in un proclamo personalistico in cui, davanti ai delegati si produce in una considerazione che riguarda la sua nuova relazione con una nuova compagna (criticata dai suoi) e la scelta se dover lasciare la sua vecchia moglie, con cui è sposato da 36 anni. Insomma come riassume al termine: si può avere coerenza tra ideali e modelli di condotta imposti da regole, diritti, convivenze e convenzioni e il perseguire la propria felicità personale?
(Ma questo Gassman non è Berlinguer? da Carlo Galimberti su Corriere della sera Illustrato del 19 Gennaio 1980).Free Image Hosting at www.ImageShack.us

Durante la Resistenza il PCI consolidò i legami con il nascente servizio di controspionaggio americano, l’OSS, non solo attraverso Milton Wolff e Irvin Fajans, scoperti nel 1953 come spie russe, ma soprattutto tramite i buoni uffici di certi finanzieri italiani, come Raffaele Mattioli e Bruno Visentini ecc., fautori di una politica di maggiore apertura nei confronti dell’Unione Sovietica.

La collaborazione tra i comunisti (italiani) e la grande finanza divenne ancor più concreta grazie alle attività di Stefano Siglienti. Considerato uno dei più importanti e influenti finanzieri d’ltalia, Siglienti fondò, insieme a Mario Berlinguer (padre di Enrico) il Partito Sardo d’Azione. Divenne, nel 1944, Ministro delle Finanze del primo Governo Bonomi e, poi, Commissario dell’lstituto Mobiliare Italiano. L’IMI divenne, nel dopoguerra, il principale gestore e distributore degli aiuti americani in Italia. Con il Piano ERP, l’IMI gestì 271 miliardi di lire (circa 20.000 miliardi di oggi). (...). Moglie di Siglienti è donna Ines Berlinguer, sorella di Mario, padre di Enrico.

E’ nel salotto dei cari zii Siglienti che il giovane Enrico Berlinguer conoscerà non solo la futura moglie Letizia Laurenti, ma si incontrerà con tutti i personaggi importanti del Gotha economico italiano: Enrico Cuccia, Raffaele Mattioli, Adolfo Tino Bruno Visentini, Michele Sindona, Ferdinando Ventriglia, Giordano dell’Amore, Guido Carli.

Nel rapporto speciale dell’EIR, dal titolo: La Congiura Ecologista, (EirNews Service, Inc. 1988, pp. 54-56) si legge: «La nascita delle grandi organizzazioni ecopacifiste nazionali ha una paternità dichiarata: l’Alta finanza laico-massonica. (...). Fanno parte di questo gruppo grandi finanzieri come Raffaele Mattioli della Comit, Enrico Cuccia della Mediobanca, Stefano Siglienti (zio di Enrico Berlinguer) dell’IMI, e Bruno Visentini delia Fondazione Cini. (...) questi ambienti (...) fondarono la più antica delle associazioni ecologiste: Italia Nostra». Di questo nuovo gruppo editoriale faceva parte anche Eugenio Scalfari. Durante gli anni della crisi economica «(...), Aurelio Peccei e Adriano Buzzati Traverso, con i fondi forniti dalla Fondazione Agnelli, lanciarono lo studio sui Limiti dello sviluppo. Il coinvolgimento degli Agnelli non è casuale; tramite l`ala della famiglia legata ai Caracciolo, essi sono stati sempre al centro di tutte le operazioni che, dietro il tema ecologico, nascondevano programmi di ristrutturazione industriale e di riduzione della popolazione.

Carlo Caracciolo è l’edito e de L’Espresso e de La Repubblica. Marella Caracciolo, moglie dell’avvocato Agnelli, è a capo degli amici del "FAI" (Fondo Ambiente Italiano: la più potente organizzazione ecologista italiana) di Giuliana Maria Crespi; un comitato di circa 200, tra finanzieri e aristocratici (...)». Più avanti, si legge ancora: «Presidente onorario del FAI è Bruno Visentini; presidente effettiva è la contessa Giulia Maria Crespi Mozzoni». E poi: «La contessa Giulia Maria Crespi in Mozzoni, Presidente e fondatrice del FAI, rappresenta la vera anima pagana e filo comunista dell’intero movirnento verde.

http://holywar.org/italia/ds_mondialismo/testi/pds5.htm