06/12/10

Bob Dylan, un buon folk man, che ha tradito mille volte.

Un anno fa, ha fatto molto scalpore l'affermazione di Joni Mitchell che Bob è un falso, e lo ha sempre saputo,
in tutto quello che fa e ha fatto.
Nel 1971, lo stesso John Lennon, nella famosa intervista a Jann Wenner per Rolling Stones a proposito di Working Class Hero, parlava di Dylan in termini simili, definendolo un falso, a partire dal suo nome fasullo.
Ho sentito Dylan dal vivo questa estate, durante la sua tappa a Viareggio, senza entrare, da fuori, come facevo spesso da ragazzo, allora perché non avevo soldi, quella sera anche perché ero uscito dal turno e mi ero appollaiato su un dosso del fiumiciattolo (Le cataratte), da cui intravvedevo il Dylan di spalle, dietro una tastierina o qualcosa del genere. Vedevo quella gente godereccia, che aveva pagato i suoi 50 euro per assistere a una squallida esibizione da un'ora di roba trita e ritrita, macinata e rimacinata in 40 anni, al punto che me ne andai dopo meno di un quarto d'ora.

La vita e le vicende personali di Dylan sono sempre state di punto interesse; ogni suo fatto è circondato da una falsa aurea di misticismo e assoluta sciatteria assieme, al punto da non poterle districare (volutamente perseguito da lui). Un
 personaggio totalmente costruito, scaltro, pronto a passare dal folk più genuino, come quello della sorella di Joan Baez e di suo marito, quello a NY che suonava al Village di fine anni '50 con Fred Neil e altri, tutta gente rimasta pura e casta, metre lo scaltro Dylan manovrava per passare al folk rock e infine al pop più godereccio e commerciale.

Lennon diceva che di Dylan ammirava Like a Rolling Stones e tutta quella roba fatta con una chitarra, il finger picking, ma quanto a quello che è venuto dopo (a partire dal 1967), era una roba che non lo interessava, anzi lo schifava.
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Joni, in tour con Dylan durante quel giro pazzesco per i piccoli teatri nel '71, è sempre rimasta fedele a una sua vena creativa originaria, con un tocco sapiente di chitarra basata sull'accordatura aperta e testi introspettivi, con molti problemi con la produzione e l'industria, ma tutti questo non ha riguardato Dylan, che non si fa scrupolo di farsi pagare fior di milioni per le sue esibizioni (Joni organizzò un piccolo Festival, gratuito, messo in Vhs, Shadows and Lights nel 1980, con alla corte un tale Jaco Pastorius e PAT METHENY giovanissimo alla elettrica).

Ma quello che più lascia sconcertati dalla bio di Dylan, a cominciare dal suo vero nome e cognome è Zushe ben Avraham Zimmerman, Robert Allen Zimmerman, è il suo ondivagare, la sua ambiguità continua tra fede cristiana e ebraica, il manifestarsi come un vate senza tempo, una araba fenice, che risorge dalle sue stesse ceneri, secondo il mito zoroastro.
nel 1970, divenne un cristiano rinato. Dal gennaio all'aprile del 1979, Dylan frequentò una classe di biblistica alla Vineyard School of Discipleship a Reseda, nel sud della California. Il pastore Kenn Gulliksen dichiarò: «Larry Myers e Paul Edmond andarono nella casa di Dylan e gli amministrarono i sacramenti. Rispose dicendo "sì"; lui in effetti vuole Cristo nella sua vita. E pregò quel giorno e ricevette il Signore».
probabilmente ha supportato il potente movimento ultra ortodosso Chabad Lubavitch e ha partecipato a molti rituali ebraici. Più recentemente è venuto alla luce il fatto che Dylan ha prestato servizio in alcune sinagoghe Chabad in varie ricorrenze importanti. Era presente a Woodbury, in una sinagoga di New York nel 2005, e ha servito per la Congregazione Beth Tafillah ad Atlanta, in Georgia, il 22 settembre 2007 (durante lo Yom Kippur), dove è stato chiamato a leggere la Toràh per la sesta aliyah.

Tutti, d'altronde, ricorderanno come, in occasione del 23º Congresso Eucaristico Nazionale, tenutosi a Bologna, il 27 settembre 1997 Dylan si esibì davanti a Giovanni Paolo II (1920-2005) e a 300.000 persone. Con Olivia Newton Jones e altri piccoli truffatori della musica.

«Chi dice che sono cristiano? Come Gandhi, io sono cristiano, sono ebreo, sono un musulmano, sono un indù. Sono un umanista».
Andare al CROCEVIA, I went to the crossroad è l'espressione che i neri del delta americano denominano per indicare il patto con la divinità dai poteri malefici, riprendendo un vecchio culto africano, in cui si credeva che il dio Esu fosse il guardiano dell'incrocio, il punto di contatto con gli dèi, e che lì comunicasse le decisioni di questi ultimi agli umani. Quando i neri conobbero il cristianesimo, gli dèi pagani divennero il diavolo. Da qui la convinzione secondo cui all'incrocio, a mezzanotte, è possibile incontrare il demonio, stipulare un patto con lui e in cambio dell'anima ottenere successo.

La storia dell'incredibile cambiamento di Zimmerman è raccontata da alcuni suoi frequentatori da ragazzi, quando lui che voleva diventare un cantante famoso, si esibiva squallidamente, senza alcun talento nelle ball room di periferia, senza una voce, senza saper suonare, senza talento. All'improvviso, un giorno, dopo un paio di mesi che non lo vedevano, ritornò e cantava con sicurezza, suonava la chitarra usando una buona tecnica, anche se non certo eccelsa e insomma sembrava uno che era ritornato dal Crocevia (Tony Glover).
Bob Dylan: «Ero andato al crocevia e avevo fatto il grande patto, tutto in una sola notte. Quando tornai a Minneapolis si chiedevano: "Ma dove è stato"? "Sei stato al crocevia"»?

Per quelllo che ne penso, si tratta solo di cacchiate e la leggenda di Going to the Crossroad è da decenni una litania fatta propria da molti musicisti di area blues: la verità è che Dylan, a partire dal nome, si vuole mantenere nell'alea dell'ambiguità e del mistery sulla sua vita, ci gioca da sempre per coprire le sue difficoltà.
Come per John Lennon, possiamo concludere che la persona che recita Bob Dylan è quella di un personaggio squallido, un vero figlio di puttana, un drogato, alcolista, violento e aggressivo, pronto a ogni esperienza e un puttaniere.

I went to the crossroads, fell down on my knees Asked the Lord above, have mercy,

Save your poor Bob if you please.
Hmm, standing at the crossroads, I tried to flag a ride
Standing at the crossroads, I tried to flag a ride
Ain't nobody seems to know me, everybody pass me by.
Hmm, the sun goin' down boys, dark gon' catch me here,
Eeeeh, dark gon' catch me here,
I' haven't got no lovin' sweet woman
that loves and feels my care.
You can run, you can run tell my friend poor Willie Brown
You can run tell my friend poor Willie Brown
Lord, that I'm standin' at the crossroads,
I believe I'm sinking down

Questa è la frase della celebre Crossroad di Tommy Johnson (1896-1956) «Vai dove [...] c'è un incrocio [...]. Un grande uomo nero arriverà e prenderà la tua chitarra e l'accorderà. Quando Satana ti ridarà la chitarra, tu potrai suonarla meglio di chiunque altro, e Satana possederà la tua anima lasciandoti esausto in ginocchio»

E questo è anche il significato di Hobo, cioè lo zombie che sopravvive dopo il patto con il demonio, la cui anima ha venduto, un senza patria, senza terra e senza anima e religione.
Questa tradizione risale al folklore africano: si credeva che il dio Esu fosse il guardiano dell'incrocio, il punto di contatto con gli dèi, e che lì comunicasse le decisioni di questi ultimi agli umani. Quando i neri conobbero il cristianesimo, gli dèi pagani divennero il diavolo. Da qui la convinzione secondo cui all'incrocio, a mezzanotte, è possibile incontrare il demonio, stipulare un patto con lui e in cambio dell'anima ottenere successo. Lo stesso si diceva dell'altro grande bluesman Robert Johnson (1911-1938).


Robert Johnson « Devo correre, il blues viene giù come grandine. La luce del giorno continua a tormentarmi... c'è un emissario infernale sulle mie tracce. »La leggenda, da egli stesso alimentata, narra di come riesca ad acquisire il suo enorme talento dopo aver stretto un patto con il diavolo. Da principio, non particolarmente capace di suonare la chitarra, viene indirizzato da House verso l'armonica, ma Johnson scompare (a seguito della morte di Virginia), e riappare un anno dopo nelle vesti di fenomeno della sei corde. E' francamente difficile capire come abbia fatto in così poco tempo a ottenere un simile miglioramento. Le credenze dell'epoca raccontano di un incontro tra il bluesman e un misterioso uomo in nero, che allo scoccare della mezzanotte gli propone lo scambio anima\talento chitarristico. In realtà, la tesi più realistica è che Johnson, perennemente vagabondo alla ricerca di se stesso e del vero padre, avesse nel mentre incontrato il misterioso bluesman Ike Zinneman che ebbe a fargli da maestro. La stessa figura di Zinneman è velata da una patina di gotica credenza, in quanto si racconta di come amasse suonare nei cimiteri, tra le tombe, tanto che in molti vedevano in lui la personificazione del demonio.

Altro aneddoto incredibile (frutto di fantasia?) narra di come Johnson fosse capace di riprodurre nota per nota la musica udita da una radio il giorno prima, udita in una stanza affollata e senza porvi la benché minima attenzione.

ll confine tra bene e male, tra redenzione e dannazione, è toccato da Johnson in "Cross Road Blues". Qui il crocevia può essere inteso come punto di snodo della vita di un uomo, tra le tentazioni peccaminose e autodistruttrici sempre in agguato, e la volontà, spesso flebile, di farvi fronte e abbracciare la strada maestra del riscatto.
http://www.facebook.com/note.php?note_id=125213570855370

Robert Johnson morì giovanissimo, il 16 agosto del '38, a Greenwood nel Mississippi, a 27 anni.


Morì nel mistero: qualcuno ricorda che fu pugnalato, altri che fu avvelenato; che morì in ginocchio, sulle sue mani, abbaiando come un cane; che la sua morte aveva qualcosa a che fare con la magia nera". Prima che il diavolo giungesse a reclamare la sua anima, Johnson ci donò, però, ventinove scrigni scintillanti contenenti la storia futura del rock, e dal punto di vista strettamente musicale e da quello narrativo/iconografico. Riuscì a registrarle grazie all'aiuto di un negoziante di dischi di Jackson, tale H.C. Speirs, il quale ebbe il merito di presentarlo a Ernie Oertle, scopritore di talenti per la Arc.

Il suo fraseggio vocale, le sue canzoni originali e il suo stile chitarristico hanno influenzato una larga serie di musicisti, come Muddy Waters, Bob Dylan, Jimi Hendrix, i Led Zeppelin, i Rolling Stones, ed Eric Clapton, che ha definito Johnson «il più importante cantante blues che sia mai vissuto»


Guitar duel " La stracciata " dal film Mississpi Adventure del 1986...consiglio a tutti di vederlo!!!

Tra i meriti di Dylan, aver iniziato i Beatles alla Marijuana (vedi P. Brown, The Love You Make: An Insider’s Story of the Beatles), aver letto le storie di Timoty Leary e le sue vicende e perseguitazioni, nonché la confusione e il caos mentale di uno pseudo-guru, essersi tuffato in ogni esperienza con sostanze, a partire dal 1964, aver scelto come compagni di elettrificazione blues rock, Ronnie Hawkins and The Hawks, noti per gli eccessi nel bere, nelle sostanze e con il sesso, cui lui non era da meno, aver fregato molta gente, fatto dei voltagabbana incredibili e l'uso smodato di sostanze, alcol e prostitute, preferite alle groupies. Aggiungo che Sarah, la ex moglie, lo lasciò dopo anni di tribolazioni e maltrattamenti anche fisici.
 
Ma la parola che più descrive Dylan, è totalmente differente rispetto a quella che uso per Lennon: questi è un incostante, contraddittorio onesto figlio di puttana, mentre Dylan è un miserevole mediocre master of Ambiguity.
 
a. marini    rocksessanta.blogspot.com