05/12/10

John Lennon, un artista puro, un uomo da non invidiare.

Ho già detto in altre sedi, l'ultima nel corso dell'incontro al Royal Versilia dell'Ottobre scorso, che John
Lennon è stato probabilmente un genio artistico con pochi pari nella musica pop, e dico pop, proprio nella sua accezione più comune, cioè popolare.  Qui blog su counterculture  http://abraxas365dokumentarci.blogspot
Qui tutti i tape registrati da John in streaming, mai ascoltati prima: http://littleabby.podomatic.com/
  http://heydullblog.blogspot.com/2010/04/albert-goldman-and-hunter-davies-on.html

Quanto alla sua dimensione personale, alle sue vicende umane e sentimentali, nonché a quelle legate alle concezioni da Avangard e pacifiste, lo ritengo un completo fiasco, probabilmente sovrastato dalla nuova musa e ispiratrice, quella Yoko Ono, che nelle sue interviste, Lennon ha il coraggio di associare al termine anche di musicista e di produttrice di un incredibile Rock and Roll, quello primordiale, cui Lennon ha sempre dichiarato di volersi mantenere nella scia (a mio avviso ottenedo successo solo con altro tipo di musica, del tutto differente e più vicina a quella di Geoffy and King, cui asserisce essersi confrontato nel tempo per divenirne assieme a Paul, la coppia di autori più celebri d'Inghilterra e rilevarne il loro posto in America e nel mondo, e anche a certo tipo di arrangiamenti e melodie di Phil Spector, Non per niente, nel suo album Saved Fish, inserisce brani di Spector e G&K, stranamente non accenna a Burt Bacharach, autore che ha influenzato molti musicisti, a partire dal genio blues, Arthur Lee, e gli stessi Beatles, che nel primo loro disco, hannno inserito una cover di Bacharach e David, entrambi parolieri, musicisti, arrangiatori e strumentatori).

Probabilmente, la musica di Bacharach e David era più una prerogativa di Paul che di John; Paul che ascoltava la concorrenza, scriveva canzoncine per il fratello della fidanzata e per altri pupilli, come Shilla Blake e Mary Hopkin, ma durante il periodo della Londra centro del mondo, a partire dall'anno della Peace & Love, Paul frequentava anche seminari di compositori d'avanguardia, roba seria, come il nostro grande Luciano Berio.

Lennon invece tirava avanti in modo caotico, seguiva l'onda e l'impulso personale: oggi una mostra, poi un Happening, leggeva e si informava, sempre iniziando la mattina dopo le 10, e arrivando a fine giornata con il bersi almeno una trentina di tazze di té e di caffé e qualche pasticchetta, per tenersi su di giri o tenere il ritmo, prima di passare all'erba più dura e poi all'eroina e all'LSD.

Il tutto nella più completa copertura della vera vita che conduceva, sia ai concerti che durante le serate con gli amici (pochi e tutti del giro). Si parlava dei concerti come dei Beatles segregati nell'albergo, isolati da tutto e da tutti, mentre in realtà le kermesse dei Beatles erano delle vere e proprie orgie notturne, a base di pasticchette, alcol a fiumi e ragazzette di tutti i tipi e sorta. e se non si riusciva a farle passare erano reclutate da Mal Evans e company, almeno delle buone prostitute di alto bordo.

Si è sempre creata una cortina fumogena attorno alla vita dei Beatles e delle loro rispettive compagne, e solo pochi ne conoscevano i risvolti: ad esempio il tradimento di Maureen con George, e il conseguente divorzio da Ringo, la contesa tra George ed Eric Clapton che alla fine si va a riprndersi a casa dell'amico la  Pattie Boyd, l'eterea mannequin incontrata da George sul set di Hard Days Night. La rottura del fidanzamento di Paul con la valente attrice Jane Asher, fregandosene di esser vissuto a casa di lei, e nonostante il suicidio del di lei padre, per depressione, medico di fama.

Il trattamento riserbato alla moglie e al figlio da John Lennon è veramente da canaglie: vi ricordate le immagini drammatiche di Cynthia, cui viene impedito di salire sul treno quel weekend in cui tutti vanno in Irlanda dal Maharishi?
E le memorie di Cynthia Powell Lennon, messa ai margini della storia, rifiutata e ignorata, gettata via come un calzino bucato, assieme al figlio Julian, trattato con gelida indifferenza nel corso delle poche visite a New York?

Un genio che è finito per mettersi nelle mani di una artista delle arti visive, conosciuta a NY anche perché portava iella e stava sulle scatole a tanta gente. Una donna che ha finito per portare un genio musicale a rendersi ridicolo, attacando manifesti in qualche città, trasformando la sua stessa vita in un reality, con al seguito fotografi e giornalisti a raccogliere il verbo, il messaggio.

Cosa diceva il buon vecchio Frank Zappa di Lennon (e i due sono stati assieme in un concerto al Madison, poco attraente per me)? Cosa diceva Frank delle groupies, del Beat, delle ultime mode, della vita di comunità, della scoperta dell'io con le droghe eccetera? Basta saperlo e uno capisce cosa pensava di quelle cagate che facevano i Lennons.

Dopo un primo disco di esordio (John Lenno Plastic Ono Band), prodotto prorpio da quel Phil Spector cui Lennon ha sempre tributato crediti, un disco eccezionale nella sua scarnezza musicale e ritmica, primordiale, quasi selvaggio, segue il grande successo di Imagine, disco più melenso e con un occhi sicuramente maggiore al mercato e alla presa sulle masse. Poi, un ritorno al rock delle origini, con esibizioni dal vivo, un poco traballanti e infine la inevitabile discesa, fino al silenzio, rotto nel 1980 con quel Double Fantasy, tanto suonato e elogiato, ma per nulla eccezionale: un disco con due grossi Hits e nulla più.

Tutti parlano di quale uso straordinatio farebbe Lennon di Internet e della tecnologia di oggi, ma si tratta solo di esercizi di stile: la realtà è che Lennon è vissuto nei sessanta ed è poi arrivato a trascinarsi con buonni guizzi fino ai primi anni '70, tutto qui. E' stato un artista genuino, vero e grandioso, ma solo se lo limitiamo alla sua storia con i Beatles e a tre dischi da solista, in cui ha lasciato un'impronta indelebile della sua genialità estemporanea e buttata di getto.
Non credo che la sua carriera si sarebbe proseguita con un significato ulteriore negli '80 e nei '90, a partire dall'imperare di Paul Mc Cartney e Michael Jackson, poi con i '90 che si aprono con Kurt Kobain e un ritorno del garage e grounge.

La verità è più semplice, almeno per me, vedendo quello che fanno gente come Bob Dylan o gli Stones e U2: ognuno ha un suo tempo, finito il quale, se vuoi fare una bella figura, devi uscire di scena, e devi farlo quando sei sulla linea di fuoco, come è successo con i Beatles. Se i Beatles avessero continuato ad esibirsi come gli Stones, avrebbero mosso un carrozzone fabbricasoldi, ma niente altro. Quello che potevano fare lo hanno fatto tra il '66 e il '69, e lo stesso vale per i singoli Beatles, che sono sopravvissuti a buoni livelli solo pochi anni dopo lo scioglimento del grupo
. John ha avuto il suo momento, con onestà e crudezza è riuscito a cavar fuori due o tre lavori solistici ma il resto, quello che poteva seguire, è solo una speculazione fasulla. Basta guardare Sir Paul.

A proposito dell'intervista di Wienner, mitica intervista del 1971: mancano un sacco di domande che ancora non sono state fatte e non lo potranno più essere.
Ad esempio, che ne pensi di Jim Morrison? Christine Perfect è uscita con un disco bellissimo, cosa te ne pare? Lightinin' Hopkins ha finalmente visto l'uscita della sua splendida e incredibile session del Dicembre 1960 a NY, dal titolo L.H. in New York, nel quale in alcuni pezzi suona tutto lui. Cosa mi dici?
Jimy Page alla fine è riuscito a trovare una strada al suo enorme talento musicale con quel disco (Led Zeppelin 1970); qualche tua impressione? Poi: King Krimson alla fine, dopo roba dal vivo hanno dato luce a un incredibile LP che media tra rock, musica classica, ed elementi di jazz. Dicci il tuo parere.

Cosa m i dici di gente incommensurabile come Freddie King e la sua influenza su tutte le leve blues della tua generazione?
Le domande erano altre centinaia, ma naturalmente, tutta l'intervista ruota in modo solipsistico sulla super autocentrica vita musicale e reale di John e quel cacchio di moglie, sui loro astrusi progetti musicali per Yoko, una nullità assoluta in campo artistico, dove a NY era conosciuta come una che sfruttava le scie e portava anche sfiga.