25/08/10

Intervista a Max Stefani, di Betty Profane.

Sono riuscito a pescare da Internet una strana intervista a MAX STEFANI, nella
 quale esprime il suo punto di vista sul mondo dell'editoria musicale in Italia.
L'intervista è stata fatta da BETTY PROFANE ed è disponibile su un NEWSGORUP.
Faccio sin d'ora presente che questa intervista non è stata realizzata dal sottoscritto, visto che mi sono solo limitato a raccoglierne i diversi pezzi, e a metterli insieme. Ho voluto inserire questa intervista, perché ritengo molto interessanti gli argomenti presi in considerazione. Ed è possibile capire la nascita e la morte di alcune riviste musicali italiane.
Antonio Ranalli

Dal momento che si sta parlando di riviste musicali e l'argomento pare
interessare qualcuno, ho pensato di postare un'intervista, molto lunga, a
Max Stefani, direttore di Mucchio Selvaggio, nella quale racconta la vicenda
storica del gionalismo musicale italico. Un punto di vista parziale , ma
interessante.
Avvertenza: lo stesso testo era gia' stato inviato mesi fa a IAMRP, ma vista
la presenza di numerosi esordienti, mi e' parso di far cosa gradita
ripostandolo.......

BETTY PROFANE

Q- 1977. Ottobre. Nasce il Mucchio Selvaggio. Come e' successo ?
A- Il Mucchio nacque essenzialmente perche' non trovavamo un giornale che
parlasse dei musicisti che ci piacevano. Trovare articoli sul rock
americano, Little Feat, Allman Brothers , Springsteen era praticamente
impossibile. La stampa musicale italiana e' sempre stata filo-inglese, con
l'unica eccezione del mensile Gong che pero' visse 4 anni a cavallo tra il
'74 e il '78.

Q- Pero' il Mucchio ha avuto un precedente ?
A- Guarda. Alla fine degli anni '60 c'erano 3 giornali. Giovani, Ciao Amici
e Big. Erano fatti con i piedi. Ci trovavi comunque i Beatles e gli Stones e
essenzialmente i gruppi che entravano in classifica. Si parlava pero' piu'
delle fidanzate dei musicisti che della musica. Venivano distribuiti in
Italia solo pochi dischi e per trovare i Jefferson Airplane o i Fleetwood
Mac diventavi matto. Fu a quell'epoca che alcuni negozi cominciarono ad
importare in proprio i dischi americani ( il primo credo sia stato Caru' a
Gallarate, di cui divenni logicamente cliente) e le prime fanzine
ciclostilate in proprio. La migliore e piu' diffusa fu Freak fatta da un
geniale ragazzo di Novara: Riccardo Bertoncelli. Scriveva da dio. Riccardo
era partito nel 1969 con una fanzine chiamata Blues Anytime , che non era
altro che il fanclub dedicato a John Mayall. Questa poi cambio' il nome in
Pop Messenger Service, fatta da Riccardo insieme a Caru', per poi arrivare a
Freak quando i due litigarono.
A un certo punto Ciao Amici e Big si fusero e nacque Ciao Big mentre Giovani
sarebbe morto di li' a poco tempo. Poi intorno al 1969 Ciao Big divento'
Ciao 2001 dove si creo' un nucleo di giornalisti ( Enzo Caffarelli, Maurizio
Baiata, Manuel Insolera, Dario Salvatori, Pino Guzman e poi Fiorella
Gentile) che cominciarono a scrivere di musica e non piu' di cazzate e che
per almeno 10 anni monopolizzera' (nel bene e nel male) la stampa musicale
italiana influenzando i gusti di qualche generazione di appassionati. Musica
americana quasi sempre off-limits e via con Genesis, ELP, Gentle Giant,
VDGG, King Crimson, etc. Erano tutti ragazzi che frequentavano il liceo San
Leone Magno a Roma avendo come professore di lettere Walter Mauro che e' un
noto scrittore e critico jazz. Caffarelli inizio' a scrivere su 2001 e dopo
poco si tiro' dietro i compagni di classe. A questo gruppo poi si aggiunsero
due corrispondenti: Michael Pergolani da Londra e Armando Gallo dagli USA.

Q- Torniamo alla nascita del Mucchio. Allora all'inizio degli anni '70 tu
facevi questa rubrica su Suono che si chiamava Music Box...
A- Esatto. Successe che la casa editrice per la quale lavoravo fece un pacco
di soldi col boom dell'hi fi. Allora si misero in testa di fare giornali
musicali. All'interno della redazione eravamo io e Antonucci Ferrara, piu'
due degli editori, Daniel Caimi e Giaime Pintor che erano dei quattro i piu'
gasati per la musica. Fai questo, fai quello, successe che Pintor e
Antonucci Ferrara fecero per conto loro Muzak. I primi tre numeri con una
parte del giro di 2001 ( ovvero Caffarelli e Ferranti) e i successivi tre
con Ferrara che scappo' a Milano chiamando con se' Bertoncelli, Peppe Del
Conte, Pellicciotti e Marco Fumagalli. Lo stesso dara' vita a Gong mentre
Pintor rimase praticamente da solo a fare Muzak. Nel frattempo alle edizioni
Suono rimanemmo tutti di stucco. Provammo, piu' per ripicca che per altro, a
fare un altro giornale nel quale dovevamo lavorare insieme io e Massimo
Villa (giornalista milanese ed ex Stormy Six). Si doveva chiamare PopMag.
Pero' contemporaneamente Giaime, che non sapeva come uscire dall'impasse,
chiese di tornare a casa e nacque la seconda versione di Muzak estremamente
politicizzata dove trovarono spazio anche Baiata (in rotta con 2001), Danilo
Moroni, Gino Castaldo che scriveva di jazz. Pur frequentando gli stessi
uffici decisi di non scriverci. Non mi piaceva il giornale. La musica era
relegata in un angolino, molto filo-inglese come sempre, e poi con Giaime
non mi ci sono mai preso.
Muzak ando' avanti due anni poi decisero di chiuderlo perche' era in
deficit, nonostante vendesse 25.000 copie al mese. Oggi viene da ridere. A
malapena le vende l'Espresso ! Contemporaneamente chiuse anche Gong perche'
Bertoncelli stava facendo il militare e l'editore Cardella (lo stesso dello
scandalo della comunita' Saman di Rostagno) aveva le idee poco chiare.
L'ultimo anno di Gong fu in mano a un certo Vito Lombardo con giornalisti
sconosciuti, poi mori' d'inedia.

Q - Quindi nel 1977 praticamente esisteva solo 2001 ?
A- Esatto. Ci sara' successivamente le breve esperienza di Musica 80 con
Franco Bolelli, Bifo, lo stesso Bertoncelli, Paolo Bertrando e qualche anno
dopo un tentativo di fare una versione italiana di Rolling Stone. I diritti
li aveva presi un certo Joe Lodato che diede il giornale in mano al solito
Antonucci Ferrara, Carlo Massarini, Baiata e Franco Schipani. Anche li'
fini' male perche' Massarini spingeva per fare piu' musica e Baiata per fare
piu' politica. Insomma il giornale non era ne' carne ne' pesce e mori'
subito con Baiata che, preso dallo sconforto, si trasferi' a vivere a New
York. Ma guarda che negli anni '70 Ciao 2001 era una potenza, non si muoveva
foglia senza 2001. Ci furono a Roma dei tentativi di creargli dei
concorrenti, Super Sound, e Sound Flash, Nuovo Sound, sull'esempio dei vari
Melody Maker, ma poca cosa. Al secondo collaborai anch'io. Poi l'editore di
2001 alla meta' degli anni '80 comincio' a fare giornali a raffica perche'
aveva delle dritte per avere i rimborsi dalla Comunita' Europea. Quindi piu'
giornali faceva piu soldi prendeva, indipendentemente se vendevano o meno. I
vari Music e Blu con gironalisti come Maria Laura Giulietti, Beppe Caporale,
Marco Lucchi, Marco Cestoni, Federico Ballanti, lo stesso Giancarlo Susanna
e addirittura un quotidiano. Come si chiusero i rubinetti sparirono tutti.

Q- Allora che successe ?
A- Caimi' era un vulcano in eruzione. Ando' in America e gli venne l'idea di
fare un giornale dove da una parte ci fosse un poster e dall'altra la storia
del gruppo di cui c'era l'immagine. Partii per Parigi a rotta di collo per
trovare foto e materiale e feci i primi due numeri di Popster, sui Rolling
Stones e Santana. Era il 1976. Poi mi feci aiutare da Danilo Moroni che
presto mi sostitui' perche' l'editore voleva fare Venditti e roba simile, e
io sinceramente non me la sentivo. Poi il giornale si evolse,da semplice
poster divenne un giornale vero e proprio e vi calarono tutti quelli che a
Roma si occupavano di musica compresi i transfughi di Muzak. C'erano idee e
soldi per tutti. Da Carlo Massarini a Paolo Giaccio, Carlo Rocco, Dario
Salvatori, Sergio D'Alesio, Vincent Messina, Franco Schipani, fino a Massimo
Bassoli (che poi fara' Tuttifrutti) per arrivare poi ai vari Peppe Videtti,
De Bernardin, Sisti. Sembravano gli Unni alle prese con Roma disramata.
Pero' devo dire che fecero anche delle belle cose. Poi Popster divenne
Rockstar, con uno di quei trucchi che servono a portare da una casa editrice
all'altra un giornale senza pagare una lira, ma arriviamo gia' negli anni
'80.

Q- E come nacque il Mucchio ?
A- Naturalmente anch'io mi tirai indietro dal fare Popster, avevo assaggiato
l'idea di fare un giornale vero e proprio e quelle 15 pagine di Suono
cominciavano a starmi strette. Senza contare che aver visto fare Muzak sotto
agli occhi non era stato piacevole. Proposi quindi a Caimi' il progetto del
Mucchio. Lui come al solito era entusiasta pero' l'altro socio punto' i
piedi. Ormai il numero zero l'avevo fatto e non mi restava che provare a
farlo da solo. Capii in quel momento che non c'era ragione di appoggiarmi ad
un altro editore visto che con l'esperienza che mi ero fatto avrei potuto
farlo benissimo da solo. Quindo con lo stesso staff che usavo su Music
Box/Suono m'inventai il Mucchio Selvaggio.

Q- Che impressione ti fa leggere quei primi numeri ?
A- Sono molto ingenui, scritti con i piedi e troppo entusiasti. Parlavamo di
Jesse Winchester e Dave Bromberg come se fossero Dylan. Pero' mi tolsi la
soddisfazione di fare un articolo di 20 pagine su Ry Cooder ! Fu
un'ubriacatura di roch americano, di blues, folk e bluegrass. Scrivevamo di
tutto quello che non eravamo mai riusciti a leggere sulle riviste italiane.
Bob Seger, Loggins e Messina, Poco, Randy Newman, Lynyrd Skynyrd,
Springsteen, George Thorogood...Senza badare allo stile, all'analisi logica,
alla grammatica o all'effettivo valore del musicista in oggetto. Dovevamo
recuperare 10 anni di tirannia di 2001. Odiavamo i Genesis, ELP e tutti quei
cazzo di gruppi che il settimanale di via Boezio aveva imposto. Erano
arrivati a farci odiare anche i King Crimson !!

Q- Pero' il 1977 e' stato anche un anno di movimenti politici.
A- guarda, io venivo dall'esperienza di Muzak e volevo fare un giornale solo
musicale. E su questo eravamo tutti d'accordo. Se uno aveva dei pruriti
politici o sociali se li toglieva da un'altra parte.

Q- molti all'epoca hanno accusato il giornale di essere solo "country". E il
punk, la New Wave ?
A- In effetti il fenomeno del punk, all'inizio, l'abbiamo sottovalutato
anche se facevamo comunque le recensioni degli Stranglers, Television, sex
Pistols, Talking Heads, pero' ci piacevano di piu' Warren Zevon, Bruce
Cockburn, Little Feat, e gli Allman Brothers band. tanto e' vero che dopo un
po' consigliammo uno dei collaboratori piu' arrapati, Claudio Sorge, di
farsi un altro giornale e togliersi dalle palle. E infatti poi fece
Rockerilla. Comunque, qualche anno dopo, con la presenza di Fderico
Guglielmi, tornammo ad essere piu' al passo con i tempi dedicando una parte
del giornale, Shock!, alle nuove tendenze. Devo anche dirti che ci fu un
periodo che stava per diventare un giornale a se' stante. Pero' per
moltissimi anni, anche quando non parlavamo piu' di country, l'etichetta
faticava a lasciarci. Mi ricordo che una copertina a Annie Lennox fece
esclamare ad un discografico " ma allora non siete piu' un giornale di
country !".

Q- Senti, dopo tre anni ci fu la prima scissione, dalla quale nacque
L'Ultimo Buscadero.
A. Ero amico di Paolo Caru'. Pero' piu' tempo passava e piu' mi rendevo
conto che la rivista dipendeva troppo dal suo negozio. Ovvero, ognuno
scriveva dei musicisti che piu' gli piacevano pero' sempre con un occhio a
quante copie di quel disco stavano nel magazzino del negozio. Insomma il
giornale finiva per tirare le vendite al negozio. Per fortuna mi ero
prevenuto ad una simile eventualita' e quindi mi fu facile estrometterlo.
Lui non me lo ha mai perdonato e dal suo punto di vista lo capisco. Comunque
fece subito un altro giornale e risolse il problema. Lo considero un genio.
E' riuscito a mascherare un catalogo del negozio in giornale vero e proprio,
a venderlo in edicola invece che darlo in omaggio (come fanno tutti i negozi
del mondo), a trovare pubblicita' e a non pagare quasi mai i propri
collaboratori andandoli a pescare tra i clienti del negozio. Ripeto, un
genio, anche se non posso condividere le sue scelte e in quanto editore
"pulito" spesso cerco di smascherare il suo gioco e comunque fa una
vitaccia. Resta comunque un grosso collezionista, intenditore e appassionato
di musica anche se comincia a perdere qualche colpo. Vorrei solo ricordare a
Paolo che se non era per me era ancora nel negozietto a farsi ciclostilati
in proprio.

Q- Sinceramente. La stampa musicale estera e' fatta meglio ?
A- Bisogna distinguere. Sicuramente sanno scivere meglio. Pero' come
preparazione musicale non siamo molto distanti. Certo, loro hanno il
vantaggio di essere sul campo. Noi per forza di cose viviamo di luce
riflessa. Le interviste le fanno meglio, tanto e' vero che noi le prendiamo
quasi tutte in Francia. Ma questo dipende dal mercato. Un giornalista
francese, inglese o tedesco ha a disposizione due-tre ore, ci va acena
insieme. E' chiaro che il risultato e' migliore. In Italia vengono sempre di
fretta perche' sei un mercato che conta poco. Ti concedono 10 minuti,
mezz'ora, magari in gruppi di 4-5 persone quando non ti devi accontentare di
una telefonica di 15 minuti. Che pretendiCerto di fronte a un giornale come
Mojo bisogna solo togliersi il cappello. Ma quanti soldi hanno ? Li vorrei
vedere al posto mio.

Q- A meta' degli anni '80 c'e' stata una seconda scissione. Con Velvet...
A- Gia'. Una brutta storia. Di quelle che lasciano il segno. Il 50 % dei
collaboratori che se ne vanno all'improvviso a fine luglio per fare un
giornale simile e impedirti nello stesso tempo di continuare. In piu'
chiamano la societa' SDM, ovvero Stefani deve morire. Pazzesco. E' stata una
lotta che e' durata tre anni fino a che non hanno mollato. Alla fine si
erano anche legati al PSI per avere dei finanziamenti...

Q- Ma perche' lo hanno fatto ?
A- Sinceramente non lo so. Problemi di ego. Piu' o meno poi ho dimenticato,
anche perche' non si puo' portare rancore per sempre e li ho fatti rientrare
dalla porta di servizio facendoli lavorare a Rumore. Vedi i vari Cilia',
Guglielmi, De Dominiciis. Guglielmi poi collabora anche al Mucchio,
adesso...A volte mi chiedo: se il loro tentativo avesse avuto successo
sarebbero stati altrettanto comprensivi nei miei confronti ? Ho i miei
dubbi. L'unico con cui non ce l'ho fatta e' stato Bianchini. Eravamo troppo
amici. E comunque se il Mucchio e' riuscito a sopravvivere e' perche' ci
siamo compattati e ci siamo fatti il culo per 3 , 4 anni. Dovro' ringraziare
sempre per questo Zambellini, Tettamanti, Biamonte, Ronzani, Bianca
Spezzano, Mongardini, Canova e Giallo.

Q- Ma possibile che tu eri nel giusto, e loro no ? C'e' sempre una via di
mezzo nella vita......
A- Anch'io ho i miei difetti, ma l'unica cosa che mi posso rimproverare e'
nella conduzione del giornale. Faccio sempre di testa mia e non amo le
riunioni. Anche se questo non vuol dire che non stia a sentire tutti. Pero'
poi traggo le conclusioni e decido. Se stai sempre a sentire tutti non vai
avanti. E un giornale che stia bene a tutti non riuscirai mai a farlo. Il
50% sara' sempre insoddisfatto. Come del resto succede anche con i lettori.

Q- C'e' sempre stata una forte rivalita' tra i giornali musicali italiani e
tu sei stato fra i piu' polemici
A- Dipende solo dal fatto che siamo tutti dei morti di fame. La pagnotta e'
piccola e bisogna mangiare in tanti. Se vendessimo tutti 50000 copie sarebbe
un'esplosione di baci e fiori. Quando ti rendi conto che vendi in tutta
Italia quello che dovresti vendere solo a Milano ti girano i coglioni.
Credimi. Corri il rischio di diventare un fanatico, che non ammette il
minimo errore. Con la certezza che tutto il male stia da una parte sola. Per
esempio andando a rileggere i vecchi 2001 c'era molta connivenza con le case
discografiche, pero' molte cose non erano affatto male....

Q- In 20 anni c'e' stato un gruppo di collaboratori quasi infinito. Che
opinione hai di loro ?
A- Credo di aver cambiato la vita a molti di loro. Ragazzi che hanno
iniziato a scrivere sul MS e poi sono volati via per conto loro...Bianchini
faceva il casellante all'Autostrada quando l'ho conosciuto e poi arrivo' a
fare Quelli della Notte con Arbore prima di bruciarsi. Molti adesso sono
discografici, scrivono su settimanali di grido, lavorano in radio.... Uno
per cui tornerei volentieri indietro nel tempo per non farlo scrivere e'
Massimo Cotto. Una totale delusione sul piano umano. Come si dice ? Torinese
falso e cortese.
Nella colonna dei cattivi metterei il gruppo di Rockstar a meta' degli anni
'80. Una puzza sotto il naso del tutto immotivata. Adesso sono tutti
rientrati in Musica, tranne Stefano Mannucci che non a caso era l'unico
simpatico.

Q- Mi pare spesso che ce l'hai con Red Ronnie ...
A- E' vero. All'inizio scriveva le lettere al MS e si faceva la sua bella
fanzine. Poi capi' che per avere successo bisogna vendersi il culo. Cosi'
nel tempo e' divenuto socialista, muccioliano, poi Forza Italia....e'
l'esatto mio contrario.

Q E Musica di Repubblica ?
A- Mi ricorda l'apparizione del Mule nel Piano Seldon sul Ciclo delle
fondazioni di Asimov....La comparsa di un settimanale gratis non e'
prevedibile. Non sai come combatterlo. Tanto piu' che ti arrivano sul
mercato ogni mercoledi' 700000 copie.... Anche se e' fatto da schifo, non
sai che inventarti....Infatti tutti i giornali musicali hanno perso copie di
venduto.

Q- Ma tu non hai mai avuto voglia di scrivere su un giornale serio ?
A- Guarda, ancora oggi quando mi capita di dire che scrivo su un giornale
che si chiama Mucchio Selvaggio la gente mi prende per un imbecille. I
parenti della mia donna mi considerano una specie di minorato. Ho comunque
fatto in modo di pubblicare almeno un articolo su Repubblica e l'Espresso.
Sai, per farlo vedere quando proprio ti sei stancato di passare per un
idiota...E ti confesso che quando nel '76 nacque Repubblica provai a
entrarci, ma i giochi erano gia' fatti. Certo, mi avrebbe cambiato la vita,
ma in peggio. E poi forse questo giornale non sarebbe esistito.

Q- Ma quanto conta veramente il critico musicale ?
A- Se lo fai sul Corriere della sera forse nulla. Al Mucchio sicuramente
si'. Comunque non gliene frega niente a nessuno. Hai mai visto un quotidiano
che frega un giornalista musicale all'altro ? Come entrano restano li' a
vita. Eppure non e' cosi' per i commentatori politici, per lo sport, per il
cinema. La parte musicale chiunque la faccia, la fa sempre bene. Anche se
scrive cazzate paurose, vedi Luzzatto Fegiz sul Corriere. Perdonami, ma che
Luzzatto Fegiz scriva sul primo quotidiano
italiano e' un insulto a tutta la categoria.

Aggiungerei, un'insulto a tutta l'Italia (nota mia). Copiato e incollato e basta.
Grazie a  http://www.musicalnews.com/articolo.php?codice=32&sz=1