28/08/10

Musica afro latina, Sabu, Tito Puentes e otros.

Dal momento che in questo blog trattiamo rock sessanta e dintorni, stasera vi faccio ascoltare una selezione
di musicisti che hanno fatto la storia della musica afro cubana e latino americana, che oggi, trovate sotto una serie di sigle, etichette e sotto etichette, che servono solo a complicare la vita della gente e a segnare la resa nei confronti del mercato, pronto a setacciare ogni angolo remoto del mondo, e dell'immaginazione e a tradurlo in moneta sonante.
Comincio con un pezzo di un autore e un gruppo all'epoca del tutto straordinari, che ponevano il ritmo e le percussioni, alla base della musica, in una sorta di ritorno evoluto alle origini africane del suono.
Parlo di Ginger Johnson e i suoi African Messengers, in un disco dell'etichetta masquerade, GB, del 1967: African Party. Il brano si chiama I Jool Omo, ma non chiedetemi che significa. In compenso vi dico che gli AM, anche se usavano basso elettrico e altri strumenti, in genere, almeno dal vivo, facevano ricorso a strumenti del tutto naturali, quali percussioni, flauti, e altri strumenti, ricavati da legno e ossa di animali.Free Image Hosting at www.ImageShack.us

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Di loro vi posso dire che probabilmente, durante le serate psichedeliche dell'inverno 1966, al Marquee di Londra, sul palco, assieme a numerosi musicisti poi divenuti famosi, non solo i futuri Pink Floyd li devono aver visti, e in particolare il genio pazzo di Pete Brown, che in seguito ha spesso compiuto performance con percussioni e richiami tribali. I Floyd devono essere stati colpiti dalla base ritmica ripetitiva dei Messengers, che in qualche modo costituiva un analogo della loro miscela elettronica, a base di un tappeto sonoro di riverberi e distorsioni, che aveva pari solo negli americani Iron Butterfly, una band che stava prendendo forma, guadagnando l'attenzione degli spettatori dei locali di LA, con il loro suono dark e eavy, quasi da colonna sonora di film del terrore (ironicamente, non hanno mai composto colonne sonore).

La seconda formazione di stasera è quella di Luis Sabu Martinez, da cui estraggo un pezzo, Down, tratto da Safari with Sabu, del 1958. Riconoscerete subito l'atmosfera destrutturata caratteristica di questo musicista favoloso, che pone la ritmica percussiva al centro di tutto il suo discorso musicale, ma in un contesto totalmente free. Quindi, non si ritrovano tracce di elementi netti, come in Puentes e altri, quanto piuttosto una miscela di suoni e percussioni che fluiscono in un groovin' roboante e fluido allo stesso tempo.Free Image Hosting at www.ImageShack.us-http://www.mediafire.com/?7ik858abp93ie64
Molta gente in seguito ha seguito le orme di Sabu, che arrivano fino ad oggi; ve lo ripeto spesso, che la musica di oggi, è la musica di ieri e ieri l'altro; in tutti i campi e generi. Basta conoscere un poco di musica, teoria, lettura e scrittura, saper suonare uno strumento e arrangiare un poco la musica, per capire che un valzer, per fare un esempio o un tango, se li cambio di tempo, aggiungo ritmi e controtempi, elettrifico il tutto, risultano vestiti in modo differente ma sono sempre un tango e un valzer. Capito, non vi vate fregare troppo dalle categorie.

da continuare