21/06/10

Berkley, 2 Dic 1964. Free Speech Movement di Mario Savio.

 Il 2 Dicembre 1964, dopo essersi tolto le scarpe e salito sul tetto di un'auto della

 polizia, uno studente con capelli lievemente ricci, corti, coperto da un giaccone imbottito, al termine di continue richieste al preside del campus di concedere la libertà di poter parlare liberamente e pubblicare il giornalino senza censure, qualunque idea o proposta si volesse considerare, inizia a parlare alle centinaia di studenti che si stendono davanti alle auto della polizia.

«Il rettore ci ha detto che questa è una fabbrica, di cui lui è il capo. E allora, se lui è il capo, questo vuol dire che tutte le facoltà sono sue sottoposte, e che noi siamo solo la materia bruta, che non può avere parola sul prodotto finale. Che cosa saremo? Clienti dell’università, del governo, dell’industria, del sindacato organizzato. Ma noi siamo esseri umani».
«Se tutto è una macchina, c’è un tempo in cui il funzionamento della macchina
 diventa così odioso, ti fa sentire così male al cuore, che non possiamo più partecipare; non possiamo neanche partecipare passivamente, dobbiamo mettere i nostri corpi in mezzo alle ruote e agli ingranaggi, sulle leve, su tutto l’apparato, dobbiamo farlo finire. E dobbiamo dire chiaramente al popolo, a chi sta guidando tutta la macchina, a quelli che ne sono i padroni, che, a meno che non siamo liberi, impediremo a tutta questa macchina di funzionare».

[Perché mi sono chiesto, non ho preso allora per buone, le sagge e del tutto condivisibili frasi di Mario Savio? Perché infilarmi in discorsi da rivoluzionari squattrinati, da propagandisti di periferia, da sofferti insofferenti?
Me lo sono spiegato solo 15 anni dopo: quindici anni, capito? Questo è il tempo che mi ci è voluto per capire che è stato tutto un gioco di gente ricca, proveniente da quelle famiglie borghesi che contestavamo, ma che se per quelli come me aveva pur un senso, provenendo da ambienti operai, non l'aveva per tutti coloro che urlavano assieme a me, e la domenica se ne andavano al mare, in Mercedes, nell'appartamento di papà e mamma. Non era la lotta per e con gli operai che dovevo fare, ma la lotta per tutti, per  un mondo diverso e migliore. Era questo quello che realmente volevo, non trovarmi davanti a un muro di blindati, a urlare. Non l'ho capito, sono stato ingenuo e l'ho pagato. Infatti, di quegli anni, cosa mi è rimasto di buono, per me, e solo per me? Tutto quello che non riguarda quelle urla, quel livore e slogan gridati sensa senso: vale  a dire, il bacio di una ragazza, un disco di pop, e qualche pizza con gli amici e qualche viaggio. Tutta roba che non c'entra nulla con quell'altra. Che poi era gestita da quelli con la barba e capelli spettinati, con l'eschimo e il maglioncino a collo alto, che poi ho ritrovato più  tardi, solo anni dopo, nelle scuole, nei sindacati, nei consigli comunali, nei giornali, nelle Tv, e anche in Parlamento e nelle direzioni delle banche. Quelli che non mi hannno riconosciuto (me come tanti altri come me), un nome tra i tanti, una voce urlante nel coro, che oggi, si continua a dirigere da altre sedie e posizioni. Oggi, a parte la disillusione e il senso di amaro in bocca, per me, tutti quelli che sono oggi e da tempo, in posizioni di grande preminenza, con alti e lauti guadagni, non mi creano più rabbia. Tanto tempo è trascorso da allora e ormai, anche la rabbia si è dissolta, gli anni sono trascorsi anche per me, e ormai, se ne avrò tempo, potrò solo pensare a vivere nel presente, serbando i buoni ricordi di ieri, e quelli di oggi. Senza rancori, neanche per i miei di allora errori.]

Da qui sono partite tutte le altre vicende, fino ai riots di Los Angeles e Chicago e gli Human bee-in al Golden gate. Solo che Mario Savio e molti altri, se fossero stati in Italia o in Francia, avrebbero finito per inquadrarlo nelle fila di qualche partito o movimento marxista o paleo-comunista. E invece, il discorso di Savio, era ante litteram, non c'era alcun referente politico, né alcun comunismo: solo una sana e saggia ribellione a chi si sente trattato come una rotellina dentro un ingranaggio. Non Quaderni rossi da riempire come qui in Italia, sempre con il malefico intento di far passare i giovani in rivolta nei campus americani dei marxisti  o al contrario come ragazzetti viziati senza ideali (e ideologie, aggiungo). Si, proprio la libertà era al centro del Free speech, che poi arriverà marcianndo fino ai margini della Casa Bianca pochi mesi dopo. La libertà e nulla più; non socialismi, o comunismi o ideologie fallimentari e propagandate e strombazzate anche e soprattutto da quella  gente di un mondo dell'alta borghesia , che oggi assumono i volti di Linda Lanzillotta, Michele Santoro, Barbara Pollastrini, Gad Lerner (su Fuksas  QUI) e se continuassi, sareste sorpresi, apprendendo che  tanta gente di quel '68 italico e francese, oggi siede sulle poltrone dei membri del governo e del parlamento, oltre che occupare i migliori o comeposti nelle radio e giornali. Non una sorpresa per me e i miei amici: sapevamo che da un Lanfranco Pace, figlio di un medico e pure lui medico, non sarebbe uscito altro che una lotta di potere, per cavalcare la tigre del '68 e di LC, per  poi piazzarsi nella comoda vita del bravo giornalista, borghese dai piedi fino all'ultimo capello in testa. Come la sua gentile e potente moglie, quella Giovanna Botteri, giornalista di punta per  la corrispondenza da New York per  il TG3 e non solo.

In mezzo, la carne da macello, quelle come noi, che andavano in strada, animati solo dalla volontà di cambiare le nostre sorti di classe povera e sfruttata, presi tra quelli del Pci e Dc da una parte e dai nostri stessi ex presunti compagni di LC, dall'alto dei loro scranni nelle redazioni del giornalino e delle case editrici. Molti di quelli come me, hanno poi finito per  entrare nel sindacato, nel mondo della scuola  e si sono adagiati a quel mondo piccolo borghese che detestavano (almeno a parole); altri, si sono rimboccati le maniche per farsi spazio nella professione o nel lavoro, senza più entrare nel gioco politico. Infine una parte, piccola, si è semplicemente tirata fuori da tutto. Nel complesso, direi che quelli con cui condivido la mia esperienza, sono un numero sicuramente più alto dei Lerner, Pace, Mughini, Deaglio, Santoro, Lanzillotta, Pollastrini eccetera. E il fatto che se ne stiano (solo per libera scelta) fuori dai giochi, non dovrebbe essere molto rassicurante per i nomi citati.
Che possono però contare sulla condivisione e solidità reciproca, infatti si sostengono a vicenda, e su quella dei tanti sindacalisti e ex dipendenti della scuola, un tempo ex compagni di ventura, sempre pronnti a stringersi con i più forti, quelli che garantiscono porte  aperte e stipendi con poco impegno. Ma questa gente, non conta molto in società, lo sappiamo bene, non quanto i Lerner e Lanzillotta, ma nemmeno quanto quelli come noi, del tutto speculari ai Lerner e Santoro, che hanno scelto di non entrare da nessuna parte. Lo ripeto: non siamo stati esclusi, semplicemente non abbiamo voluto entrare e prender parte all'abbuffata. Un esempio: stamani, 23 Giugno 2010 ho letto i titoli di alcuni  giornali su internet: Grande plebiscito per il referendum Fiat a Pomigliano. Poi vado a vedere il risultato: 62% si, 48% no. Ecco il plebiscito. Ma i sindacalisti partono all'attacco: il dirigente della sede ha spedito un DVD a casa di ogni lavoratore per spiegargli le ragioni del referendum: ergo, i lavoratori sono stati influenzati. A me risulta che per  farli venire a votare, i sindacati hanno escogitato con l'azienda il trucchetto della sottoscrizione ad un corso di aggiornamento, nel timore che non partecipassero che in pochi. Ho parlato con un vecchio amico, ex LC come me.
  -Giacomo carissimo, dimmi tutto.
-Che ti devo dì; qua per colpa anche del sindacato, la gente in fabbrica non ha mai fatto un cazzo, è stata portata a fregarsene, tanto c'è la cassa integrazione bella piena, capito amico mio.
-Insomma, siamo ai posti da culattoni raccomandati, sindacalizzati come nella scuola?
-preciso,bello mio!
-Perchè solo il 62% favorevole?
-Amico mio, ma tu li conosci i napoletani? chilla  è gente tosta, che raggiona con la sua di testa, e sempre matta. Per me c'è gente che vuole lavorare, capito, lavorare sul serio, non strsene a casa ad aspettarsi la Cig.

Poi, Sandro Ruotolo e fratello, e tutta la macchina di Santoro, quando rientreranno dalle ferie, meritate, per quelle poche centinaia di migliaia di euro che prendono, ci faranno capire tutto (se poi c'è anche Travaglio, allora...). E ancora oggi, Santoro e company passano per i paladini del popolo, di quel popolino proletario imborghesito che è quello che ci ha mandati affànculo quando ci mettevamo fuori dalle fabbriche e dagli uffici per passare i nostri volantini del cazzo. E' una star televisiva capito? una specie di rock star. Eh, quando si dice Servire il Popolo... La finisco qui.  Altro post relato  qui    egemonia 
Michele Brambilla Il sessantotto, dieci anni di illusioni