18/09/10

13th Floor Elevators, Roky Erickson, e Riccardo Bertoncelli.

Non ho mai sentito parlare dei mitici Elevators nei termini deludenti, piatti, quasi sconcertanti con cui ne parla
Riccardo Bertoncelli, uno dei "Vate" della critica rock e pop (...ma poi, chi caz..o sono quelli che scrivono canzonette e quei critici? diceva FZ ). Sotto vi riporto uno stralcio della recensione, commento, non so come definirla, del Bertoncelli, in occasione della ristampa del loro primo album, come si chiamava allora.
...Non è tempo sprecato, c'è ancora qualcosa di buono. Questo Psychedelic Sounds, per esempio, suona ingenuo ma divertente nel suo tentativo di far deragliare i Byrds, grande modello imprescindibile, e spingerli verso l'ignoto rock. Rumori strani, allora, come quel ronzìo persistente che poi è un jug elettrificato, una grossa bottiglia di quelle usate nella musica skiffle che il gruppo finì per adottare come marchio di fabbrica; e testi non meno insoliti, canzoni «basate sulla ricerca della pura sanità mentale», come spiegavano un po' altezzosamente le note originali. «Recentemente è diventato possibile per l'uomo alterare chimicamente il suo stato mentale e di conseguenza il suo punto di vista. È quindi possibile ristrutturare il pensiero e modificare il linguaggio così da relazionarsi diversamente, e in maniera più limpida, con la vita e i suoi problemi». Il dottor Leary non avrebbe saputo dire meglio. C'è una canzone-chiave ed è la prima, You're Gonna Miss Me, uno dei classici del garage americano. Tutti gli altri pezzi, se vogliamo, sono variazioni a quel tema: più lenti, più agitati, misteriosi o giocosi, sempre con quell'ipnotica cadenza ritmica e la chitarra che al grande rumore preferisce il ricamo sottile, sostenendo il canto infervorato di Erickson e dell'altro leader, il suonatore di jug Tommy Hall. Non avevano grande fantasia, gli Elevators, ma un'idea di suono su cui amavano tornare e tornare, colonna sonora di quelle che per loro erano laiche preghiere di elevazione cum additivi. Forse la critica, dopo averli scoperti in ritardo, ha un po' esagerato con le lodi; ma un posticino nella storia rock se lo sono guadagnati e, se vi capita, non perdetevi anche l'album dopo questo, Easter Everywhere.(riccardo bertoncelli agosto 2002) 13th Floor Elevators - The Psychedelic Sounds Of (Sunspots, distribuzione Abraxas)

Ora, gli Elevators sono alla base della nascita della psichedelia, pur non essendo il titolo del loro disco, il primo ad uscire con la parola psychedelic, già inserita poche settimane prima in un disco dei The Deep: " The Psychedelic Moods of The Deep ", uscito nell'aprile 1966, disco totalmente creato ed elaborato in studio di registrazione da Rusty Evans, quindi una non garage band, e si sente, che non si è mai esibita live e mai più è esistita con quel nome. Infatti, subito dopo The Deep, escono altri due Lp che riportano nel titolo il nome Psichedelico: ''The Psychedelic Sound of'', dei 13th Floor Elevators, e ''Psychedelic Lollipop'' dei Blues Magoos, sempre del 1966.
 All'epoca sia per fenomeno culturale, sia perché ancora alcune droghe non erano proibite, sia perché la Cia ci studiava sopra, disponendo di un laboratorio a cielo aperto, la visione musicale acida, quei suoni aspri e secchi, alternati a feedback e riverberi che stavano riscuotendo li favore anche dell'industria (in quel tempo uscivano i primi pedali WaWa, i primi Fuzz e altra robetta, che sotto forma di scatola, permetteva di produrre suoni sintetizzati, e riverberarli con i pedali e manopole, il tutto sempre portatile), si situava in un connubio tra "On the road" ed Elvis Presley, tra Bo Diddley e Bob Dylan, (sul comodino anche janis teneva la bibia di allora, quel Sulla Strada, ispiratore di viaggi nella sconfinata prateria e provincia americana, nella più completa libertà e disimpegno), originando una miscela musicale unica, spontanea e irripetibile.

Austin, è ormai assodato essere la città e l'area da cui la psichedelia ha preso avvio, sia nella musica ma anche nelle feste, nei disegni, nelle locandine e tipografie che stampavano strani disegni, con immagini a colori forti, netti, in seguito ripresi a San Francisco e in tutto il mondo.
Ma proprio seguendo la vita di Janis Joplin, si capisce qual era l'humus che si respirava proprio all'inizio dei '60 ad Austin, il tipo di musica che si ascoltava nei cofe shop per studenti, quell'essere a poche decine di chilometri dai confini con la Louisiana, con il Delta, quell'incrocio incredibile di musica bianca, sporcata dalle tinte forti del blues, del cajun, come si poteva ascoltare nelle vicine cittadine di confine.
Ecco, da qui, partono le band psichedeliche, le garage band intrise di acido, birra e alcol, che per un paio di anni, sono state un fenomeno unico, dotate di suoni grezzi, quasi scoloriti, tinte forti, suoni di armonica, violino, chitarre che scandiscono riff in un loop senza fine.
Basta prendere un pezzo a caso degli Elevators e confrontarlo con uno qualsiasi dei Beatles o Beach Boys del '65, per capire di che razza di differenze si sta parlando. Da una parte ascoltiamo suoni ruvidi, riverberi grezzi e voci poco graziose, dall'altra si muovono 4 ragazzotti con la frangetta, vestiti allo stesso modo, che elaborano canzoncine geniali, ma in tutto e per tutto conformi agli schemi e gusti dei 90 secondi del pop del periodo. Più simili sono invece i coriacei Stones, che si ispirano da sempre, anche agli inizi, ai loro idoli, quegli eroi del blues e rock delle origini, mantenedo una spontaneità che continua a ripetersi fino ai nostri giorni, almeno in certi momenti e soprattutto dal vivo.
Il miglior modo per sentire una garage band  è quello di coglierli dal vivo, sentirne le sfumature, la rozzezza, le incertezze, ma anche la solidità delle improvvisazioni e la fuoriuscita dagli schemi dei 90 secondi del disco a 45 giri, (Alvin Lee ha sempre dichiarato che i TYA non avrebbero mai reso la loro musica in dischi di studio, perché tutto quello che facevano di buono era solo live, dove spesso improvvisavano, sconfinando nel jazz e nella fusion, che ancora non era stata inventata ma molto praticata dai gruppi inglesi, composti da musicisti abili e geniali).

La storia degli Elevators praticamente finisce dopo i primi due dischi ed è già un miracolo che siano stati registrati, e non si continua spostandosi in quella San Francisco, che a partire dal '62 era ormai una mèta degli Hippies originali, dei figli dei ricchi borghesi, in cerca di sottrarsi alla routine della vita da impiegato, e che avrà il suo culmine e termine, quando nel '65, per le strade di Haight, si terra una multicolorata e variegata processione, attestante il funerale degli hippies, che ormai avevano capito che tutto stava diventando merce, moda e imitazione (i cappellini di paglia erano venduti nelle boutique, le collanine e catenine di pietre erano ormai accessori chic eccetera).
E' in questo periodo, in questo clima di disintegrazione del movimento hippies originario, che prende piede la stagione pop rock psichedelica al Family Dog e agli altri ballroom, la vecchia pista di pattinaggio, che solo pochi mesi dopo, in un'immagine stereotipata e stonata, che S Francisco accoglierà il lunare concerto, l'ultimo, dei Beatles: quattro tipi vestiti tutti uguali, con biglietti da 20 dollari di allora, posti seduti al Candles Stick Park, dove la gente, in altri momenti si trovava a suonare con tamburelli, e canti, cui si univano spesso musicisti che in breve sarebbero divenuti famosi. In questo periodo, Janis Joplin, da Austin viene invitata a ritornare in fretta a S Francisco, perché tutti impazziscono per il suono grezzo del Texas, quel blues e folk spurio, che ad Austin ascoltavi quasi ovunque. Pochi noteranno quel loro strano primo disco, e se uno sa come vengono procurate ed inserite le note biografichhe e le dichiarazioni che si riscontrano nelle copertine degli album, si può immaginare che ci sia poco di autentico
Free Image Hosting at www.ImageShack.uslocandina dei '60 -Free Image Hosting at www.ImageShack.us- questa è la locandina della reunion del 1977, come si vede, ingresso libero (e anche birra gratis): pensate se c'erano i Beatles, avrebbero fatto pagare anche la polvere.
E mentre la Joplin sta per salire al firmamento, gli Elevators non si muovono, restano in quel Texas che musicalmente ha dato molto alla musica rock, ma che non è  stato ripagato quasi in niente.
Già nel '68, a parte le vicende successive, Tommy e Roky erano fuori dalla band. Nel 1969 Stacy Sutherland, è imprigionato per otto mesi, accusato di violazione di buona condotta; Tommy Hall, viene ritrovato dopo alcune settimane in stato di semi incoscienza in una caverna dove si era rifugiato perché inseguito da facinorosi "acid mafia cult". Erickson, per evitare il Vietnam aveva cavalcato la propria insanità mentale finisce confinato presso il Rusk Maximum Security Unity for Criminally Insane, dal quale uscirà anni dopo, completamente scombinato. Una generazione che inizia con "Addio alle armi" di Hemingway, vola con "On thr road", e atterra disastrosamente sulla scorta della chiamata alle armi per il Vietnam. 
Continueranno a vivacchiare con spettacoli nelle ballroom, presi dalle follie del loro leader, Roky Erickson, che solo durante gli anni '80 riuscirà a ritornare in vita musicalmente, senza alcuna continuità, né alcun lavoro di pregio. Se solo fossero stati più stabili, organizzati e previdenti, a San Francisco avrebbero trovato pane e formaggio, sicuramente sarebbero potuti divenire dei beniamini al Family, al pari dei Big Brother e Janis.
 Cosa lasciano? Beh, non poco, dal momento che tutto il Punk, e molta gente ancora oggi li richiama continuamente, anche se indirettamente. Niente trucchi, sovraincisioni, multitracking e altre robette alla Beatles, (ascoltare le prove del Rooftop, manco sapevano più suonare dal vivo), o festival pop alla Woodstock: solo suoni ruvidi, come escono dagli amplificatori e in locali di provincia. Se vi va...questo è il rock.