10/09/10

Dreamachine, stereotipo del condizionamento mentale moderno.

Il moderno condizionamento mentale (mind control o MC), si è di molto evoluto a far data dalla fine degli
anni '70 e a partire dalla metà degli '80 ha iniziato a far uso di tecnologie e tecniche, strumenti e metodi di gran lunga impensabili, solo 15 anni prima (per quanto previsti e auspicati da alcune elites e dai centri militari segreti più avanzati).

Dal momento che non ho spazio in questo articolo per parlarvi delle tecniche più recenti (le scie chimiche o Centrells, sono una delle ultime trovate, che possono si essere impiegate per controllare il tempo metereologico ma anche per diffondere sostanze gassose e particelle che influenzano il nostro cervello e di questo, ormai al forum americano abbiamo avuto ampia e documentata prova e attestazione, probabilmente da persone vicine ai gangli militari che le pongono in essere).

Per restare in un campo più accessibile a tutti e per introdurrre la materia, vi inizio con l' esempio della famosa Dreamachine, un precursore delle luci stroboscopiche, che poi sono divenute parte integrante degli spettacoli live in molti campi, dal cinema al teatro ma sopratutto negli spettacoli rock e discoteche.

The dreamachine (or dream machine) is a stroboscopic flicker device that produces visual stimuli. Artist Brion Gysin and William S. Burroughs's "systems adviser" Ian Sommerville created the dreamachine after reading William Grey Walter's book, The Living Brain.[1][2]
In the dreamachine's original form, a dreamachine is made from a cylinder with slits cut in the sides. The cylinder is placed on a record turntable and rotated at 78 or 45 revolutions per minute. A light bulb is suspended in the center of the cylinder and the rotation speed allows the light to come out from the holes at a constant frequency of between 8 and 13 pulses per second. This frequency range corresponds to alpha waves, electrical oscillations normally present in the human brain while relaxing.[2]
The Dreamachine is the subject of the National Film Board of Canada 2008 feature documentary film FLicKeR by Nik Sheehan.[3]

A dreamachine is "viewed" with the eyes closed: the pulsating light stimulates the optical nerve and alters the brain's electrical oscillations. The "viewer" experiences increasingly bright, complex patterns of color behind their closed eyelids. The patterns become shapes and symbols, swirling around, until the "viewer" feels surrounded by colors. It is claimed that viewing a dreamachine allows one to enter a hypnagogic state.[4] This experience may sometimes be quite intense, but to escape from it, one needs only to open one's eyes.[1]

A dreamachine may be dangerous for people with photosensitive epilepsy or other nervous disorders. It is thought that one out of 10,000 adults will experience a seizure while viewing the device; about twice as many children will have a similar ill effect.[5]

Naturalmente oggi esistono apparecchi ben più sofisticati, e della materia, mi occupo da diversi anni, come interesse professionale, con numerosi casi ben documentati. Insomma, non più i banali messaggi subliminali della Coca Cola, un fotogramma ogni 16, ma tecniche di influenzamento del cervello assai complesse, che usano stimoli complessi: luci, musica, ritmo e frequenza cardiaca, ritmi circadiani e altro ancora. In particolare, oggi si usano ripetitività e una piattaforma di stimoli associati, per determinare non solo una influenza diretta, ma più spesso un orientamento condizionato, che permette al cervello di adattarsi a quegli stimoli, assuefacendosi, che poi è lo scopo finale del processo. L'assuefazione, comporta una riduzione dello stress ma anche una riduzione dei "gradi di libertà" del soggetto assuefatto.
 Nessuno se ne accorge, ma poi il risultato è sempre lo stesso: correre ad acquistare un prodotto, oppure, più spesso, assimilarsi ad uno stato di fatto o a uno stile di vita e darlo per scontato.
E sappiamo che la madre degli imbecilli è sempre incintola, quindi, Eyes wide shot (è stato l'ultimo messaggio di Kubric, e qualcosa vorrà pur dire, dato che era un genio assoluto della comunicazione: e anche un grande rompi, e ne sa qualcosa Giorgio Moroder, per la scelta delle musiche del film).
http://www.davidicke.com/forum/showthread.php?t=3097&page=3